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13/09/2013

Livorno, si spacca il movimento 5 stelle. E ora?

La nostra testata ha cominciato ad occuparsi dell'entrata di Beppe Grillo in politica fin dal V-Day del 2007. Abbiamo scritto articoli corretti ma critici, ma anche solidarizzato quando il Pd parlava di fascismo nel M5S. Abbiamo affrontato senza rimozioni la vicenda Casapound, quella del comunicato M5S sugli immigrati a Pontedera ma anche l'importanza della vittoria politica alle elezioni siciliane e la composizione socio-antropologica del movimento.

Insomma, pensiamo di aver sempre detto la nostra sul M5S con rispetto, senza supponenza, con distanza critica quando ci sembrava il caso e con partecipazione quando Grillo ha assestato dei colpi pesanti al Pd e al Pdl. Cercando di produrre categorie politiche di analisi non giudizi buoni per provocare polemiche o sparare battute. Chi scrive poi ha una stima personale per diversi esponenti del movimento livornese, grazie alla loro disponibilità a discutere sui nodi seri del futuro della città (economia, immissione di tecnologie, finanza dal basso) che non è mai scontata e non va dimenticata.

La vicenda della spaccatura interna al movimento 5 stelle, sulla quale il Tirreno ci si è gettato con goduria pensando agli interessi del padrone Pd, è quindi qualcosa di serio da commentare, con senso dell'analisi e del rispetto. Cosa, quest'ultima, che non deve mancare soprattutto nella constatazione che la spaccatura emersa sulle pagine del Tirreno è politicamente grave sia in prospettiva di serio contrasto al Pd che dal modo di fare politica che si intravede. Diciamocelo chiaramente: una spaccatura su differenti analisi sul futuro dell'economia livornese, frutto di una diversa visione del lavoro scientifico (che è ossigeno per Livorno), non sarebbe finita con la discussione su chi tiene le chiavi dell'accesso a Facebook. Purtroppo gli argomenti decisivi per arrivare ad una rottura secca sembrano essere emersi prima di una compiuta visione politica sulla quale, magari, giocare un conflitto interno forte ma socialmente produttivo. Allo stesso tempo desta delle perplessità il fatto che, su un territorio dove il Pd ha espulso di fatto migliaia di persone dalla vita politica cittadina (non solo negando referendum ma chiudendo spazi pubblici, impoverendo biblioteche, deprimendo il sistema educativo, banalizzando il dibattito politico con l'aiuto del Tirreno) escano fuori, stando alla stampa, discussioni su nomi e organigrammi che appartengono ad un metodo politico, sicuramente interno alle regole del M5S, di fatto avulso alla città.

Livorno è stata espropriata della politica, della discussione e del sapere politico, da un centrosinistra tossicodipendente di consumo di mattone e suolo, insensibile rispetto al fatto che migliaia di livornesi giovani non hanno futuro economico e pronto solo a blindare gli interessi clientelari. Leggere sul Tirreno di discussioni e spaccature di metodo, di organigrammi è sicuramente un qualcosa di più onesto rispetto alle beghe tra renziani e i posizionamenti dei franceschiniani. Ma non sposta di un millimetro il problema. Ogni movimento che si vuole reticolare deve essere un'occasione perché la città ritrovi se stessa, partecipi con le proprie forze ed intelligenza non l'ennesima occasione di fornitura di organigrammi per votare a un concorso di bellezza politica. Il M5S non è un raggruppamento qualsiasi: ha espresso il 27 per cento dei voti in città, ha delle responsabilità nel dover rompere schemi, barriere culturali che hanno impedito alla città di ritrovare sé stessa e che devono essere demolite pena l'estinzione di Livorno nella crisi. Anche nei settori dove il movimento si ritiene forte, il supporto alla proliferazione della figura dell'informed citizen alla Jenkins (che Casaleggio cita abbondantemente), si constata che dopo il boom elettorale la città non ha beneficiato, da parte del M5S, di un qualche capacità nella comunicazione politica a bene, ed uso, collettivo. Tutto questo non è avvenuto, o non è ancora avvenuto, allora senza polemiche è giusto registrare il dato. Si tratta quindi di guardare al futuro, ad una scadenza, le elezioni 2014, persino storica per la città. Quando l'eventuale conferma del Pd al potere significherebbe l'accelerazione del processo di  estinzione economica, sociale, ambientale del territorio.

C'è poco da girarci attorno: le polemiche, le spaccature, l'estremismo in pantofole e il moderatismo in infradito (facce della stessa medaglia) e i personalismi servono solo a salvare il PD e quindi a contribuire a battere qualche chiodo in più sulla bara di Livorno. E qui ora si tratta intanto di capire chi, oggi a Livorno, è il movimento 5 stelle, chi lo rappresenta e con quali intenzioni. Perché dalla spaccatura, esaltata come tale ad arte dal Tirreno (mica si trattava di un assessore da salvare magari con buca nei conti delle proprie aziende..) non si è capito. E soprattutto, detto con il sorriso sulle labbra, basta davvero con esperienze di movimento che, prima delle idee, fanno valere la presenza di regolamenti di condominio e finiscono per spaccarsi, in un momento cruciale, guarda caso proprio come in un'assemblea condominiale quando si discute sulle quote dell'ascensore. E, andando alla sostanza, la chiarezza fa bene a tutti: nel prossimo futuro un movimento 5 stelle, versione iceberg scongelato a giro per i mari, con un patrimonio di 10-12 per cento di voti, sganciato da tutti, logorato da una dialettica interna, della quale gode solo il Tirreno per i titoli a sensazione, non serve a Livorno. Serve solo al Pd magari per garantirsi un comodo secondo turno contro il Pdl in una gara a chi fa meglio la campagna elettorale in modo da spartirsi, con qualcosa anche per il perdente, le spoglie per la città. Già perchè qui è in gioco la città, il fatto se avrà davanti a sé i prossimi anni o no, non l'elezione del più prestigioso del villaggio. Ad avviso di chi scrive il M5S stelle può dare tanto a Livorno, ha dentro persone entusiaste che affinano le loro competenze, ma entro un ampio e partecipato CLN di ricostruzione, in una logica di inter pares non in quella della città che deve scegliere tra il candidato emerso con una piattaforma liquid feed-back e uno con le primarie alla Renzi. Il disastro sociale ed economico operato a Livorno dal centrosinistra, uno dei più gretti e chiusi a livello nazionale, va superato avendo ben chiaro che la crisi livornese è di sistema. Economico e politico. E che azzecare il secondo turno alle amministrative di per sé no serve a nulla: serve un lungo, profondo lavoro da CLN per invertire il declino di questa città. E' vero che il M5S ha delle regole. Ma le ha anche la politica, le ha la logica di radicamento sociale. E quando le regole non riescono ad operare questo radicamento, e (a quanto si vede) nemmeno la serenità del dibattito interno, si tratta di metterle tra parentesi per capire cosa ha bisogno la propria città per uscire dal dramma in cui è precipitata. Ne guadagneremo tutti ma soprattutto la prospettiva di futuro di questa nostra città in grave pericolo.

per Senza Soste, nique la police

13 settembre 2013


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