Le prospettive di Potere al Popolo e la rottura con la “sinistra”, le interlocuzioni con le altre forze alternative in Europa, il giudizio sul governo Lega/M5S, i diktat europei e l’immigrazione, la neutralità in politica estera. Qui di seguito l’intervista de L’Antidiplomatico a Giorgio Cremaschi.
Come sta affrontando Potere al Popolo il percorso di avvicinamento alle europee e la recente rottura con Rifondazione Comunista?
Non lo dobbiamo nascondere, stiamo uscendo da una crisi apertasi con la decisione della dirigenza di Rifondazione comunista di abbandonare il progetto, anche se molti suoi militanti sono rimasti in Potere al Popolo. Il discorso è semplice: quando i giovani del ex OPG di Napoli hanno lanciato il loro appello e abbiamo fondato Potere al Popolo con l’obiettivo specifico di non riprodurre gli ultimi fallimentari aggregati della sinistra radicale – arcobaleni, rivoluzioni civiche e altre Europe con Tsipras che fossero. Non è una federazione di partiti ma è un soggetto unico che deve avere la sua autonomia e che ha bene in mente i fallimenti della sinistra del passato. E a questa strada non rinunciamo.
Deve ammettere che non è però facile oggi orientarsi per un cittadino italiano tra le tante “offerte” a sinistra in Italia...
Partiamo da un dato di fatto imprescindibile su cui dobbiamo essere molto chiari. Al bar o in periferia la sinistra viene associata al Jobs act, alla legge Fornero e ai disastri degli ultimi anni. L’idea di Potere al Popolo nasce proprio dall’esigenza di un’alternativa vera, una critica di massa che si riappropri del suo elettorato storico per la realizzazione del Socialismo del ventunesimo secolo. E per farlo le parole sono importanti: contro il mercato c’è il pubblico, contro lo sfruttamento c’è l’eguaglianza sociale così come viene affermata nell’articolo 3 della Costituzione, il più ignorato e violato da tutti i governi assieme all’articolo 11. Tutto questo non si può ricostruire nei quadri della sinistra del passato ma solo con un progetto nuovo. Lo voglio dire in modo ancora più brutale: non è più il tempo della sinistra del centro sinistra, ma di un polo nuovo che prenda piena coscienza del fallimento totale della sinistra in Italia e che sappia partire con un’opposizione dura a questo governo sempre più egemonizzato dal fascio-liberismo – uso un termine che avete utilizzato spesso sull’AntiDiplomatico recentemente – di Salvini. E che sappia combattere, allo stesso tempo e con la stessa forza, la sinistra che tifa spread.
Ha citato Salvini. Come giudica l’altra componente del governo: il Movimento 5 Stelle.
Ci sono tante, tantissime persone in perfetta buona fede, molte di ispirazione di sinistra schifate giustamente dal Pd che hanno aderito, votato e aiutato a crescere il Movimento 5 Stelle. Mi permetto di ricordare al M5S che la sinistra italiana si è suicidata definitivamente con la decisione della dirigenza di Rifondazione comunista dei vari Diliberto e Bertinotti nel 2007 di votare a favore della missione in Afghanistan. Mi ricordo la discussione interna al partito in quei frangenti e mi viene in mente oggi osservando quello che sta avvenendo nel Movimento cinque Stelle soprattutto in relazione al Tap. Mandati solenni del popolo rinnegati per la realpolitik portano al disastro.
In Europa è indubbio come forze di sinistra che hanno fatto i conti con il passato e con i fallimenti del passato – penso soprattutto a Melenchon in Francia e Sahra Wagenknecht in Germania ma anche Corbyn nel Regno Unito e il partito comunista in Portogallo – stiano notevolmente aumentando il proprio consenso popolare. Cosa manca a Potere al Popolo per seguire quest’onda?
Uno dei difetti della sinistra italiana è stato l’innamoramento dei modelli esteri. Per Tsipras e prima ancora per Zapatero. Non è possibile riportare in Italia un modello che funziona all’estero e questo vale per esperienze che studiamo da vicino perché davvero interessanti come quelle di Melenchon in Francia o di Sahra Wagenknecht in Germania. Una sinistra per il socialismo italiano nascerà solo per la storia, la cultura e le lotte territoriali di questo paese e non per imitazione di altri. Cosa manca a Potere al Popolo oggi? Chiaramente i mezzi, perché la politica non dobbiamo essere ipocriti si fa con i mezzi, anche se dalla nostra abbiamo l’energia di tantissimi giovani.
