Premessa
Penso che concorderete con me che “guerra” ed “heavy
metal” sono spesso andati a braccetto fin da quando il nostro genere
preferito non era ancora pienamente identificato come tale.
Senza
addentrarci in complicati discorsi sociologici/musicali (che lascio
volentieri a chi esercita questo mestiere di professione), valga per
tutti il calzante paragone fra la potenza sprigionata da una band hard
rock o heavy metal a tutto volume con il clangore delle armi in un corpo
a corpo o il martellamento del fuoco di sbarramento degli obici.
Ovviamente
senza dimenticare i numerosi spunti che la guerra ha fornito, sia nella
sua accezione più epica (valga come esempio la suite di “Achilles agony
and ecstasy” dei Manowar), sia nel suo completo rifiuto (es.: “War
pigs” dei Black Sabbath) alle liriche di innumerevoli gruppi il cui
elenco occuperebbe lo spazio di una guida telefonica.
Nelle
intenzioni del sottoscritto questo dovrebbe essere il primo articolo di
una breve serie in cui verranno trattati quegli album della storia
recente del metal estremo che hanno trovato ispirazione dai libri di
storia piuttosto che dagli eventi quotidiani o dai fatti di vita
vissuta.
Sperando di farvi cosa gradita…buona lettura.
“Mi piace l’odore del napalm al mattino”
Nel
2001 i tedeschi Sodom danno alle stampe il loro nono full-lenght
“M-16”, un concept album di quasi cinquanta minuti ispirato dalle
vicende avvenute durante la Guerra del Vietnam (1960-1975), conflitto
bellico che ha diviso l’opinione pubblica americana a cavallo fra gli
anni 60 e gli anni 70 come mai era successo negli interventi militari
precedenti. Letteratura e cinema hanno trattato l’argomento molto meglio
di quanto possa fare io in poche righe, ed è a loro che vi rimando per
gli approfondimenti necessari per sapere di più su un pezzo della storia
contemporanea spesso frettolosamente trattato sui libri di testo
presenti nella scuola italiana.
“M-16” inizia in maniera
dirompente come è lecito aspettarsi dai thrasher tedeschi, a quali si
potrà forse rimproverare una certa ripetitività ma sulla cui attitudine
si può sempre contare quando si vuole mettere musica veloce e pesante.
“Among the weridcong” ci parla della paura dei soldati americani di trovarsi nel mezzo delle imboscate nemiche, che“come morti che escono dalla loro tombe”
seminano il terrore fra le truppe statunitensi, e che l’unico modo per
eliminarli è fare affidamento sulla potenza delle mitragliatrici così
da “ucciderli metodicamente, sparpagliandone le cervella”.
Si
continua con la furiosa “I am the war”, in cui il buon Tom Angelripper
ci racconta di come lo stress dei continui conflitti a fuoco possa
portare all’alienazione dei militi. “Io sono la guerra/mai disarmato/io sono la guerra dentro al mio cuore”
dice il soldato americano della canzone, il quale poi continua
esprimendo odio e disprezzo per il nemico. Parole forti che dicono “Sento l’odore della falsità/napalm per la tua nudità/pratico gli insegnamenti del mio dio/la deidratazione del tuo sangue” e che ci insegnano che la pietà è un sentimento che in guerra non può esistere.
La voce di Marlon Brando in Apocalypse Now ci accompagna alla terza traccia del cd.
“Napalm
in the morning” è forse la citazione più celebre del film di Coppola e
non poteva mancare in un album dedicato alla Guerra del Vietnam.
Brano cadenzato che ci racconta di come “il fuoco come pioggia cade dal cielo infinito/puoi sentire il ruggito del tuono definitivo/napalm al mattino”.
Gli effetti delle bombe incendiarie si fanno sentire: “il
fisico stravolto dall’odore della benzina/vedi i volti vuoti che
bruciano” e fanno sentire gli americani come dèi purificatori
“schiacciali a terra senza pietà/l’inferno è arrivato per voi”.
La
quarta canzone del cd è decisamente un up-tempo veloce, “Minejumper” ci
racconta del pericolo, ancora oggi presente, delle mine nascoste nella
vegetazione tropicale del Vietnam: “non posso trovare rifugio/il tuo
regno può ora iniziare/ignorando il tuo trionfo/evoca i morti/il
tormento degli incubi/rivela la mia paura più buia”.
