di Guido Salerno Aletta
Non suscita grande attenzione l'Africa, l'ultimo continente ad essere stato conquistato dagli Europei, se si eccettuano le sue coste che furono usate per secoli, come basi dei traffici commerciali per la circumnavigazione verso l'India, fino all'apertura del Canale di Suez.
Le infinite ricchezze minerarie dell'Africa sono passate dallo sfruttamento coloniale a quello delle multinazionali occidentali, sulla base dell'orrido scambio "Aid for Trade": gli aiuti occidentali allo sviluppo sono concessi in cambio della apertura commerciale, laddove all'esportazione di materie prime da parte africana corrisponde l'importazione di manufatti e servizi. Uno scambio ineguale perché i prezzi, che vengono determinati sulla base del valore aggiunto nella trasformazione produttiva, penalizzano le prime rispetto ai secondi.
Se la mancata industrializzazione rappresenta per l'Africa un pesante giogo economico, i conflitti etnici e tribali sono stati ampiamente strumentalizzati dall'Occidente vendendo armi alle varie fazioni: dilaniandosi per decenni tra di loro, gli Africani hanno reso più semplice il duplice sfruttamento che subiscono da parte delle loro élite corrotte e del commercio internazionale.
L'irrefrenabile dilagare del jihadismo è stato il frutto dell'abbandono delle aree meno interessanti per l'Occidente dal punto di vista economico e del modello comunitario, assistenziale su base religiosa, che viene proposto come unica alternativa possibile alla disgregazione sociale. Il contrasto sul piano militare da parte degli Occidentali, guidati sovente dalla Francia ex Potenza coloniale nell'area centro-africana e nella fascia sub-sahariana, non ha avuto nessun successo: è incolmabile la distanza linguistica e culturale che separa i militari inviati per combattere gli estremisti jihadisti dalla popolazione locale. Le missioni contro il terrorismo sono percepite, sempre di più, come truppe di occupazione.
Le strategie della Cina e della Russia sono state ben diverse. La prima ha puntato sulla collaborazione politica ed economica, finanziando la creazione di infrastrutture civili in cambio dell'ottenimento di consistenti concessioni minerarie, in vista di localizzare in Africa le sue industrie di sostituzione. Si sostiene, non a torto, che il debito contratto dai governi africani verso la Cina sia una potente leva di condizionamento politico da parte di quest'ultima. La Russia ha privilegiato invece la cooperazione sul piano tecnico e soprattutto militare.
Vero è che alcuni Paesi, ad esempio la Nigeria, sono riusciti a mettere a frutto le proprie risorse petrolifere con i partner occidentali. Ma quest'ultima si è sviluppata in modo incontrollabile sia dal punto di vista demografico che delle conurbazioni metropolitane.
L'Algeria, invece, ha sviluppato intense relazioni sia con la Cina sia con la Russia, fortemente irritata dall'atteggiamento americano e spagnolo favorevole al Marocco nella disputa sulla sovranità contesa sui territori del Sahara Occidentale.
Sulla Libia, è inutile farsi illusioni: dopo il collasso del regime del Colonnello Gheddafi, Russia e Turchia sono riuscite a spartirsi il controllo militare di ampie aree del Paese, mentre agli Occidentali è rimasto solo il potere politico formale su Tripoli. Sono saltate le elezioni che dovevano tenersi nello scorso mese di dicembre: il pericolo che il figlio di Gheddafi, Sahid, potesse candidarsi ed essere eletto ha messo in allarme la comunità politica occidentale.
L'Egitto traccheggia: dopo la violenta defenestrazione di Mubarak e la brevissima quanto controversa Presidenza di Morsi, è stata quella di Al-Sisi a riportare l'ordine nel Paese che era stato sconvolto dai conflitti dopo la vittoria elettorale riportata dai Fratelli Musulmani. La Cina ha finanziato il raddoppio del Canale di Suez, riducendo drasticamente i tempi di percorrenza ed aumentando la stazza ammissibile delle sue navi portacontainer: se per il governo egiziano sono cresciuti di conseguenza i proventi dal traffico, i veri contribuenti sono gli esportatori cinesi. Il Cairo ringrazia, dunque, assai sentitamente.
Del Sudan musulmano si sa poco, come della sorte delle ex colonie italiane, Etiopia e Somalia.
I Paesi Occidentali sono sempre più spiazzati: assenti e soprattutto senza strategie. Le tante recenti missioni diplomatiche alla ricerca di petrolio e di gas, in alternativa alle forniture dalla Russia, seguono convenienze occasionali, solo mercantili.
A mani vuote: l'Occidente, senza nessuna strategia, ora mendica il gas.
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