Il pensiero deve andare anzitutto alle vittime di questa nuova guerra, quali che ne siano le caratteristiche ed appartenenze. E la prima richiesta è quella di un cessate il fuoco immediato. Ma bisogna anche riflettere sul fatto che la storia, come la fisica e altre scienze, ha le sue leggi.
Non è possibile opprimere per decenni un intero popolo senza che prima e poi si verifichi una reazione contundente.
In alcuni casi l’azione militare delle milizie palestinesi potrebbe aver violato le leggi della guerra, ma occorre dire che in ciò i Palestinesi non hanno fatto altro che fare tesoro degli insegnamenti accumulati durante oltre settant’anni di massacri e oppressione senza fine, che hanno visto la totale impunità dei crimini di guerra e contro l’umanità generale commessi a bizzeffe da Israele nei loro confronti.
In un mondo dominato dalla legge della violenza vince chi colpisce per primo ed è disposto a morire perché non ha nulla da perdere.
Da un punto di vista giuridico internazionale occorre affermare in linea di principio la legittimità della lotta armata per conseguire l’autodeterminazione (vedi ad esempio il par. 2 della risoluzione 37/43 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite), della resistenza e dell’autodifesa che non può valere solo per gli Ucraini. Non vale bollare come terrorismo la reazione di chi subisce da troppo tempo il terrorismo di Stato israeliano.
L’ipocrisia dell’Occidente ha definitivamente stancato il resto del mondo. Biden, von der Leyen & C. si sono stracciati le vesti e continuano a stanziare cifre spropositate, peraltro a quanto pare senza troppo costrutto, per sostenere l’Ucraina invasa da Putin, ma non hanno fatto mai nulla di concreto per soccorrere la Palestina aggredita, invasa e occupata da più di cinquant’anni da Israele, finanziando e armando anzi quest’ultimo.
La logica è ancora quella del colonialismo e dell’opportunismo imperialista che seleziona e classifica le vittime secondo le loro caratteristiche etno-razziali e secondo le proprie convenienze.
Ma questa logica ha fatto definitivamente il proprio tempo. Il momento è grave e assistiamo impotenti all’approntamento di un altro tassello, sempre più vicino ai nostri confini, della guerra mondiale a pezzi di cui parla da tempo il Santo Padre.
L’Unione europea e il governo italiano, evidentemente presi anch’essi di sorpresa dall’offensiva palestinese, si limitano ad esprimere la solidarietà al governo di Netanyahu. Quest’ultimo vuole approfittare dell’occasione per recuperare i consensi che il suo stesso popolo gli nega in misura crescente. Ma ha dimostrato di non costituire affatto una garanzia di sicurezza per gli Israeliani.
Ancora una volta le posizioni più responsabili sulla scena internazionale vengono espresse da Paesi come la Cina, il Brasile e gli altri Stati latinoamericani, e perfino dalla Russia e dalla Turchia e addirittura dall’Arabia Saudita.
Gli Stati occidentali, con in testa gli Stati Uniti del malfermo Biden, che si avvia malinconicamente alla fine del suo pessimo mandato, non hanno per il popolo palestinese altre proposte che non quella di continuare a svolgere il loro ruolo di vittime predestinate. Ma il tempo degli animali sacrificali disposti a farsi scannare in silenzio è con ogni evidenza finito per sempre.
Occorre prenderne atto e rilanciare con forza l’alternativa della pace, l’unica che consente all’umanità di sopravvivere. Tale alternativa deve essere basata sul pieno riconoscimento dei diritti dei Palestinesi, la fine e smantellamento di ogni colonia sui Territori palestinesi e del blocco di Gaza, l’instaurazione di uno Stato palestinese sovrano destinato a coesistere pacificamente con quello israeliano, l’invio di forze militari internazionali di interposizione alla frontiera tra i due Stati.
L’Occidente ha ormai esaurito la funzione di guida del Pianeta che ha malamente esercitato negli ultimi secoli. La ridefinizione degli equilibri planetari costituisce oggi il compito principale è più impellente per evitare il baratro della terza guerra mondiale che è alle porte.
Una soluzione secondo principi di giustizia della questione palestinese, troppo a lungo ignorata, elusa e derisa dagli irresponsabili governi dell’Occidente, rientra a pieno in questa ridefinizione, così come vi rientra la soluzione del conflitto ucraino.
Non rimane molto tempo per evitare la catastrofe. Anche i popoli dell’Occidente devono riappropriarsi del proprio destino cacciando governi corrotti, razzisti e guerrafondai. In Italia dobbiamo liberarci del governo Meloni, suddito bovino della Nato e del complesso militare-industriale, per instaurarne uno che sia ben più consono ai sentimenti di pace e di umanità nutriti dalla stragrande maggioranza del popolo italiano.
Su tutti questi temi si svolgerà a Roma, il 4 novembre prossimo, una grande manifestazione nazionale promossa dalle forze che non si rassegnano al precipizio della guerra mondiale e della fine della civiltà umana.
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