Quello di ieri in Germania, non si può negare, è stato un enorme trionfo personale per Angela Merkel e politico per i due partiti democristiani – Cdu e Csu – che con il 41,5% la cancelliera ha portato ad un passo dalla maggioranza assoluta dei seggi.
Che però ‘Angie’ non è riuscita a strappare, pur aumentando di quasi 8 punti percentuali rispetto al 2009 e sforando la barriera del 40% che i democristiani tedeschi non passavano da venti anni a questa parte. Paradossalmente, i voti conquistati, la Merkel li ha tolti agli alleati liberali, che per soli due decimi di punto non sono riusciti ad entrare al Bundestag, dove vige uno sbarramento del 5%. I sondaggi avevano previsto la debacle dei liberali, crollati di dieci punti, e alla fine il trionfo di Cdu e Csu è stato dimezzato dall’uscita dal parlamento degli ‘alleati naturali’ dei democristiani. Rimasti così 'solo' con i loro 311 seggi, quando la maggioranza è di 316 rappresentanti.
Angela Merkel ha detto ieri sera che è ‘troppo presto’ per parlare di alleanze, ma se vorrà governare il suo partito si dovrà rivolgere all’opposizione socialdemocratica. Che ieri ha recuperato quasi 3 punti rispetto al 2009 – con il 25,7 contro il 23% - quando però la Spd aveva ottenuto il peggior risultato dal dopoguerra. Neanche stavolta i socialdemocratici sono riusciti a convincere gli elettori tedeschi della necessità di voltare pagina e, dopo la guerra degli ultimi mesi in campagna elettorale, potrebbero trovarsi a gestire la politica di potenza tedesca in Europa all’ombra di un personaggio che ad Atene e a Lisbona ritraggono con i baffetti alla Hitler.
L’unico elemento di novità è stato il nuovo movimento (descritto come anti-euro ma che in realtà vuole espellere i Pigs dalla moneta unica), quell’Alternative fuer Deutscheland (Afp) nato solo la scorsa primavera e che se è vero che non ha superato lo sbarramento ha comunque raggiunto quota 4,7%, togliendo consensi preziosi ai democristiani. Niente da fare per l’altra creatura recente del panorama politico tedesco, l’anticonformista Partito dei Pirati, che dopo gli exploit locali nelle elezioni di vari Land è arrivato abbondantemente sotto il 5%, raggranellando appena il 2,2%. Un segno inequivocabile del conformismo tedesco di fronte ai risultati ottenuti – anche se solo per i tedeschi – dalle due legislature targate Angela Merkel.
A sinistra risultato non entusiasmante né per i verdi – che pure mesi fa erano dati in ascesa, sull’onda del disastro di Fukushima – che calano nettamente dal 10,7 all’8,3%, né per la Linke, la sinistra ex socialdemocratica ed ex comunista che ha preso l’8,6, perdendo il 3,3% rispetto all’exploit del 2009. Risultato di tutto rispetto, comunque, in un paese imperialista dove l’elettorato popolare quasi si compiace delle difficoltà degli omologhi del sud del continente e dove la locale aristocrazia operaia si accontenta di un welfare e di salari che dalle parti di Madrid o Atene si sognano…
Fonte
Riporto l'ennesima analisi della tornata elettorale tedesca non tanto per fare il punto sugli aggiustamenti percentuali dei risultati che sono emersi nel corso delle ultime ore, quanto per portare all'attenzione di chi legge alcune considerazioni, al limite della stoccata (che per me ci sta) in merito alla società tedesca, forse lo specchio più grande, almeno in Europa della totale assenza d'internazionalismo da parte delle classi subalterne.
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