Quei partiti che citavo prima stanno aumentando i loro consensi forse anche perché lentamente stanno compiendo passi importanti di rottura con l’impostazione utopica cosiddetta “no border” della sinistra radicale sul tema dell’immigrazione. Impostazione che come abbiamo visto in tutta Europa ha aumentato notevolmente il consenso dei vari fascio-liberismi, anche nelle fasce di elettorato storicamente di sinistra. Qual è la posizione di Potere al Popolo sul tema?
La sicurezza e i migranti sono un’arma di distrazione di massa potentissima per non far capire alle persone che se oggi gli alberi ti cadono addosso e uccidono la gente anche nel ricco nord è perché da anni i comuni non hanno i soldi per la manutenzione. E non li hanno per le logiche perverse di bilancio imposte dall’Unione Europea. Un tema su cui vorrei tornare dopo.
Sull’immigrazione, è una questione epocale che richiede un approccio serio. Siamo contro la legislazione poliziesca, dalla legge Bossi Fini al decreto Minniti al decreto Salvini che trasforma la questione sociale dei migranti in questione di ordine pubblico, alimentando la guerra tra i poveri e soprattutto lo sfruttamento ed il caporalato dei migranti ricacciati nella clandestinità. Siamo anche no border perché stiamo con le persone e non perché siamo per accogliere tutti, come dice chi non vuole accogliere nessuno. Ma combattiamo l’impresa della accoglienza, quella di cui si vantava Buzzi e invece abbiamo come modello Riace proprio perché lì si è costruito un modello di crescita comune non di semplice accoglienza ed è bene ricordare che quel modello, prima che da Salvini è stato contrastato dal PD di Minniti.
Detto questo la questione delle migrazioni va affrontata non come un diritto liberale ma come una grande questione sociale mondiale, bisogna accogliere chi emigra ma creare le condizioni perché non si debba migrare per guerre o fame. A partire dall’Italia dove la crisi economica sta portando via migliaia e migliaia di giovani ogni anno. E penso poi all’intollerabile dominio della moneta francese in Africa, il CFA, il vecchio franco che è una gabbia. Dobbiamo capire che la priorità è impedire che le persone siano costrette a abbandonare le proprie abitazioni. E, anche qui, non si tratta di slogan vuoti come “aiutiamoli a casa loro”. No si tratta di lotta al neo-liberismo.
Veniamo all’Unione Europea e alle regole di bliancio. L’ha sorpresa che a difendere il governo italiano fossero le compagini di sinistra “sovranista” e a attaccarlo pesantemente gli amici “fascio-liberisti” di Salvini in giro per l’Europa?
Partiamo da una premessa: la rinuncia della Merkel è davvero la fine di un’epoca, forse simile alla fine del sistema di Metternich. E’ un terremoto: il centro liberal-democratico che ha governato l’Europa e quindi l’Italia con l’alleanza tra liberali e socialisti si sta dissolvendo. E’ il Fallimento dell’UE così come era stata prospettata, vale a dire prosperità dei suoi popoli. Come cercano di uscirne? Associando al termine “populismo” tutto, dai fascio-liberisti amici di Salvini a Melenchon. Il fatto che le sole voci forti e chiare contro la Commissione UE vengano da leader della nuova sinistra europea non vuol dire, come afferma invece la sinistra dello spread, che questi si siano convertiti al sovranismo reazionario, ma al contrario che una sinistra che voglia stare con gli sfruttati e coi poveri deve combattere, non assecondare, il liberismo autoritario della UE. La sinistra che ha sposato le politiche di austerità e di rigore ha fatto tra gli operai e i disoccupati la più efficace delle propagande a favore dei vari Salvini d’Europa.
