“L’Ue proroga unanimemente le sanzioni contro la Russia visto che non ci sono progressi nell’implementazione degli accordi di Minsk sul cessate il fuoco in Ucraina”. Lo ha annunciato in un tweet il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, mentre è in corso la riunione dei capi di stato e di governo dell’Ue. E’ l’ottava proroga consecutiva delle sanzioni contro la Russia adottata all’unanimità.
Se ne deduce che anche il governo gialloverde italiano si è adeguato alla posizione dell’Unione Europea, nonostante in campagna elettorale avesse annunciato di voler mettere fine alle sanzioni contro la Russia. Una ennesima doccia fredda per chi sperava in Salvini e Di Maio? Non del tutto.
E’ significativa l’analisi avanzata nei giorni scorsi dalla newsletter Affari Internazionali (del filo atlantico think thank Istituto Affari Internazionali, ndr). In un articolo pubblicato lo scorso 12 dicembre, Affari Internazionali scrive che l’incidente nel mar d’Azov tra Russia e Ucraina avrebbe complicato l’ambizione della coalizione tra Lega e Movimento 5 Stelle al potere in Italia di rilanciare il dialogo con Mosca. “Eppure c’è motivo di credere che i realisti nel governo potrebbero avere quasi tirato un sospiro di sollievo” sottolineava la newsletter dello Iai, “L’ennesima provocazione russa renderà più facile per il governo gialloverde fare marcia indietro sull’opposizione alle sanzioni Ue contro la Russia, un punto su cui Lega e 5 Stelle avevano insistito durante la campagna elettorale”.
Di fronte alle sanzioni alla Russia, che hanno avuto un effetto negativo per le aziende italiane (-11,8% nel 2014, -25,4% nel 2015 e -5% nel 2016) molte aziende italiane hanno recuperato un po’ di mercato in modo indiretto, esportando in Bielorussia e Serbia e poi da lì in Russia
Ma ancora più interessanti e significative sono le conclusioni dell’analisi dell’Istituto Affari Internazionali nel rapporto tra l’Italia e le sanzioni alla Russia: “In ultima analisi, l’interesse italiano è meglio servito dal mantenimento dell’unità europea e dal coordinamento con gli Usa. I costi dello scontro con la Russia non sono irrilevanti. Ma quelli di una rottura del fronte euro-atlantico, tanto più per ottenere benefici incerti, sono superiori. Una valutazione pragmatica di questi interessi porta a concludere che non è tempo di opporsi alle sanzioni contro Mosca”.
Dunque il governo “a tre” mostra di aver ben compreso la gabbia nella quale può e non può dare seguito alle sue dichiarazioni, una gabbia composta dall’Unione Europea e dalla Nato. Prima la capitolazione sul deficit davanti alla Commissione europea, adesso la capitolazione sulle sanzioni alla Russia. Diventa sempre più difficile individuare gli interstizi del “cambiamento” nel governo prodotto dall’accordo tra Lega e M5S. Sulle scelte di fondo sta facendo le stesse cose dei governi del Pd o di Berlusconi, con un di più negativo derivante dalle fanfaronate di Salvini sul Medio Oriente.
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