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08/02/2023

“In Ucraina una guerra sconsiderata”



Jeffrey Sachs è il direttore del centro per lo sviluppo sostenibile della Columbia University; è anche un noto economista, autore di best-seller, educatore innovativo e leader mondiale nel campo dello sviluppo sostenibile.

Sachs è anche noto per il suo lavoro di consulenza ai governi di tutto il mondo in materia di riforme economiche e sulla collaborazione con le agenzie internazionali per la riduzione della povertà e il controllo delle malattie.


Perché l’Occidente non è riuscito a integrare la Russia nel proprio sistema politico ed economico?

Penso che gli Stati Uniti volessero che la Russia si integrasse in modo che fosse sottomessa al loro potere, la Russia invece voleva essere una nazione indipendente, una potenza geopolitica.

Questo è il fulcro dello scontro: gli Stati Uniti si credono la superpotenza unipolare, l’unica superpotenza del mondo. Chi non è d’accordo, soprattutto Cina e Russia, viene percepito dagli Stati Uniti come ‘antiamericano’ piuttosto che a favore del multipolarismo. Questa è la differenza fondamentale.

Naturalmente la mentalità statunitense ha superato gli eventi della fine degli anni ’80 o dei primi anni ’90. L’intera guerra fredda era vista come un confronto con la Russia e vorrei aggiungere che l’odio della Gran Bretagna per la Russia risale a secoli per molte ragioni e quindi la Gran Bretagna era già rabbiosamente russofobica nel XIX secolo; molto di ciò che vediamo nella retorica e nei media britannici oggi è una sorta di replay della guerra di Crimea che si è verificata a metà del XIX secolo.

Il vostro compito di attuare riforme economiche nell’ex Unione Sovietica e in Russia durante gli anni Novanta: quando avete chiesto assistenza economica per implementare quelle riforme, come fu la risposta di Washington?

Di attuare... nulla. Perché, come sapete, sono stato un consulente e senza alcun ruolo di potere. Mi vedevano come un possibile canale verso la finanza occidentale e dissi loro che avrei cercato di essere un canale per la finanza occidentale, perché credo che quando un Paese è in difficoltà finanziarie il sistema finanziario internazionale dovrebbe aiutare quel paese ad uscire dai guai, sia per una questione di moralità ed etica di base, sia per una proposta vantaggiosa per la cooperazione globale.

Il Guru in questo è stato John Maynard Keynes che nel 1919 scrisse il famoso “Le conseguenze economiche della pace” e la sua tesi era che il duro accordo di Versailles con la Germania avrebbe portato a un futuro disastro. Quello è uno dei libri profetici del 20° secolo.

Quando ero uno studente e un professionista della finanza ho preso spunto da John Maynard Keynes: non siate cattivi con la potenza sconfitta o con il Paese che non ha fortuna. Le cose girano e se un giorno va male per qualcuno, potrebbe andare male per te il giorno dopo. Meglio essere cooperativi.

All’inizio degli anni Novanta ho cercato di mobilitare il sostegno finanziario dell’Occidente per le riforme di Gorbaciov, un fallimento totale. Il team del presidente Eltsin mi ha chiesto come mai avessi fallito completamente. Fondamentalmente non per motivi economici, la mia visione dell’economia è buona, era buona in quel momento.

In Polonia in termini finanziari è stato adottato un piano di sostegno perché la Polonia era dalla nostra parte e ho raccomandato una riduzione del debito, ho raccomandato un finanziamento di emergenza per la stabilizzazione del Paese che ha funzionato.

Non era solo teoria, ma funzionava, così quando ho raccomandato la stessa cosa con la Russia ho pensato: “Ho già dimostrato che queste idee sono sensate“. Ma Washington le ha rifiutate non a causa del dibattito economico, come a volte si è verificato, ma a causa della geopolitica: “Sì, la Polonia è dalla nostra parte, naturalmente ci aiuterà ma loro sono dall’altra parte, quindi ovviamente non ci aiuteranno”.

È così semplice...

Passiamo a un dibattito fondamentale che è sfuggito ai media tedeschi. Sull’Ucraina abbiamo intervistato un’ampia gamma di esperti e sarebbe interessante conoscere anche il suo punto di vista.

Demilitarizzazione e denazificazione sono state le ragioni addotte dallo Stato russo per giustificare l'intervento in Ucraina, ma il nocciolo di tutto questo è lo scontro tra Stati Uniti e Russia, scontro che risale al 1992, quando presero il controllo della politica estera americana i neoconservatori: Rumsfeld, Cheney e Wolfowitz, nell’amministrazione di George W. Bush senior.

Ma ci sono molti neoconservatori in giro: Madeleine Albright era una neocon, Hillary Clinton era una neocon, Victoria Neuland – che è stata assistente del Segretario di Stato durante il Maidan nel 2014, è ora sottosegretario di Stato per gli Affari politici – è una neocon.