Potere al Popolo è stata l’unica forza politica italiana a dire in modo chiaro di sostenere Melenchon nel suo attacco contro i tecnocrati europei che violentano per l’ennesima volta la sovranità italiana. E’ significativo come gli alleati europei di Salvini si siano subito schierati con l’Unione Europea. E’ significativo ma non sorprende perché dal lato delle politiche economiche le élite potrebbero scegliere come negli anni ’30 questa strada. Melenchon ha dichiarato che, pur non condividendo la manovra economica e le scelte di fondo del governo italiano, ritiene inaccettabile e da respingere l’intervento della Commissione UE. Al contrario, il leader dei sovranisti reazionari europei, il capo del governo austriaco Kurtz che in questi sei mesi è anche a capo del governo politico della UE, è stato il primo a dire: “noi non pagheremo i debiti dell’Italia”. Non basta essere in contrasto con la UE per stare nel campo dell’eguaglianza e della giustizia sociale, Salvini lo dimostra. Ma se si sta con la UE dell’austerità quel campo lo si abbandona e basta. Come ha fatto la sinistra ufficiale che per questo è stata abbandonata dal suo stesso popolo.
Quali sono le prime tre misure che prenderebbe Potere al Popolo al governo?
Primo, il controllo dei movimenti di capitali, poi l’utilizzo delle nazionalizzazioni e non le privatizzazioni come strumenti di politica economica. Infine, la messa in discussione della NATO e dei suoi vincoli veramente e non solo con ridicoli giri di valzer tra Trump e Putin.
Quali sono i tre pilastri della politica estera di Potere al Popolo?
Il primo smascherare tutti i finti critici del sistema. Tutti coloro che criticano l’UE e tacciono sulla Nato non sono credibili. Non si può pensare di costruire sovranità sul piano economico e sociale senza discutere pienamente la partecipazione dell’Italia nella Nato. Sogno un’Italia neutrale e fuori della Nato. Sono stato in Donbass a osservare le cannonate congiunte Nato e Ue. Mi viene da sorridere quando sento qualche pseudo intellettuale dire che l’Unione Europea ci preserva dalla pace. Io non sono stato e non sono filo Putin. E’ stupido attribuire questo appellativo a tutti quelli che chiedono una politica estera diversa per il nostro paese e che vedono come una minaccia per il futuro dell’Europa l’espansione militare senza fine della Nato ai confini con la Russia. Nato poi per l’Italia significa armi nucleari sul nostro territorio. A venti chilometri da casa mia stanno mettendo bombe nucleari di nuova generazione (nuova generazione significa pronte per essere utilizzate).
Questo è il primo pilastro. Per il resto la politica estera di Potere al Popolo prevede il pieno sostegno a tutte quelle realtà, forze politiche e governi che mettono in discussione e combattono contro il neo-liberismo e le sue logiche perverse.
Siamo, terzo pilastro, poi contro il Ceta, e contro i trattati neoliberali ideati appositamente per imporre le scelte di politica economica ai paesi. Sul TAP, ad esempio, penali dirette non ci sono. Ma è chiarissimo che il gasdotto è una scelta politica in accordo con le questioni geopolitiche di guerra energetica tra Trump e Putin.
La vittoria di Bolsonaro in Brasile è un pessimo segnale per l’America Latina e il mondo...
Si una svolta negativa per America Latina e per tutto il mondo. Mi ricorda il golpe del 1973 quando Pinochet si trasformò presto nel topo da laboratorio della politica economica dei Chicago Boys. Quella politica economica che viene oggi imposta attraverso la Troika a tutti i paesi dell’Unione Europea. Non sono state elezioni libere perché l’imprigionamento di Lula, sicuro vincitore e in carcere per accuse ridicole che al cospetto Salvini dovrebbe avere l’ergastolo per le faccende del suo partito, e il pronunciamento dei generali brasiliani hanno gettato l’America Latina indietro di decenni.
Nella disgrazia l’unico aspetto positivo è che la vittoria di questo personaggio in Brasile smaschera definitivamente Salvini con il suo sostegno a colui che propone la privatizzazione di tutti i servizi pubblici e l’abolizione delle tredicesime come primo atto. Bolsonaro, infatti, non solo è un colonnello sanguinario in doppiopetto, ha un programma ultraliberista di privatizzazioni, licenziamenti di massa, taglio dei salari e delle prestazioni sociali assieme a riduzioni di tasse per ricchi, banche e finanza. Mi viene in mente spesso, riflettendo sull’epoca che stiamo vivendo, un motto ormai centenario ma di un’attualità imbarazzante. “Socialismo o barbarie”. Al momento, non c’è dubbio, le barbarie stanno vincendo ma dobbiamo preparaci per il secondo tempo.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento