Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

18/02/2020

Donne, aborto e pronto soccorso. Salvini non sa di che parla...

Il leader leghista farebbe bene a valutare l’attendibilità dei suoi informatori, perché se sono come quelli che lo mandano a citofonare alle case di ragazzi innocenti, ha un problema. Qual è la verità?

“Vanno in Pronto Soccorso a chiedere di abortire”. Non sono tante, ma esistono, certo che esistono, ci sarà l’operatore sanitario che con disprezzo lo ha detto a Salvini. “Vengono qui, vengono al Pronto Soccorso per abortire! Anche sei volte!”

Certo che vengono, anche se non così tante, anche se non tante volte come lascia intendere quest’affermazione, che fa eco al coro “le donne! Prima hanno rapporti senza riflettere e poi abortiscono/prendono la pillola del giorno dopo/fanno figli senza ragionare...”.

Esistono... e vengono mandate via, fra l’altro, qualche volta con qualche istruzione in più, qualche volta via e basta.

Sono italiane a cui nessuno ha mai detto che esistono i Consultori familiari, disabituate a credere che la sanità pubblica esista e funzioni.

Sono straniere a cui i servizi pubblici fanno storie, nonostante lavorino in regola con i contributi, perché non hanno la residenza (gli italiani gli affittano casa a nero per non pagare le tasse).

Straniere che hanno perso il lavoro e con esso la nostra assistenza, non più classificabili come irregolari, ma senza diritto alle cure.

Straniere con problemi di lingua, o di comprensione delle nostre burocrazie.

Italiane in difficoltà, che si vergognano di chiedere al loro medico di famiglia, che magari è un obiettore, che hanno un ginecologo a pagamento cattolico, o non lo hanno per niente, o non hanno i soldi per pagargli l’ennesima visita. Si buttano al Pronto Soccorso in preda alla paura, all’ansia, non sapendo dove andare, non trovando altro accesso alla sanità pubblica, chiedendo di essere “soccorse”.

In un paese civile ci domanderemmo tutti dov’è la difficoltà per loro ad accedere ai servizi, come intercettarle, come aiutarle. Loro, come quelle che la gravidanza la vogliono portare avanti, spesso anche loro con le stesse difficoltà, spesso anche loro in Pronto Soccorso per fare le analisi “da furbe” senza pagare.

Noi dal telefono di Vita di donna le conosciamo bene. “Vado in Pronto soccorso?” “No, cara, no, cerca il Consultorio familiare più vicino, dicci se ti fanno delle storie, chiamaci magari da lì.”

E anche: “Non se lo mette il preservativo questo tuo fidanzato/compagno/marito o chi per lui? No eh. Dice che gli dà fastidio/che ti ama troppo/che tanto lui è così bravo...”

Questo io lo chiamo un comportamento incivile. Mettere incinta una donna perché non ti va di usare una precauzione, perché disturba il tuo piacere. Cominciamo a dirlo. Salvini è un uomo. La posizione migliore per dire agli uomini di usare una precauzione, coraggio.

Al Ministro Speranza il compito di chiedersi come aiutare queste donne. (Ma nel milleproroghe non ho trovato la contraccezione gratuita...).

A noi di raccontare e lottare”.

di Elisabetta Canitano, ginecologa all’ospedale Grassi di Roma, da anni combatte per il diritto alla salute delle donne. È presidente dell’associazione Vita Di Donna, che fornisce assistenza telefonica, supporto, visite se necessario, alle donne in difficoltà h 24 gratuitamente.

En passant, è anche candidata con Potere al Popolo alle elezioni suppletive di Roma. Quelle in cui il Pd candida il ministro dell’economia Gualtieri, uno degli autori del “Milleproroghe”...

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento