Nel testo che segue troviamo un Aletta più contraddittorio e meno ficante del consueto. Del resto si tratta sempre di un "uomo del capitale", per quanto critico nei confronti dell'indirizzo liberista degli ultimi decenni.
Premesso questo il testo ha comunque un suo valore nel mostrare plasticamente - e per l'ennesima volta - come entro il paradigma capitalista non ci sia via di uscita per la crisi di sistema e civiltà che prima ha investito la riproduzione economica e ora è deflagrata su quella umana e ambientale.
Premesso questo il testo ha comunque un suo valore nel mostrare plasticamente - e per l'ennesima volta - come entro il paradigma capitalista non ci sia via di uscita per la crisi di sistema e civiltà che prima ha investito la riproduzione economica e ora è deflagrata su quella umana e ambientale.
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di Guido Salerno Aletta
"Se non si rompe non si aggiusta!": così proclamavano i Rivoluzionari comunisti che chiedevano il sovvertimento dei rapporti di Classe, appellandosi ai Proletari di tutto il mondo affinchè si unissero in questo sforzo immane e decisivo.
Era il "sistema capitalistico" che andava combattuto in quanto tale ed abbattuto: l'edificazione di una Società socialista non ammetteva le mezze misure sostenute dai Riformisti. Erano palliativi inutili, illusioni che anzi rafforzavano la presa del potere sul Proletariato.
La stessa previsione, a suo modo scientifica, della crisi inevitabile che avrebbe travolto il Capitalismo per via delle sue contraddizioni intrinseche, con la caduta tendenziale del saggio di profitto determinata dalla concorrenza sul mercato, serviva a dimostrare la insostenibilità di quel modello economico e sociale.
L'idea di una società finalmente giusta ed equilibrata, si fondava sul controllo sociale: non occorreva forgiare solo un Uomo nuovo, una Umanità finalmente liberata dall'ossessionante sfruttamento economico degli uni sugli altri, ma una Scienza al servizio dell'Uomo. Era una spinta irrefrenabile verso un Futuro diverso.
L'ideologia ambientalista che permea il post-Umanesimo considera a sua volta insostenibile il processo di crescita economica continua: in termini malthusiani, la Terra non può sfamare tutti gli uomini che ora la abitano, fornendo a ciascuno il tenore di vita goduto da coloro che vivono nei Paesi economicamente più avanzati. Il loro benessere dipende dallo sfruttamento degli altri Popoli: estendere a questi il medesimo livello di consumi è impraticabile perché le risorse materiali sono insufficienti.
Ne deriva che l'obiettivo della giustizia e della uguaglianza tra i Popoli non può essere perseguito con una rincorsa verso il maggior benessere che caratterizza i processi di crescita economica: la crisi sistemica è dietro l'angolo, perché il modello economico è intrinsecamente destinato al fallimento, con la fine della Umanità.
La temperatura atmosferica cresce di continuo per via delle emissioni di CO2 derivanti dalle attività dell'Uomo, con conseguenze devastanti sul clima: bisogna usare fonti energetiche rinnovabili, perché quelle fossili sono le maggiori responsabili della deriva incontrollabile in corso.
Anche in questo caso, come per il Comunismo, l'appello viene rivolto a tutti i Popoli: la Salvezza è comune ed indivisibile per l'intera Umanità. Occorre mobilitarsi e lottare insieme: "Ecologisti di tutto il mondo, unitevi!"
L'Ambientalismo incarna così una nuova coscienza di Classe e fa appello ad una nuova lotta di Classe.
Su scala globale, gli Ambientalisti sostengono che l'Occidente sfrutti le popolazioni dei Paesi meno sviluppati esattamente come una volta i Comunisti sostenevano che Padroni sfruttassero i Proletari.
Il sistema economico e sociale basato sulla crescita continua va combattuto ed abbattuto: la coscienza ecologista ne è il presupposto, ed in quanto tale va inculcata ed imposta in modo generalizzato.
Il controllo sociale, completo ed assoluto, dei comportamenti e dei consumi dei singoli è indispensabile.
Ogni evento va presentato in modo drammatico: da quelli climatici alle epidemie, siamo sempre ad un passo dalla catastrofe.
La crisi energetica, sempre più grave, è benvenuta: non solo quella che è stata causata sin dalla metà del 2021 da un aumento spropositato dei prezzi internazionali, dunque ben prima della invasione della Ucraina da parte della Russia, ma anche quella che deriva dal venir meno del gas proveniente dalla Russia e della imposizione di un price cap al suo petrolio. Un blocco dei rifornimenti globali, non solo all'Europa potrebbe manifestarsi dopo l'attacco di Hamas ad Israele e l'estensione delle parti in conflitto, con un incidente nello Stretto di Hormuz.
Il blocco di Hormuz non determinerebbe solo un aumento incontrollato dei prezzi dei carburanti e dei combustibili: cinquant'anni dopo le "domeniche a piedi" causate dal blocco di Suez, andremo incontro a razionamenti generalizzati.
La guerra alle fonti energetiche fossili sarebbe vinta: finalmente tutti fermi, al freddo ed al buio.
Tanto peggio, tanto meglio?
L'estremismo ideologico mira sempre al Controllo sociale.
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