Quello che è successo è che la politica estera degli Stati Uniti a partire dal 1992 mirava al dominio degli Stati Uniti – a volte chiamata Full spectrum dominance – che in ogni regione del mondo avrebbero dovuto consentire al paese di spazzare via, spero in senso figurato, i propri avversari, quindi avere il predominio geopolitico attraverso il predominio militare, economico, tecnologico e di altro tipo. Nel 1992 questo era il punto di vista e si guardava a chi avrebbe potuto rivaleggiare con gli USA.

Naturalmente non è mai stato un punto di vista realistico. Il mondo non è mai stato dominato da un solo Paese in tutta la storia, anche se ci sono stati degli imperi potenti, ma c'è sempre stata una rivalità e una multipolarità in un certo senso. Questo è particolarmente vero nel 21° secolo. La Russia non si è piegata alla visione degli Stati Uniti e ancor meno la Cina. Direi che entrambi hanno detto no: “non vogliamo un mondo unipolare guidato dagli Stati Uniti”.

Gli Stati Uniti hanno iniziato ad attuare questa politica negli anni ’90 con l’allargamento della NATO. Chiunque conosca la documentazione d’archivio sa che non si trattava solo di una una pura questione verbale, ma una politica decisa della Germania e degli Stati Uniti, quella di promettere a Gorbaciov “nessun allargamento della NATO a Est”. Quindi molto di ciò che viene detto in questo momento è solo una tipica montatura del governo americano.

La documentazione d’archivio è in realtà molto ampia e a metà degli anni ’90 Clinton iniziò a dire allo stesso Eltsin “so che svilupperemo un sistema di partnership, ma non avremo l’allargamento della NATO”.

Poi Madeleine Albright ha spinto l’agenda neocon ad espandere la NATO e questo ha creato una grande divisione all’interno dell’establishment degli Stati Uniti, perché negli Stati Uniti ci sono alcuni normali “non-neocon”, e io sono uno di loro, che honno detto no all’allargamento della NATO.

L’allargamento della NATO è una cattiva idea e Bill Perry, che è stato Segretario alla Difesa di Clinton, ha rischiato di dimettersi per questo motivo. Bill Clinton stesso ha rischiato di dimettersi per questo problema. George Kennan, il più grande studioso della Russia del XX secolo, ha detto che questa è la “guerra fredda del nuovo secolo” nei confronti della Russia, ed è iniziata nel 1997.

Poi seguirono molti eventi. L’Alleanza guidata dagli Stati Uniti ha bombardato Belgrado nel 1999, ha distrutto la Serbia deliberatamente come parte della sua geopolitica e, come suggerito dalle idee neocon, è entrata in guerra con tutti gli alleati della Russia in Medio Oriente, per la cacciata di Saddam Hussein, rovesciando Gheddafi e cercando di rovesciare Assad. Gli Stati Uniti hanno speso trilioni di dollari in guerre espansionistiche.

Gli Stati Uniti hanno preso parte al tentativo riuscito di rovesciare Yanukovych, questo è assolutamente chiaro, anche se non sappiamo tutto: io so molto dalla mia personale conoscenza di questi eventi, gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo nel rovesciare il presidente dell’Ucraina che era fondamentalmente filo-russo ma che cercava di mantenere una sorta di equilibrio stabile tra le due parti attraverso la neutralità dell’Ucraina.

Sì, vogliamo che l’Occidente mantenga relazioni molto fragili con la Russia. Fragili perché gli Stati Uniti spingono per l’allargamento della NATO e la Russia dice “no”. Questo è ciò che stava accadendo e Yanukovych è stato rovesciato in un’Ucraina filo-occidentale, ed è stato portato al potere un governo profondamente nazionalista.

In quel frangente Putin ha fatto quello che aveva preannunciato a George Bush Jr, al vertice di Bucarest nel 2008. Putin disse a George Bush: “Se espandi la NATO, ci riprendiamo la Crimea”. Ma gli Stati Uniti non gli hanno dato retta e così siamo passati allo scontro diretto nella guerra nel Donbass e poi, purtroppo, sono stati attuati gli accordi di Minsk.

Germania e Francia dovevano esserne i garanti. Non so se la signora Merkel ne stia parlando a posteriori come una scusa o se stia dicendo quello che pensava in quel momento, ma è terribile: quello che sappiamo è che gli ucraini hanno abbandonato gli accordi di Minsk dopo averli firmati.

I miei amici mi dicono “Jeff come puoi aspettarti che onoriamo questo accordo? È spazzatura”. Un accordo è un accordo, e si suppone che noi lo prendiamo sul serio; e la Germania era un garante solenne.

Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno versato [all’Ucraina, NdT] miliardi di dollari di armamenti, e alla fine del 2021 Putin disse a Biden: “Guarda, ecco le linee rosse e la linea rossa numero uno è di gran lunga l’allargamento della NATO”.

Gli Stati Uniti hanno risposto che non ne avremmo parlato e che “la nostra porta è aperta”; il che è un’idea ridicola. Non stiamo parlando di commercio, ma di alleanze militari. Nella storia non può non interessare con chi sono allineati i vostri vicini, dove sono le basi militari, quali sono le armi... È una retorica folle; mi dispiace dirlo, ma è provocatoria e pericolosa.

