Al confine tra Polonia e Bielorussia continua la crisi dei migranti, con centinaia di persone accampate in condizioni difficili mentre cercano di entrare nell’Unione Europea.
Ma mentre il tempo sta diventando più freddo, i toni da entrambe le parti si stanno surriscaldando con un linguaggio sempre più bellicista e che assume sempre più il vocabolario delle guerre ibride (alle quali rinviamo i molti articoli pubblicati sul nostro giornale, ndr) recentemente inaugurato in ambito Nato ma anche a Bruxelles.
La crisi attuale è scoppiata dopo che una colonna di migranti provenienti dal Medio Oriente e dal Nord Africa, sperando di ottenere l’asilo da Varsavia, è arrivata al confine tra Bielorussia e Polonia lunedì scorso.
Secondo le stime polacche, quasi 4.000 persone rimangono al confine, con il gruppo più grande ammassato vicino al passaggio di frontiera Kuznica-Bruzhi. Si ritiene che altri 10.000 migranti siano altrove in Bielorussia, diretti verso il confine per cercare di entrare nella UE.
La Polonia ha dispiegato ulteriori forze di polizia e truppe e strumenti di controllo elettronico, mentre i migranti hanno cercato di superare il confine, tagliando il filo spinato e abbattendo gli alberi sulla recinzione.
Ma, secondo un osservatore come Matteo Villa, dell’Ispi (Istituto Studi Politica Internazionale), il problema al confine tra Bielorussia e Polonia è “ingigantito” per motivi politici in quanto in realtà sono centinaia, secondo le stime più alte al massimo 2.500, i migranti che premono per entrare nell’Ue.
“Numeri facilmente gestibili” – afferma Villa in un’intervista all’Adnkronos – “le autorità polacche a ottobre hanno detto che ci sono stati tra i 15mila e i 30mila tentativi di attraversare la frontiera, ma hanno contato le stesse persone che più volte hanno provato a superare il confine”.
Secondo l’esperto dell’Ispi, il caso sta permettendo alla Polonia, il Paese che più nei mesi scorsi si è scontrato con Bruxelles, di “giocarsi una carta” con l’Unione Europea, comportandosi come la Turchia di Erdogan qualche anno fa, ovvero puntando sul fatto che sta difendendo i confini da un’ondata di migranti e chiedendo soldi per questo.
Il potenziamento militare alle frontiere della Polonia è stato criticato dalle autorità bielorusse, con il presidente Lukashenko che ha condannato le azioni di Varsavia. Ha respinto le accuse di aver in qualche modo “attaccato” la Polonia, insistendo sul fatto che non è un “pazzo” a cercare un conflitto nel mezzo dell’Europa in quanto potrebbe facilmente andare fuori controllo su qualsiasi “passo falso“.
L’Unione Europea, a sua volta, ha ribadito le sue accuse verso la leadership bielorussa di “armare” la migrazione, con un portavoce della Commissione UE che ha dichiarato quello di Lukashenko come un comportamento da “gangster” e che tiene i migranti in ostaggio.
“Questo fa parte dell’approccio inumano e veramente da gangster del regime di Lukashenko, che mente alla gente, abusa delle persone... e le porta in Bielorussia con la falsa promessa di avere un facile ingresso nell’UE”, ha detto il portavoce europeo.
In precedenza, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva esortato i membri della UE a introdurre nuove “sanzioni estese” contro la Bielorussia per la crisi in corso.
Gli alti funzionari polacchi sono andati anche oltre, con il premier polacco Mateusz Morawiecki che ha affermato che i migranti ammassati al confine non erano legittimi richiedenti asilo, ma “scudi umani” portati deliberatamente da Minsk per “destabilizzare” i suoi vicini e l’intera UE.
Inoltre, secondo i dirigenti polacchi il continuo “attacco ibrido” (e qui entra in campo il nuovo linguaggio di guerra della Nato sulle “guerre ibride”, ndr) sarebbe in realtà messo in scena dal presidente russo Vladimir Putin, con Lukashenko come fornitore della presunta politica “neo-imperiale” della Russia.
“L’ultimo attacco di Lukashenko, che è diventato un esecutore, ma con Putin come regista a Mosca, mostra la determinazione nello scenario della ricostruzione dell’impero russo“, ha affermato il premier polacco.
La Polonia è arrivata addirittura ad invocare l’art .5 della Nato ritenendosi “sotto aggressione” da parte dei migranti che premono sul confine.
Parlando alla stampa, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha definito la situazione alla frontiera “estremamente tesa“, accusando i paesi dell’UE per aver trattato i rifugiati che passano dalla Bielorussia alla Polonia in modo diverso dai precedenti migranti.
“C’è una catastrofe umanitaria incombente ma si vede della riluttanza dei colleghi europei a mostrare l’impegno per i loro valori europei“. Secondo Peskov, le nazioni dell’UE hanno predicato i loro valori agli altri paesi, “parlando dei più alti ideali dell’umanesimo, ma questa volta, non sembra esserci questo desiderio“.
Qui di seguito possiamo vedere alcune foto di gruppi di migranti che premono ai confini di vari paesi europei. Francamente è difficile affermare che la situazione al confine con la Bielorussia sia diversa da quella già vista ai confini di Turchia, Grecia, Bulgaria, Ungheria, Bosnia o, peggio ancora, dei lager libici dove vengono imprigionati i migranti respinti o quelli in attesa di essere venduti a qualche trafficante di esseri umani e imbarcati sui barconi nel Mediterraneo.
La situazione dei migranti alle frontiere tra la Bielorussia e i suoi vicini europei si è indubbiamente deteriorata negli ultimi mesi, dopo che Minsk aveva annunciato di voler smettere di respingere le persone che cercavano di raggiungere l’UE come ritorsione alle sanzioni imposte dal blocco (cosa che per esempio Erdogan ha minacciato spesso, ndr).
Bruxelles, tuttavia, ha sostenuto che la Bielorussia ha deliberatamente stimolato il flusso di migranti artificialmente, un’accusa che Minsk ha costantemente negato. Da agosto, diverse persone che hanno tentato di attraversare il confine sono morte su entrambi i lati, secondo i funzionari polacchi.
Raggiungere l’Europa non è mai stato facile per coloro che fuggono dal Medio Oriente devastato dalla guerra, tra il rischio costante di annegare nel tentativo di attraversare il Mediterraneo o uccisi e congelati tra i boschi dei Balcani. Ma la situazione di stallo nell’Europa orientale sembra aver aperto a nord una nuova rotta più sicura per i migranti.
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