Potrebbe non esserci un nesso dichiarato, ma le manovre militari della Cina intorno a Taiwan e la brusca caduta delle relazioni tra Pechino e Washington, avrebbero spinto l’amministrazione Biden a prendere in esame l’idea di eliminare alcuni dazi nei confronti di Pechino o potenzialmente imporne altri. A luglio sono scaduti i dazi imposti dall’amministrazione Trump alla Cina e la Casa Bianca adesso deve decidere se revocarli o rinnovarli.
Si tratta comunque di una decisione piuttosto complessa. Lo staff del presidente Usa Joe Biden sta studiando da mesi come alleviare le ripercussioni sull’economia statunitense dei dazi imposti alle importazioni cinesi durante il mandato di Trump, soprattutto nel tentativo di ridurre l’inflazione che sta colpendo gli Usa nonostante gli ultimi dati indichino un rallentamento della crescita dei prezzi.
Biden, secondo fonti della Reuters, ha preso in considerazione una combinazione tra l’eliminazione di alcuni dazi, l’avvio di una nuova Sezione 301 nella quale inserire tariffe aggiuntive e l’ampliamento di un elenco di esclusioni tariffarie per aiutare le società statunitensi che possono ottenere determinate forniture solo dalla Cina. Al momento tutte le opzioni rimangono sul tavolo, ha affermato la Casa Bianca.
Quale sia il nesso con la durissima reazione di Pechino alla visita della presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi la scorsa settimana a Taiwan da un lato è piuttosto evidente, dall’altro l'interconnessione tra le due economie ha innescato un ricalcolo da parte dei funzionari dell’amministrazione statunitense, ansiosi di non fare scelte che potrebbe essere valutate dalla Cina come un’escalation ma allo stesso tempo evitare di essere ritenuti come quelli che si ritirano di fronte alla reazione cinese.
“Il presidente non aveva preso una decisione prima degli eventi nello Stretto di Taiwan e non ha ancora preso una decisione. Per ora tutte le opzioni rimangono sul tavolo”, ha affermato il portavoce della Casa Bianca Saloni Sharma. “L’unica persona che prenderà la decisione è il presidente e lo farà in base a ciò che è nel nostro interesse”.
Alla domanda sul perché una decisione necessitasse di così tanto tempo, la segretaria al Commercio Gina Raimondo ha fatto riferimento alla complicata situazione geopolitica. “Dopo la visita della presidente Pelosi a Taiwan, è particolarmente complicato. Quindi il presidente sta valutando le sue opzioni. È molto cauto. Vuole assicurarsi che non facciamo nulla che danneggerebbe i lavoratori americani”, ha detto in un’intervista a Bloomberg TV ripresa da Milano Finanza.
Il giornale economico italiano rammenta come l’amministrazione Trump avesse approvato l’esclusione dai dazi per oltre 2.200 categorie di importazione, inclusi molti componenti industriali e prodotti chimici critici, ma quelle misure sono scadute quando Biden è entrato in carica nel gennaio 2021.
La rappresentante commerciale degli Stati Uniti Katherine Tai ne ha ripristinate solo 352 su 2.200. Ma molti gruppi industriali statunitensi e 140 congressisti l’hanno esortata ad aumentare notevolmente i prodotti cinesi da esentare dai dazi.
Le industrie statunitensi, in settori come elettronica di consumo, industria e aerospaziale da tempo chiedono con forza a Biden di eliminare i dazi fino al 25%, mentre fanno i conti con l’aumento dei costi e con le forniture limitate. Inoltre, come scrivevamo ieri, la minaccia che anche le forniture da Taiwan possano subire contraddizioni a causa della tensione con la Cina, sta seminando il panico sia nelle industrie negli Usa sia in quelle che in questi decenni hanno delocalizzato le loro produzioni a Taiwan e in Cina.
Secondo Milano Finanza, alcuni alti funzionari dell’amministrazione, tra cui il segretario al Tesoro Janet Yellen, avevano affermato che i dazi erano stati imposti su beni di consumo “non strategici” che avevano aumentato inutilmente i costi per consumatori e imprese e la loro rimozione potrebbe aiutare ad alleviare l’inflazione dilagante.
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