La situazione a est rimane a dir poco tesa, in particolare ai confini sudorientali della Russia, con gli Stati Uniti che spingono apertamente l’Ucraina allo scontro in Donbass, cercando così di provocare una reazione di Mosca, mentre entrano essi stessi direttamente in gioco nel mar Nero, dove ancora continuano le manovre navali insieme agli alleati USA nella regione.
Fa da sponda al gioco atlantista l’ormai uscente Angela Merkel, che parla di nuove sanzioni contro Mosca, per i pretesi “preparativi di attacco” russo contro l’Ucraina.
In questo quadro, le truppe di Kiev sono tornate ieri a impiegare droni d’attacco (presumibilmente, uno dei “Bayraktar TB2”, acquistati dalla Turchia) per colpire il centro di Jasinovataja, una ventina di km a nordest di Donetsk, mentre la sera precedente era stata bersagliata con armi di terra una scuola nel villaggio di Krasnyj Partizan, nei pressi della stessa Jasinovataja.
Non si sarebbero registrate vittime, come anche nel caso dei tiri di mortaio da 120 mm, lunedì scorso, sul villaggio di Leninskoe, nel sud della DNR.
Il sito web Vzgljad.ru ricorda come Vladimir Putin, in un colloquio telefonico con Mario Draghi, avesse stigmatizzato il rifiuto di Kiev di adempiere agli impegni previsti dagli accordi di Minsk del 2015.
Nei giorni scorsi, il rappresentante russo al Gruppo di contatto, Boris Gryzlov, ha dichiarato che Kiev rifiuta qualsiasi passo per concordare con L-DNR una “road map” per un accordo politico; inoltre, l’Ucraina continua a ignorare le osservazioni di L-DNR a proposito del fatto che Kiev non intende condurre il dialogo sullo status speciale del Donbass, previsto dagli accordi di Minsk.
Indicative della situazione, in ogni caso, le voci diffuse dal leader del Partito Radicale ucraino, Oleg Ljaškò, secondo cui Vladimir Zelenskij si appresterebbe a introdurre in Ucraina la legge marziale dal 1 dicembre. Ciò costituirebbe una ulteriore testimonianza del bassissimo livello cui è precipitato il grado di consenso e di legittimazione del Presidente, eletto poco più di due anni fa.
L’introduzione della legge marziale, ha detto Ljaškò, risponde a «uno scopo, quello del controllo sui media, dal momento che significa la limitazione assoluta di tutti i diritti civili, compresi diritto di parola, riunione e manifestazioni pubbliche».
Difficile sfuggire alla sensazione che ciò sia anche direttamente collegato al ripetuto battere sulla grancassa, soprattutto nelle ultime settimane, della “delenda Cartago” di una presunta “aggressione russa” all’Ucraina.
Dunque, sarà certo per prevenire cotanta “aggressione” che, come comunica il Comando della VI Flotta, giovedì ha fatto rotta per il mar Nero il cacciatorpediniere lanciamissili USA “Arleigh Burke”, capo-classe dei vascelli di simili caratteristiche.
È probabile che il DDG 51 “Arleigh Burke” vada a sostituire l’equivalente DDG 78 “Porter”, dal momento che, in base alla Convenzione di Montreux, navi militari di paesi non rivieraschi del mar Nero non possono superare una stazza complessiva di 30.000 tonnellate (in teoria, i tre vascelli USA già presenti – la nave comando “Mount Whitney”, il “Porter” e la nave cisterna “John Lenthall” – superano tale tonnellaggio) e possono incrociare nel bacino solo per un limitato numero di giorni, mentre le manovre navali “Passex” vanno ormai avanti da almeno un paio di settimane.
Corollario di tutto: la minaccia di nuove sanzioni, lanciata dall’uscente Angela Merkel all’indirizzo di Mosca, per l’eventuale escalation attorno all’Ucraina.
L’ormai “facente funzioni” di cancelliera tedesca, in una conferenza stampa congiunta col primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, ha dichiarato che la UE deve mostrarsi unita sulla questione dei rapporti con la Bielorussia che, ha detto, fornisce sostegno ai rifugiati che assaltano il confine polacco, e anche verso la Russia, che ha schierato le proprie unità militari sul confine ucraino.
«Qualunque aggressione che minacci la sovranità dell’Ucraina costerà cara», ha detto Angela. “Dispotica, pesante e (ormai) incolore”, diceva Paul Verlaine parlando dell’estate.
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