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11/10/2023

Palestina - Aggiornamenti dal fronte e dal resto del mondo

Nella notte le Forze armate israeliane hanno colpito diverse aree residenziali nella zona orientale della Striscia di Gaza, incluse parti di Jabalia e di Khan Yunis, causando almeno 30 morti. Sono saliti a 950 i morti a Gaza con circa 5mila feriti, secondo il ministero della Sanità palestinese.

“Si ritiene che più di 263.934 persone a Gaza siano fuggite dalle loro case”, ha detto nella notte l’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite OCHA, avvertendo che “questo numero è destinato a crescere ulteriormente”.

Un edificio nella città israeliana di Sderot, nei pressi del confine con Gaza, è stato colpito dai razzi lanciati dalla Striscia.

Le forze di difesa israeliane hanno identificato altri 14 soldati uccisi sabato durante i combattimenti con i gruppi palestinesi. Il bilancio totale diventa così di 170 militari israeliani uccisi.

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Sono saliti a 21 i palestinesi uccisi in Cisgiordania in quattro giorni

Mentre proseguono i bombardamenti su Gaza, altri palestinesi continuano ad essere uccisi dall’esercito e dalla polizia israeliani in Cisgiordania.

Tra loro due giovani palestinesi che sono stati uccisi martedì sera dalla polizia israeliana durante gli scontri scoppiati nella città di Silwan, a Gerusalemme Est.

Il corrispondente dell’agenzia di stampa palestinese, WAFA, ha detto che due giovani sono stati uccisi dalla polizia durante gli scontri nel quartiere di Ain Al-Loza nella città di Silwan. Sono stati identificati come Abdel-Rahman Faraj e Ali Abasi.

Nel frattempo, le forze armate israeliane hanno anche preso d’assalto il quartiere di Ras al-Amoud innescando scontri con i residenti.

Nella città di Al-Issawiya, a nord della Gerusalemme occupata, sono scoppiati scontri con le forze di occupazione israeliane, dopo che queste hanno preso d’assalto la città prendendo di mira i cittadini palestinesi con proiettili e istituendo posti di blocco militari.

Nel frattempo due giovani palestinesi sono stati uccisi e altri due feriti, di cui uno gravemente, dalle forze israeliane durante gli scontri scoppiati al checkpoint militare di al-Jalama a nord di Jenin.

Mahmoud Saba’neh, 21 anni, e Ahmad Saba’neh 25, entrambi della città di Qabatia, a Jenin, sono stati colpiti e feriti dalle forze israeliane.

Secondo la Mezzaluna Rossa (PRCS) Mahmoud è morto per le ferite critiche riportate prima di raggiungere l’ospedale, Ahmad è invece morto poco dopo aver raggiunto l’ospedale.

Il numero di palestinesi uccisi dalle forze di occupazione israeliane in Cisgiordania da sabato è salito a 21.

Il ministero ha aggiunto in una dichiarazione rilasciata questa mattina che oltre alle persone uccise, circa 130 persone sono state ferite da proiettili israeliani in Cisgiordania durante lo stesso periodo.

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Libano. Hezbollah distrugge veicolo militare israeliano

Continua a salire la tensione anche al nord, al confine tra Libano e Israele. In un comunicato Hezbollah sostiene che in risposta agli attacchi ‘israeliani’ che hanno preso di mira un certo numero di punti di osservazione appartenenti alla Resistenza islamica, “i nostri combattenti questa sera hanno preso di mira un veicolo “israeliano” militare del tipo “Zelda” nel sito di Al-Sidh a ovest della città di Salha (il cosiddetto insediamento di “Avivim”) con due missili guidati, colpendolo con successo e distruggendolo completamente”.

Nella giornata di ieri ci sono stati lanci di razzi dal Libano verso Israele in seguito al bombardamento israeliano di una città nel sud del Libano nella regione di Suhil Qalila, verso l’Alta Galilea.

Israele ha bombardato le città nel sud del Libano con colpi di mortaio, costringendo ad evacuare le abitazioni.

Martedì, un certo numero di colpi di mortaio sono stati sparati anche dalla Siria sulle alture del Golan occupate da Israele. Le forze armate israeliane hanno detto che molti dei proiettili hanno attraversato il territorio israeliano e sono atterrati in aree aperte, senza causare danni. Le forze israeliane hanno effettuato attacchi di artiglieria in Siria in risposta, prendendo di mira l’origine del fuoco di mortaio.

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Manifestazioni a sostegno dei palestinesi in Giordania

Decine di migliaia di persone hanno partecipato ieri ad Amman, la capitale della Giordania, ad una manifestazione indetta per chiedere l’entrata in guerra del Paese contro Israele. In Giordania vivono circa 2,2 milioni di palestinesi, su una popolazione totale di circa 10,5 milioni di abitanti.

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Nazioni Unite. Non tutti sostengono Israele

Gli Stati Uniti hanno espresso il loro rammarico per l’incapacità del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di raggiungere un consenso sulla condanna del Movimento di resistenza islamica palestinese Hamas, nella sua riunione d’emergenza a porte chiuse. Prima dell’apertura della sessione, gli Stati Uniti hanno invitato tutti i membri del Consiglio di Sicurezza a condannare l’attacco di Hamas contro Israele.

“Ci sono un buon numero di Paesi che hanno condannato gli attacchi di Hamas, ma ovviamente non tutti”, ha dichiarato l’assistente dell’ambasciatore statunitense alle Nazioni Unite, Robert Wood, dopo la sessione.

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Italia. Il Parlamento non converge su mozione del governo a sostegno di Israele

Dopo una notte e un giorno di trattative, maggioranza e opposizioni non sono riuscite a convergere su documento unitario su Israele.

E alla fine sono state votate 4 diverse risoluzioni alla Camera – e tre mozioni al Senato – con voti favorevoli incrociati, che permettono a ciascuno di sfilarsi dai punti più delicati. La maggioranza non vuole sottoscrivere che le responsabilità che hanno mandato in frantumi negli anni il processo di pace vadano addebitate non solo ad Hamas, che riceve la condanna dem “senza se e senza ma”, ma anche al governo di Benjamin Netanyhau. Giorgia Meloni aveva chiesto ai suoi di cercare la massima convergenza.

La Turchia disponibile a fare da mediatrice

È necessario astenersi da qualsiasi misura possa inasprire le tensioni in Medio Oriente, causare ulteriori spargimenti di sangue e aggravare i problemi. Lo ha dichiarato ieri il presidente della Repubblica di Turchia, Recep Tayyip Erdogan, durante una conferenza stampa congiunta con il cancelliere austriaco, Karl Nehammer, ad Ankara. La Turchia è pronta a qualsiasi forma di mediazione, ha precisato il presidente turco, incluso lo scambio di prigionieri. “In base al principio secondo cui non esistono perdenti con una pace giusta, lanciamo un appello a tutti gli attori ad assumersi le proprie responsabilità per ristabilire la pace”, ha aggiunto Erdogan. Al contrario, secondo il presidente turco, gettare benzina sul fuoco e colpire i civili non è nell’interesse di nessuno.

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