Il colpo d’occhio restituisce l’immagine di una manifestazione pienamente riuscita. Almeno 70mila persone (80 mila secondo fonti vicine al M5S) hanno sfilato nel corteo promosso dal M5S da Piazza Vittorio a via dei Fori Imperiali riempiendola da Piazza Madonna di Loreto, dove era stato allestito il palco, fino a largo Corrado Ricci. Si tratta indubbiamente di una delle manifestazioni più grandi degli ultimi anni, che ha surclassato nei numeri quella eurosuprematista di Piazza del Popolo di venti giorni fa.
Gli striscioni di apertura recitano “No al riarmo”; “Basta soldi per le armi, fermiamoli”. È una manifestazione decisamente popolare, con una fortissima presenza di persone venute dal Meridione, a conferma che gran parte dell’insediamento sociale del M5S rimane nel Sud. Ma anche sul piano anagrafico e sociale è ben diversa da quella “europeista” di Serra e La Repubblica. Ci sono molti adulti ma sicuramente meno anziani e benestanti di quelli visti in Piazza del Popolo. Possiamo dire che c’era popolo, anzi “un popolo”, quello pentastellato che ha dato una prova di forza.
La riuscita della manifestazione è indubbiamente un segnale che va messo al positivo, a conferma che nel paese l’opposizione alla guerra e al riarmo ha una sua base di massa che deve trovare una espressione politica, e al momento questa viene individuata nel M5S.
In una netta predominanza di bandiere M5S, tante anche quelle arcobaleno per la pace, nel corteo hanno sfilato i vari spezzoni del movimento. Uno di questi canta Bella Ciao e grida slogan come “fuori i fascisti dallo Stato”.
Più indietro un camioncino diffonde le note di “Give peace a chance” di John Lennon. Colpisce l’articolazione di striscioni e spezzoni su gruppi territoriali di città grandi e piccole, segno che il M5S si è lasciato alle spalle i meetup per strutturarsi sul territorio in modo più stabile. Come dicevamo c’è molto Meridione ma anche lo spezzone M5S della Lombardia era bello nutrito, mentre a chiudere il corteo c’era quello del Friuli.
Sfilano anche le realtà esterne al M5S che hanno scelto di essere in piazza. Il Fronte del Dissenso con uno striscione che invoca “Pace con la Russia, viva la resistenza palestinese”. E poi lo spezzone di Rifondazione Comunista con una grande bandiera della pace e lo striscione “Fuori la guerra dalla storia”. Il PRC questa volta ha fatto uno sforzo con uno spezzone dignitoso, assai più striminzito quello dei Giovani Comunisti.
Sfila poi un bandierone della Palestina a compensare la scarsità di bandiere palestinesi nel corteo, sopperita però da molti slogan come Free Palestine in molti spezzoni anche del M5S. Pochissime – e per fortuna – le bandiere europee anche se una ha continuato a sventolare fastidiosamente davanti all’ex presidente della Camera Roberto Fico mentre interveniva dal palco.
Dal palco del M5S è intervenuto Favio Lotti, organizzatore della marcia per la Pace Perugia-Assisi ma che era presente (non sul palco) anche nella manifestazione eurosuprematista di Piazza del Popolo dello scorso 15 marzo.
Striminzito il gruppo di Avs, poche bandiere e poca gente, praticamente una delegazione più che una partecipazione convinta alla manifestazione. Così come il Pd, senza bandiere ovviamente, che ha inviato una delegazione di parlamentari guidata dal capogruppo Boccia.
“Sono contento che le forze di centrosinistra siamo tutte qui. Stiamo piantando un pilastro solido e fermo per costruire una alternativa di governo” ha dichiarato il presidente del M5S, Giuseppe Conte.
Sfila lo spezzone di una ottantina di persone dell’area di Multipopolare/Ottolina Tv che ha investito molto su questa manifestazione. “Tutti a casa” è il refrain, ma si sente più chiaro e forte il sempreverde – e sempre attuale – “Fuori l’Italia dalla Nato, fuori la Nato dall’Italia”. E poi ancora gruppi territoriali del M5S. Colpisce un cartello “Alziamo la testa in Calabria”.
Più indietro ancora c’è lo striscione bilingue “Il popolo russo non è mio nemico”.
Dopo è tutto un continuum di gruppi territoriali del M5S fino a quello friulano che chiudeva il lungo corteo.
Sul piano politico una domanda ci ha ronzato nella testa mentre ci sfilava davanti un grande corteo: ma questa forza non era il caso di gettarla nello scontro politico anche quando il governo ha abolito il reddito di cittadinanza? Era una misura-simbolo del M5S ed era una misura sociale universale contro la povertà dilagante. La prova di forza dimostrata oggi forse ha mancato ad un appuntamento significativo sul piano sociale, quello che in un certo senso veniva indicato come prioritario – insieme al no al riarmo – dalla assemblea operaia dell’Usb nella vicinissima Piazza SS Apostoli (su questo vedi l’articolo in altra parte del giornale).
In secondo luogo la presenza della delegazione del PD alla manifestazione e l’apertura di Conte sulla futura coalizione di governo dichiarata ai giornalisti alla partenza del corteo, ripresentano per il futuro lo stesso incubo della gabbia del bipolarismo degli anni di Prodi e dei governi di centro-sinistra, una gabbia che ha stritolato e annichilito ogni alternativa in nome delle compatibilità, risucchiandone e disgregandone le forze politiche che intendevano rappresentarla. I danni e i costi li stiamo ancora pagando tutti.
La fretta e la superficialità con cui varie forze della sinistra di classe e alternativa si sono gettate nella manifestazione del M5S di oggi, non è un buon segnale sul futuro ma un indicatore di subalternità. Certo la lotta contro la guerra è una priorità e le convergenze per ingaggiarla con successo sono necessarie. Ma è necessario anche darsi delle coordinate ben definite per gestire i vari passaggi e le interlocuzioni delle mobilitazioni. Le manifestazioni, anche quelle riuscite, passano, ma senza prospettiva e indipendenza politica poi non si va da nessuna parte. C’è del tempo per ridefinire le coordinate e aprire la discussione, ma occorre cominciare a farlo. Un primo appuntamento è per domenica 13 aprile a Roma.
Fonte e foto
Nessun commento:
Posta un commento