Teheran ha respinto il testo della bozza finale per l’accordo sul nucleare iraniano presentata dall’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea, Josep Borrell.
La bozza era stata presentata la scorsa settimana come l’ultima offerta, non negoziabile, da parte dei Paesi occidentali a Teheran. L’Iran ha invece rimesso in discussione un negoziato che solo secondo gli analisti occidentali appariva ormai concluso, ma Teheran ha anche lanciato dei segnali di apertura su una serie di proposte ritenute fino allo scorso luglio delle linee invalicabili dalla leadership iraniana.
L’Iran ha confermato di aver inviato una “risposta scritta” a quella che è stata definita come una tabella di marcia finale per rilanciare l’accordo sul nucleare.
L’agenzia Nova in un ampio servizio riporta un articolo dell’agenzia iraniana Irna intitolato “L’Iran risponde alla proposta dell’Ue sull’accordo nucleare”, Irna non ha fornito dettagli sulla sostanza della risposta iraniana, ma ha suggerito che Teheran non avrebbe comunque accettato il testo presentato dall’Ue, nonostante gli avvertimenti che non ci sarebbero più stati negoziati.
“Le differenze riguardano tre questioni, su cui gli Stati Uniti hanno espresso la loro flessibilità verbale in due casi, ma che dovrebbero essere incluse nel testo”, ha affermato Irna. “La terza questione è relativa alla garanzia della continuazione dell’accordo, che dipende dal realismo degli Stati Uniti”, ha precisato l’articolo, richiamando quanto affermato ieri dal ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, secondo cui un accordo sul rilancio del Piano globale d’azione congiunto (Jcpoa) è possibile nei prossimi giorni se gli Stati Uniti mostreranno flessibilità nel fornire garanzie sulle richieste dell’Iran.
Come suggerito dalle posizioni della squadra negoziale iraniana, le principali differenze tra le parti vertono su tre questioni rimanenti che riguardano principalmente la fornitura di garanzie da parte degli Stati Uniti e dei partner occidentali sul funzionamento dell’accordo nel lungo periodo.
Secondo quanto appreso da Agenzia Nova, la cancellazione dei Guardiani della rivoluzione iraniana (i cosiddetti pasdaran) dalla lista delle organizzazioni terroristiche del dipartimento di Stato Usa sarebbe un tema ormai superato e che non rientra tra le richieste di Teheran.
Nel suo articolo, Irna ha sottolineato che gli Stati Uniti avrebbero promesso verbalmente di mostrare flessibilità su due delle richieste dell’Iran, senza specificarle, precisando che Teheran vuole che le promesse di Washington siano incluse all’interno del testo scritto dell’accordo. Infine, la terza questione riguarda in particolare la fornitura di garanzie per un impegno di lungo periodo da parte di Stati Uniti nell’attuazione dell’accordo sul nucleare.
In un’intervista rilasciata alla rete televisiva qatarina al-Jazeera, l’analista iraniano Mohammad Marandi ha affermato che, tenendo conto dell’alta probabilità di un’altra uscita unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo nucleare, è necessario far pagare a questo Paese i costi certi degli altri per tale uscita.
Marandi ha aggiunto che tali costi non riguardano solo le strutture nucleari iraniane, ma anche gli aspetti economici, politici e legali. Ed ha fatto l’esempio delle aziende straniere che lavorano con l’Iran, le quali dovrebbero essere sostenute se gli Stati Uniti uscissero di nuovo e unilateralmente dal JCPOA.
L’Iran ha fatto alcune aperture, in particolare su un punto che fino a qualche mese fa era la questione dirimente che bloccava l’accordo, ovvero la chiusura preventiva dell’inchiesta dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), richiesta che non sarebbe stata reiterata nella risposta all’Unione europea.
L’indagine sulle salvaguardie condotta dall’Aiea è in corso da tre anni ed è incentrata sulla contabilizzazione dei materiali e delle attività nucleari dell’Iran e sulla garanzia che rimangano a fini pacifici. L’indagine è separata dall’accordo sul nucleare.
A differenza del Piano globale d’azione congiunto, che è un accordo politico, Teheran è vincolata dal diritto internazionale, in quanto Stato non dotato di armi nucleari parte del Trattato di non proliferazione nucleare, ad attuare un accordo di salvaguardia con l’Aiea.
Teheran avrebbe quindi accettato la proposta Ue che, andando incontro alle richieste iraniane, affronta la fine dell’indagine Aiea senza però impegnare gli altri partner dell’accordo sul nucleare a sostenere una conclusione anticipata del dossier.
Secondo quanto riferito dal network statunitense CNN, nella sua risposta alla proposta presentata dall’Unione europea a Vienna, l’Iran avrebbe richiesto in particolare la garanzia di ottenere un risarcimento in caso di ritiro degli Stati Uniti da un futuro accordo nucleare.
Secondo le fonti citate dalla CNN, l’Iran ha delle riserve sulla possibilità che un futuro presidente degli Stati Uniti possa ritirarsi dall’accordo, imponendo nuove sanzioni contro il Paese, in quella che sarebbe una ripetizione della decisione del maggio 2018 presa dall’ex presidente Donald Trump.
L’Unione europea starebbe esaminando la risposta scritta fornita dall’Iran, mentre gli Stati Uniti, come affermato nei giorni scorsi dal portavoce del dipartimento di Stato Usa, Ned Price, forniranno il loro responso a voce con i rappresentanti Ue.
L’Unione europea ha partecipato ai colloqui del 3 agosto scorso a Vienna rappresentando sia le posizioni di Francia, Regno Unito e Germania (i Paesi europei firmatari dell’accordo) e facendo da mediatore tra Stati Uniti e Iran.
L’Ue è stata l’intermediario nei colloqui indiretti tra Iran e Stati Uniti poiché Teheran rifiuta colloqui diretti con Washington da quando il presidente Donald Trump ha ritirato unilateralmente gli Stati Uniti dall’accordo nel maggio 2018.
Da Washington, il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price ha affermato che gli Stati Uniti condivideranno la propria risposta con l’Unione europea. “Siamo d’accordo, tuttavia, con il punto fondamentale (dell’Ue), e cioè che ciò che poteva essere negoziato è stato negoziato”, ha affermato Price in un incontro con i giornalisti avvenuto ieri.
Price ha sottolineato che l’Iran aveva avanzato “richieste inaccettabili” in passato andando oltre il testo dell’accordo nucleare del 2015. “Se l’Iran vuole che queste sanzioni vengano revocate, dovrà modificare la sua condotta”, ha affermato Price. “In primo luogo, dovranno cambiare le attività pericolose che hanno dato origine a queste sanzioni”, ha aggiunto.
Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Aiea, l’Iran ha una scorta di circa 3.800 chilogrammi di uranio arricchito. In base all’accordo, Teheran potrebbe arricchire l’uranio al 3,67 per cento di purezza, pur mantenendo una scorta di uranio di 300 chilogrammi sotto il costante controllo delle telecamere di sorveglianza e degli ispettori internazionali.
L’Iran ora arricchisce l’uranio fino al 60 per cento di purezza, un livello che non ha mai raggiunto prima e che rappresenta un breve passo tecnico dal raggiungimento del 90 % necessario per costruire un’arma atomica, un passaggio che porrebbe fine al monopolio dell’arma nucleare in Medio Oriente finora esercitato da parte di Israele.
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