La Stampa ci informa con entusiasmo che forse, se non piove e se la famosa farfalla di Pechino non sbatte le fatidiche ali, entro primavera si libereranno 7,9 miliardi di fondi strutturali UE che potremo utilizzare per lavoro e sviluppo. Lo chiamano il Jolly Europeo. Io lo chiamo il gioco delle tre carte. Ti fanno vedere 8 miliardi, ma devi puntarne 90, che alla fine della prestidigitazione regolarmente perdi.
I 90 miliardi sono la nostra quota parte (17,9%) nel nuovo fondo salva-stati permanente, il cosiddetto MES
(in inglese ESM), che partirà con una dotazione di 500 miliardi. Il MES
sarà firmato entro luglio e i suoi 17 governatori supremi (tra cui
Mario Monti) potranno chiedere aumenti di capitale in qualsiasi momento e
a loro insindacabile discrezione (godendo di immunità totale e di
inviolabilità giudiziaria delle loro sedi e dei documenti personali),
che dovranno essere corrisposti dagli stati membri con le modalità e con
i tempi che loro riterranno opportuni. Tanto che stanno già discutendo
di portare la dotazione iniziale a 700 miliardi. Il che, per l’Italia,
significa sganciare pressoché sull’unghia circa 125 miliardi di euro.
Questo, però, sui giornali è un dato che non esce mai. Parlano di
MES (ESM) come se si trattasse di una partita a tombola con i fagioli.
Se dicessero che ci costerà subito 125 miliardi, che potranno diventare
150, 200 o anche di più senza che l’Italia, una volta firmato il trattato, possa minimamente opporsi, questo "fondo salva stati"
suonerebbe in maniera altrettanto neutrale? Probabilmente no. Per
questo il giornalista servo tace. Ti spiegano solo quello che la tua
struttura psicologica può sopportare senza farsi tante domande. Il resto
non si dice, ma si fa.
Anche se ce ne danno 8 siamo sempre e comunque in credito di 117 miliardi.
Quindi dovete spiegarmi cosa c’è da saltellare di gioia. Con 117
miliardi ci ristrutturavamo casa tanto che la bella Svizzera al
confronto sarebbe sembrata una via periferica di Nairobi.
Sempre in tema di referendum, invece, l’Irlanda sta pensando di indirne uno sul Fiscal Compact, la disciplina che
obbliga alla costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, imponendo
pesanti sanzioni ai trasgressori, che secondo molti economisti sarà un suicidio collettivo.
Ci sono paesi dove i cittadini sono affetti dal letale morbo della
democrazia, una malattia spesso letale che costringe a ficcare il naso
continuamente nella cosa pubblica. Ma non vi preoccupate, noi siamo
immuni: ratifichiamo qualsiasi cosa e senza scocciare il popolo, dal Trattato di Lisbona al Mes al Fiscal Compact. Siamo ratificatori di professione.
Ma forse, in fondo, facciamo bene. La Grecia voleva fare un referendum ma la Merkel non gliel’ha permesso: fregata!
Francia e Olanda hanno fatto un referendum contro la Costituzione
Europea, che hanno orgogliosamente bocciato, ma la UE gliel’ha
reintrodotta tale e quale nel Trattato di Lisbona: fregate!
L’Irlanda ha bocciato con il primo referendum il Trattato di Lisbona,
ma gliel’hanno fatto rifare indi ratificare, secondo alcuni non senza
qualche broglietto: fregata! I croati sono appena
andati al referendum per entrare in Europa, hanno detto sì ma con
l’affluenza storicamente più bassa di tutte le tornate elettorali, il 43,5%.
Il che secondo i croati pone seri dubbi sulla legittimità della
consultazione al punto che molti vorrebbero farla ripetere. Ma entro
luglio 2013, ormai, saranno dei nostri: fregati?
Dunque ecco svelato il motivo per cui il nostro Parlamento ratifica
senza neppure scomodarsi a dircelo, non c’è nessun complotto: è solo che
gli italiani, che saranno anche un popolo di pasticcioni confusionari
ma sanno benissimo come impegnare le loro energie solo su ciò che può
garantirgli un reale tornaconto. Non perdono neppure tempo in cose che
tanto non servono a niente. E un qualsiasi referendum sull’Europa
sarebbe una di queste: una inutile formalità da ripetere fino a quando l’esito non è quello voluto.
Abbiamo di meglio da fare. Per esempio, ora è ricominciata L’Isola dei Famosi! Anzi, la Penisola dei penosi.
Fonte.
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