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21/06/2024

Allarme libertà di stampa in Ucraina

Reporter Senza Frontiere (RSF), organizzazione non governativa impegnata nel difendere la libertà di stampa e in attività di consulenza per le Nazioni Unite, ha lanciato un allarme intorno alla libertà di stampa in Ucraina. I primi mesi del 2024 hanno mostrato segnali preoccupanti di un ulteriore peggioramento.

Kiev è stata invitata a rispettare la roadmap presentatagli l’anno scorso. Si tratta di un documento elaborato da RSF nel maggio dello scorso anno, diviso in otto punti, e inviato ad alte cariche ucraine, tra cui lo stesso Zelensky.

La sostanza era la necessità di sostenere il pluralismo e l’indipendenza dei media, porre fine alle discriminazioni per i giornalisti che si occupano del conflitto con la Russia, implementare protocolli specifici per i domini digitali e combattere la propaganda che ha incitato a crimini di guerra.

È evidente che Kiev non ha ancora messo in atto alcun passo in questa direzione. Anzi, attraverso minacce di arruolamento nell’esercito e un più stretto controllo da parte delle autorità, sono cresciute pressioni politiche e ostacoli per i media ucraini.

Dall’inizio del 2024, almeno cinque giornalisti sono stati posti sotto sorveglianza o direttamente minacciati a causa di pubblicazioni sulla corruzione. Il 24 maggio un esponente del ministero della Difesa è stato posto a capo di Ukrinform, l’agenzia nazionale di informazione.

Si tratta di Serhii Cherevatyi, che ha servito come vice per le comunicazioni strategiche del comandante del gruppo operativo e strategico Khortytsia, Oleksandr Syrskyi. È poi stato anche portavoce del gruppo orientale delle forze armate ucraine.

Non si è dovuto attendere molto per il primo caso di censure interne. Il 29 maggio è stato diffuso un elenco di ospiti da escludere dalle trasmissioni, perché poco graditi al governo e all’esercito: una vera e propria ‘lista nera’.

Un decreto militare del 12 giugno impone che, d’ora in poi, le citazioni dei e le interviste ai membri delle forze armate debbano essere revisionate dal Centro per le comunicazioni militari strategiche con almeno tre giorni di anticipo sulla pubblicazione. Ciò ovviamente è sia uno strumento di pressione sia un limite alla copertura in tempo reale della guerra.

Il 6 giugno si è svolta a Kiev anche una conferenza sul ruolo dei media nella democrazia, organizzata da RSF, dal suo partner ucraino – l’Istituto per l’Informazione di Massa (IMI) e dalla delegazione UE in Ucraina. In quell’occasione le parole di Natalia Ligachova, redattrice del sito Detector Media, non sono state di certo lusinghiere per il presidente Zelensky.

“Non siamo nemici del governo”, ha detto la Ligachova. Ma ha specificato: “siamo al fianco delle autorità, ma siamo partner responsabili. E un partner responsabile dice sempre la verità”. Se una giornalista si sente trattata come nemica dall’esecutivo ucraino perché dice la verità, la situazione è grave.

Ciò è confermato da alcuni dei casi riportati. Il giornalista Yevhenii Shulhat ha pubblicato in aprile un’indagine su Illia Vitiuk, a capo della sicurezza informatica del Servizio di sicurezza ucraino (SBU), che ha portato al licenziamento di Vitiuk.

Shulhat, che aveva svelato guadagni e spese sospette della moglie dopo l’assegnazione dell’incarico, con un possibile caso di abuso d’ufficio, è stato successivamente preso di mira dagli ufficiali di arruolamento per ritorsione.

Minacce simili ha ricevuto Yurii Nikolov, che ha portato avanti indagini sui prezzi gonfiati delle forniture alimentari e delle giacche invernali di bassa qualità per i militari. Il risultato è stata la destituzione del precedente ministro della Difesa, Oleksii Reznikov.

Con la dichiarazione pubblica fatta il 19 giugno, dunque, RSF invita Kiev ad adottare le misure consigliate, e a farlo al più presto. L’informazione del paese sta diventando propaganda di guerra, e questa è una ferita mortale per la libertà di stampa.

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