L’invasione è iniziata nel febbraio 2022, ma tutti dovrebbero capire che la guerra è iniziata nel febbraio del 2014. Questo non è “l’Occidente che reagisce”... Gli Stati Uniti hanno cominciato nel 1992 a rompere le garanzie che avevano dato a Gorbaciov perché ritenevano di poterlo fare.

Ecco, per me è abbastanza chiaro il ruolo che l’Occidente ha svolto, ma nei media e nei discorsi politici questo sarebbe subito etichettato come una giustificazione della guerra o una diffusione della propaganda russa.

Quello che dici aiuta la comprensione del ruolo che abbiamo giocato in questo conflitto, ma i media occidentali non riportano opinioni del genere perché dicono che così si giustificano le azioni della Russia che si fa propaganda per la Russia ecc. Che ne pensi?

Abbiamo bisogno di diplomatici che non ci sono. I diplomatici in Germania e negli Stati Uniti, il ministro degli Esteri tedesco e il segretario di Stato americano non sono impegnati nella diplomazia, ma nella guerra. La diplomazia consiste nel sedersi e parlare con la tua controparte per capire questi problemi.

Sono stato invitato a tenere un discorso ai ministri del G24 l’anno scorso, quando si sono riuniti a Bali; ho detto loro: “Voi siete i diplomatici? I diplomatici si incontrano tra loro”. Non credo che il ministro degli Esteri tedesco si sia incontrato con il ministro degli Esteri Lavrov, anche se erano nella stessa stanza. Abbiamo bisogno di diplomazia, non c’è modo di uscire da questo pasticcio e abbiamo bisogno di questo dialogo.

Ci sono punti di vista importanti che devono essere spiegati e non lo stiamo facendo affatto; e i media hanno dimenticato il loro ruolo che non è quello di citare ‘alti funzionari’ senza nome, questo non è il ruolo dei media. Il ruolo dei media è quello di scrutare, esprimere dubbi, porre domande difficili, sfidare l’autorità.

Perché non è sorprendente che i nostri governi raccontino storie, vogliano presentare “narrazioni”, vogliano nascondere i fatti, nascondere le dure verità.

Ma i media a cosa servono? Per gli introiti pubblicitari, per avere la possibilità di prendere una tazza di caffè con l’alto funzionario del governo o per scrutare ed esprimere dubbi?

Dov’è sui media tedeschi il Nordstream? Per esempio, qui è stata fatta esplodere un’importante infrastruttura, credo molto probabilmente dagli Stati Uniti o dal Regno Unito. Ma sul versante occidentale c’è un silenzio totale.

Sono stato immediatamente tagliato fuori quando l’ho detto in tv, ma poi tutte le prove circostanziali puntano in quella direzione. La Svezia incredibilmente dice: “Ok, abbiamo indagato, ma non condivideremo i risultati della nostra indagine con la Germania”.

I membri del Bundestag chiedono di conoscere i fatti e il governo tedesco risponde “non potete conoscere i fatti, è una questione di sicurezza”. Dovremmo prendere in considerazione questi argomenti, noi che ci definiamo democrazie, e questo è il livello del discorso, per cui i i media mainstream hanno perso la loro strada e non so dirvi quanto sono deluso ogni giorno dal New York Times, perché sono cresciuto con il New York Times e lo leggevo per i documenti del Pentagono che raccontavano le bugie sul Vietnam. Per aver raccontato le bugie dell’amministrazione Nixon, ora è solo un portavoce del governo, non c’è nulla di diverso.

Non posso nemmeno pubblicare un op-ed su siti di cui ero probabilmente il principale collaboratore, in molti casi, perché i media mainstream hanno perso completamente il senso del loro ruolo. È assolutamente preoccupante e strano.

Siamo sull’orlo di un disastro, il disastro è dovuto al fatto che la nostra politica globale sta fallendo miseramente, prima di tutto e soprattutto a causa degli Stati Uniti, che sono i principali provocatori di questa guerra e una grande minaccia per la pace.

Per essere schietti, abbiamo bisogno di una politica estera diversa negli Stati Uniti. Ovviamente, abbiamo bisogno di una politica estera diversa in Russia e in Ucraina e nelle altre grandi potenze. Deve essere una politica estera che ci faccia uscire da questa guerra sconsiderata tra la Russia e la NATO che si sta che aggravando di giorno in giorno perché il Doomsday Clock si è avvicinato di 10 secondi alla mezzanotte.

Ma proprio ora Stati Uniti e Germania hanno concordato di inviare carri armati moderni all’Ucraina, in un’escalation che ci porta più vicini alla guerra nucleare

La Russia e gli Stati Uniti non si stanno nemmeno parlando in questo momento, è una vergogna assoluta; l’idea di non avere nemmeno una discussione tra il Presidente Biden e il Presidente Putin per più di un anno non è degna neanche in un bambino di cinque anni...

Affermazioni sconsiderate l’una sull’altra senza nemmeno una telefonata. E attribuisco un’enorme responsabilità per questa orribile situazione al governo degli Stati Uniti, da molti anni.

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