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17/06/2014

I padroni del debito vogliono il sangue dell’Argentina


La Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto l'appello presentato dal governo dell'Argentina contro alcuni hedge fund statunitensi. L'Alta Corte Usa ha confermato invece la sentenza di un tribunale di grado inferiore che vietava al Paese latinoamericano di effettuare pagamenti sul debito ristrutturato dopo il suo default nel 2001 senza rimborsare anche i fondi hedge che avevano rifiutato l'accordo, tra i quali i fondi Aurelius Capital e Elliott Management. Con sette voti a favore e uno contrario, la sentenza ha stabilito inoltre che i possessori di bond argentini possono far ricorso alle corti americane per costringere l’Argentina a svelare dove controlla le  proprietà nel mondo per facilitare il recupero dei fondi. Secondo la sentenza l'Argentina dovrebbe restituire a questi fondi, che avevano acquistato il debito a prezzi molto scontati dopo la crisi, oltre 1,3 miliardi di dollari. Ma i rischi – ha avvertito l’Argentina – potrebbero anche andare al di là dei confini nazionali, minacciando i mercati internazionali e ostacolando il processo di ristrutturazione del debito, mettendo in guardia che in caso di bocciatura dell’appello, il rischio sarebbe stato di un nuovo default con possibili dure conseguenze per milioni di argentini. A seguito della decisione della Corte Usa i prezzi dei bond argentini denominati in dollari sono diminuiti da 84 a 74 centesimi e i Cds (i Credit default swap ossia polizze assicurative sui titoli contro il rischio di default) sono in forte aumento. Gli investitori finanziari temono un “default tecnico” dello Stato argentino dopo la sentenza della Corte Usa.

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