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18/10/2023

I maiali dell’informazione /1

Siamo abituati da sempre alle menzogne dell’informazione di regime. E sapevamo bene che in tempi di guerra ci saremmo trovati davanti a un muro di merda spacciata per “notizie verificate”.

Un anno e mezzo di guerra in Ucraina hanno dimostrato fin troppo bene la verità di questo assunto. Ogni parola di Kiev è stata presa per oro colato. Persino gli attacchi in territorio russo o gli attentati a Mosca sono stati inizialmente “passati” come “azioni dei russi contro se stessi”.

Resta indelebile l’esempio dell’attacco al ponte di Kersh, in Crimea, rivendicato solo dopo un anno dal regime ucraino e solo allora registrato anche dai media occidentali tra i “successi” di Kiev.

Ma è con la guerra su Gaza che i media stanno dando il peggio di sé. Perché Israele deve essere “angelicata” anche e soprattutto quando commette evidenti crimini di guerra.

Nei giorni scorsi avevamo centrato l’attenzione su singoli casi, enormi per la copertura mediatica ricevuta da queste parti. Per esempio il caso dei “40 bambini decapitati” che nessun testimone terzo ha mai visto, con Netanyahu a spargere improbabili foto in giro e le scuse della CNN per avergli dato inizialmente credito.

Oppure quello della donna e i due bambini rilasciati dai miliziani di Hamas già nelle prime ore dopo il clamoroso attacco nel sud di Israele.

O ancora quello di un’altra donna fuggita dal rave nel deserto, finita in un kibbutz sotto attacco e infine tornata libera, che narra come sono andate le cose dal suo punto di osservazione.

Ma i tentativi di depistaggio internazionale sul bombardamento dell’ospedale di Gaza che ha provocato oltre 500 morti ci hanno convinto a inaugurare un’apposita “rubrica” per tenere sotto osservazione i falsi più evidenti e intollerabili.

Bombardare un ospedale, o la Croce Rossa, è un crimine di guerra per chiunque. Anche se dovesse accadere “per errore”. Ed è ovvio che persino i pianificatori di questo attacco, dopo un primo momento di “sincerità” si siano messi al lavoro per negare le proprie responsabilità.

Cerchiamo di procedere con ordine.

Sapete già che è stato colpito l’al-Ahli Baptist Hospital di Gaza City, una delle poche strutture ospedaliere ancora funzionanti al momento del bombardamento e, come indicato dal nome, messo su con donazioni internazionali cristiane. 

Inizialmente l’attacco è stato apertamente rivendicato da Hananya Naftali, portavoce social del premier israeliano Banjamin Netanyahu, con un messaggio pubblicato sul suo canale Telegram: “L’aeronautica israeliana ha colpito una base terroristica di Hamas all’interno di un ospedale a Gaza. Molti terroristi sono morti. È straziante che Hamas lanci razzi da ospedali, moschee, scuole e utilizzi i civili come scudi umani”.

Il tempo – poche decine di minuti – di registrare l’unanime indignazione internazionale per una infamia di questa gravità ed ecco partire la controffensiva delle fake news israeliane, accolte e supportate dai mistificatori di professione nelle redazioni dell’Occidente.

Stamattina, di fronte alle migliaia di fonti di informazione diverse che avevano registrato l’agghiacciante rivendicazione di Netanyahu e poi la successiva, infame, “ritrattazione” fatta incolpando i palestinesi, anche il Tg7 ha dovuto almeno dare la notizia.

Il portavoce dell’esercito israeliano, Daniel Hagari, ha poi rilasciato una dichiarazione altrettanto infame: “Secondo la nostra intelligence, Hamas ha controllato i rapporti e ha capito che si trattava di un errore della Jihad islamica palestinese, quindi ha lanciato una campagna mediatica globale con un numero gonfiato di vittime“.

Il direttore dell’ospedale, già nella notte, aveva rilasciato un video drammatico, circondato dai cadaveri, in cui ricorda che lo stesso portavoce dell’esercito “una settimana fa aveva dato ordine di evacuazione dell’ospedale perché era un obiettivo. E infatti lo avevano colpito con due bombe una settimana fa. Hanno detto ‘evacuate altrimenti vi colpiamo’ e così hanno fatto.”

Non ci dilunghiamo troppo su altre dichiarazioni e controdichiarazioni non tanto perché non è possibile per nessuno districare la matassa di menzogne, ma soprattutto perché è inutile.

Parlano i fatti, le tecnologie e le armi a disposizione dei contendenti.

I “missili di Hamas” o della Jihad, per quanto migliorati negli ultimi tempi o integrati con forniture di paesi amici, sono razzi di piccola portata, breve gittata (qualche decina di km al massimo) e con relativamente poco esplosivo (nell’ordine di qualche chilo) nella testata. Roba che può danneggiare seriamente un’abitazione, ovviamente, e uccidere le persone nel raggio di qualche metro.

Per distruggere un palazzo di diversi piani e di una certa estensione, come un ospedale, servono bombe da centinaia di chilogrammi ed esplosivi ad alto potenziale.

“Oggetti” non manovrabili in modo artigianale, in altri termini, ma solo da eserciti con tecnologie e infrastrutture adeguate.

Solo da Israele, insomma. Ricordiamo peraltro che persino Enrico Mentana – certo non “antipatizzante” con Tel Aviv – nel Tg delle 20 di ieri 17 ottobre ha riferito che era stata utilizzata “un nuovo tipo di ordigno a frammentazione”, sganciato da un cacciabombardiere.

Ma i mentitori continuano a fare il loro sporco lavoro, nel disperato tentativo di rendere quantomeno “incomprensibile” e “indecidibile” quel che è avvenuto. Non potendo imporre la loro “narrazione”, provano a seppellire la verità sotto un mucchio di rifiuti.

Come maiali che grufolano nella melma...

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