La Commissione europea, su Reddito di cittadinanza e assegno unico familiare, ha deciso di aprire una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, inviando una lettera di costituzione in mora “per mancata conformità con le norme Ue sul coordinamento della sicurezza sociale e sulla libertà di movimento dei lavoratori“.
In Italia la percentuale di cittadini stranieri che usufruiscono del reddito di cittadinanza è del 13,9%.
Secondo la Commissione europea alcuni parametri del Reddito di cittadinanza e dell’assegno unico rischiano di discriminare i cittadini Ue. In base alla norme sull’assegno unico, solo le persone che risiedono in Italia da almeno due anni possono ricevere il beneficio della misura, per chi ha figli solo se vivono nello stesso nucleo familiare con i loro figli
Per Bruxelles si tratta di una violazione delle legislazione comunitaria, non trattando in modo equo i cittadini europei. Inoltre, spiega una nota, il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale proibisce di porre requisiti di residenza per ricevere benefici di sicurezza sociale come gli assegni familiari.
Relativamente al Reddito di cittadinanza, Bruxelles ritiene che le prestazioni di assistenza sociale di questo tipo, “dovrebbero essere pienamente accessibili ai cittadini dell’Ue che sono lavoratori subordinati, autonomi o che hanno perso il lavoro, indipendentemente dalla loro storia di residenza“.
I benefici del reddito, prosegue inoltre la Commissione europea, dovrebbero essere estesi a cittadini comunitari che non lavorano per altri motivi, con la sola condizione che risiedano legalmente in Italia da più di tre mesi, e soggiornanti di lungo periodo al di fuori dell’Ue.
Il requisito della residenza in Italia da dieci anni “si qualifica come discriminazione indiretta“, scrive la Commissione. Il regime italiano di reddito minimo, infine, discrimina direttamente i beneficiari di protezione internazionale, che non possono beneficiarne.
Su due pilastri del welfare italiano si apre dunque una bella rogna. Da una parte c’è un governo che vuole abolire il reddito di cittadinanza (ma aumentare l’assegno unico familiare) e non nasconde di voler restringere l’accesso alle prestazioni sociali agli “stranieri“, dall’altra la Commissione europea che ritiene che se ne faccia un uso discriminatorio proprio verso i nuclei familiari di cittadini stranieri.
In Italia la percentuale di cittadini stranieri che usufruiscono del reddito di cittadinanza è del 13,9%.
Secondo la Commissione europea alcuni parametri del Reddito di cittadinanza e dell’assegno unico rischiano di discriminare i cittadini Ue. In base alla norme sull’assegno unico, solo le persone che risiedono in Italia da almeno due anni possono ricevere il beneficio della misura, per chi ha figli solo se vivono nello stesso nucleo familiare con i loro figli
Per Bruxelles si tratta di una violazione delle legislazione comunitaria, non trattando in modo equo i cittadini europei. Inoltre, spiega una nota, il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale proibisce di porre requisiti di residenza per ricevere benefici di sicurezza sociale come gli assegni familiari.
Relativamente al Reddito di cittadinanza, Bruxelles ritiene che le prestazioni di assistenza sociale di questo tipo, “dovrebbero essere pienamente accessibili ai cittadini dell’Ue che sono lavoratori subordinati, autonomi o che hanno perso il lavoro, indipendentemente dalla loro storia di residenza“.
I benefici del reddito, prosegue inoltre la Commissione europea, dovrebbero essere estesi a cittadini comunitari che non lavorano per altri motivi, con la sola condizione che risiedano legalmente in Italia da più di tre mesi, e soggiornanti di lungo periodo al di fuori dell’Ue.
Il requisito della residenza in Italia da dieci anni “si qualifica come discriminazione indiretta“, scrive la Commissione. Il regime italiano di reddito minimo, infine, discrimina direttamente i beneficiari di protezione internazionale, che non possono beneficiarne.
Su due pilastri del welfare italiano si apre dunque una bella rogna. Da una parte c’è un governo che vuole abolire il reddito di cittadinanza (ma aumentare l’assegno unico familiare) e non nasconde di voler restringere l’accesso alle prestazioni sociali agli “stranieri“, dall’altra la Commissione europea che ritiene che se ne faccia un uso discriminatorio proprio verso i nuclei familiari di cittadini stranieri.
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Usb: Lavoratori stranieri, procedura di infrazione per l’Italia: modalità discriminanti nella legge sul reddito di cittadinanza. Lo chiede l’Europa, e ora?
Usb: Lavoratori stranieri, procedura di infrazione per l’Italia: modalità discriminanti nella legge sul reddito di cittadinanza. Lo chiede l’Europa, e ora?
L’Unione Europea ha avviato una procedura di infrazione nei confronti del governo italiano perché all’interno della legge sul reddito di cittadinanza sono state inserite limitazioni in contrasto con le direttive europee.
Naturalmente i soggetti maggiormente penalizzati sono i cittadini stranieri, sia provenienti dall’Unione Europea che i titolari di Protezione Internazionale, dimostrando ancora una volta che il governo italiano, sia Conte 1 che Conte 2, ha mantenuto un impostazione discriminante e razzista.
Invece di preoccuparsi di come regolarizzare e dare dignità di cittadinanza a più di 600.000 lavoratori stranieri che, nonostante contribuiscano con il loro lavoro spesso sfruttato e senza diritti, alla ricchezza del prodotto italiano, hanno elaborato e promosso leggi e provvedimenti razzisti e xenofobi.
Ancora una volta una dimostrazione della volontà di attaccare le classi popolari e deboli per difendere gli interessi delle classi padronali. Ricordiamo che i dati Istat certificano l’aumento esponenziale dell’incidenza della povertà assoluta e un grande aumento della povertà relativa.
La Banca di Italia nella sua lettura economica dello stato del Paese dice che nella UE l’Italia si trova ad essere la quinta nazione con la più forte sperequazione dei redditi.
Rimanendo nel campo dei lavoratori stranieri aggiungiamo, oggi, la crisi degli Sportelli Immigrazione destinati allo svolgimento delle pratiche per il rilascio dei permessi di soggiorno, titolo fondamentale per ogni cittadino straniero.
La decadenza del contratto ai lavoratori interinali impegnati fino al 31 dicembre presso le varie prefetture e questure, ha di fatto bloccato un meccanismo già lento ed in ritardo, aumentando le lunghe code presenti davanti agli uffici immigrazione, causando anche diversi momenti di tensione in alcune grandi città.
L’Unione Sindacale di Base denunciando questa inaccettabile condizione riservata ai lavoratori stranieri, si rivolge alle comunità straniere in Italia per costruire un percorso unitario di rivendicazione dei diritti violati dalle leggi italiane.
Unione Sindacale di Base
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