Tutto finito? Assolutamente no. Il titolo di “Genocide” ci dice esplicitamente quello che avviene durante gli anni di guerra”questa
è la parte oscura dell’umanità che libera la follia traditrice/non puoi
ignorare la verità nascosta/che ci seguirà fino alla fine dei tempi”. Toni apocalittici che terminano con un “non esiste Dio” che ben fotografa la macelleria che è il campo di battaglia.
La
sesta canzone parla invece di come la guerra può cambiare la
personalità di chi vi partecipa. “Little boy” ci racconta di come un “piccolo di mamma lentigginoso/l’orgoglio di papà/coccolato e amato/raggio di sole delle loro vite” subisca l’impatto con gli orrori della guerra. Il “little boy” vedrà scorrere via la vita e che “morto
significa quando tocchi il terreno” e che “nessun dio pregherà per il
mondo che lasci” e che a nessuno importa “dell’innocenza che perderai”.
La
titletrack “M-16” (il modello di fucile mitragliatore in uso all’epoca
del conflitto) ci narra del rapporto di amore fra il soldato e la sua
arma. “Li abbattiamo/liberiamo la zona con l’M-16/la vendetta ci
brucia dentro/spazziamo via le loro vite/la pietà portata al punto più
freddo” dice il soldato dipinto dalla canzone. Un tono quasi
“gioioso” di chi veste i panni dell’angelo della morte impugnando un
fucile al posto della falce.
La parte finale del concept prosegue con
“Lead injection”, ed anche qui si può affermare che il titolo ci dice
tutto. L’iniezione di piombo è quella che i soldati, sempre più alienati
dal conflitto, eseguono sui civili e vietcong durante i tristemente
famosi raid nei villaggi vietnamiti, in cui non si faceva distinzione
fra uomini, donne e bambini. “Perché piangi mentre ti contorci e
strisci?/preghiere patetiche da parte tua/poste sotto la mia voglia di
sangue/iniezione di piombo”.
Parole forti quelle usate dal
gruppo tedesco, ma che rendono bene i massacri perpetrati dai soldati
statunitensi sul suolo vietnamita.
L’ottava traccia è “Cannon
fodder”, ovvero la carne di cannone come in gergo militare viene
chiamata la fanteria “sacrificabile” per il raggiungimento degli
obiettivi strategici: se avete avuto l’occasione di vedere “Hamburger
Hill” – giusto per rimanere in tema Vietnam - capirete alla perfezione
cosa intendo.
“Tutti i miei eroi/legioni di combattenti/crocefissi
in fiamme/carne da cannone/fiumi rossi/roulette russa/il gioco
d’azzardo degli ipocriti/carne da cannone”.
L’ultima traccia è dedicata al corpo dei “Marines”, i quali usano “l’odio
come strumento per controllare gli aggressori/nel profondo della
giungla/nelle tempeste del deserto/presi fra le legioni dell’odio/sotto
lo sguardo di un occhio malefico”
Non manca pure il classico punto di vista americano sull’argomento quando i Sodom affermano che “siete
i prescelti per garantire la sicurezza del mondo/soldati universali
fino all’osso/e per i miei fratelli meriterai/di essere abbattuto sulla
sanguinosa strada della guerra”.
Perché i “marines stanno combattendo per te/i marines stanno morendo per te”.
“M-16”
termina con una gustosa bonus track, la cover di “Surfin’ bird” dei
The Trashmen che i più forse conoscono per la versione eseguita dai
Ramones.
Pezzo furioso e pazzo che ricollega idealmente “M-16” al
conflitto di quegli anni e che chiude in maniera splendida un album
fresco e possente anche dieci anni dopo la sua pubblicazione.
Alla prossima!
Fonte.
Questa è un'iniziativa editoriale che mi garba!
Peccato per la poderosa svista circa l'intro di Napalm in the morning che è confezionata da Robert Duvall e non da Marlon Brando (in uno dei momenti più alti raggiunti dal cinema americano - che ahimè nessuno ha capito, almeno stando ai commenti che sì leggono su YouTube -) e per non aver supposto che forse, la cover di Surfin' bird può essere interpretata come un'altra citazione cinematografica di classe da parte dei Sodom (altro che le cazzate epiche dei Manowar...).
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