Ad esempio, la
quantità di cotone lavorata da un solo operaio filatore europeo in una
fabbrica moderna si è accresciuta in proporzioni colossali rispetto a
quella che un filatore europeo riusciva a produrre in tempi passati con
il filatoio a ruota. Ma il valore del cotone lavorato non presenta un
aumento proporzionale alla sua massa. Il medesimo fenomeno si riscontra
per le macchine e per tutto il capitale fisso. In breve, la stessa
evoluzione, che porta all’aumento della massa del capitale costante
rispetto al variabile, tende a far diminuire, in seguito alla crescente
produttività del lavoro, il valore degli elementi che lo costituiscono
ed impedisce di conseguenza che il valore del capitale costante (per
quanto in continuo aumento) si accresca nella stessa proporzione della
sua massa materiale, cioè della massa materiale dei mezzi di produzione
messi in opera da una stessa quantità di forza-lavoro. In alcuni casi
particolari può anche accadere che la massa degli elementi del capitale
costante si accresca mentre il suo valore rimane invariato od anche
diminuisce.
Queste
considerazioni hanno valore anche per quanto riguarda la svalorizzazione
del capitale esistente, ossia degli elementi materiali che lo
costituiscono, derivante dallo sviluppo dell’industria. Esso pure
rappresenta uno dei fattori che agiscono continuamente per ostacolare la
caduta del saggio del profitto, quantunque in particolari circostanze
possa ridurre la massa del profitto, riducendo la massa del capitale che
produce il profitto.
Resta qui ancora una
volta dimostrato che le medesime cause che determinano la tendenza alla
caduta del saggio del profitto agiscono al tempo stesso da freno nei
suoi confronti.>>
Karl Marx, IL CAPITALE , LIBRO III ,SEZIONE III
LEGGE DELLA CADUTA TENDENZIALE DEL SAGGIO DEL PROFITTO
CAPITOLO 14, CAUSE ANTAGONISTICHE
La tempistica del
“ping-pong” fra la tendenza del capitale costante ad aumentare (secondo
la tendenza del saggio dei profitti globali a cadere) e i prezzi della
componentistica a diminuire, è stata molto velocizzata dall’informatica.
Questa, infatti,
rappresenta un mercato “giovane”: nato e cresciuto dopo la seconda
guerra mondiale, a differenza di altri mercati già esistenti e poi
capitalistizzati, o cresciuti con la prima industrializzazione, è lo
“specchio” degli anni ’80-2000 (rispetto al mercato automobilistico,
sviluppatosi tempo addietro e che ha conosciuto una storia capitalisticamente “lineare”).
In questo mercato non si possono (ancora?) riscontrare tutti quanti i sintomi “classici” dell’imperialismo o, meglio, sono cambiate diverse cose da quanto analizzato da Lenin nel suo celebre libro:
ad esempio il tipo di monopoli da lui analizzati. Se infatti la
creazione di un’oligarchia finanziaria, le continue acquisizioni di
aziende e la formazione di altre di dimensioni sempre più grandi, unite
all’esportazione di capitali e merci in tutto il mondo o al ruolo delle
grandi banche sono realtà che abbiamo sotto gli occhi, il tipo di
monopolio (o oligopolio) odierno nel campo informatico si differenzia
notevolmente da quello, ad esempio, nel settore minerario o
automobilistico. Google, Facebook, Amazon o Microsoft, con tutte le
contraddizioni del caso, rappresentano società che, nel loro campo,
detengono “diritti di proprietà” su merci virtuali e fisiche (notizie,
profili dei social network, programmi o dispositivi) che trasmettono o
permettono di trasmettere informazione. Non stiamo dicendo che questa
sia “la società dell’informazione”, poichè ogni società è società di
informazione; ma che c’è un’enorme differenza fra il possedere un
monopolio su di una fonte energetica (carbone o petrolio) o un prodotto
lavorato come l’automobile ed essere proprietari di qualcosa che emette
dati in continuo aggiornamento. I social network in particolare
rappresentano una straordinaria fonte di rendita per vendere
informazioni e pubblicità in base alla profilazione degli utenti (e qui
stendiamo un velo pietoso su chi pensa che, per il semplice fatto di
postare la foto di un gattino si produca valore nella società) ma, al
tempo stesso, anche un vettore di comunicazione. Strumenti che sempre
più spesso vengono utilizzati in ogni parte del mondo per organizzare
proteste, rivolte, e diffondere notizie scomode. Sarà poco, dipenderà da
infrastrutture chiuse il cui funzionamento è oscuro ai più, ma per la
prima volta nella storia ci sono strumenti “social” i quali, pur
assorbendo e riflettendo ogni tipo di disagio e feticcio esistenti,
permettono di andare oltre e fare potenzialmente “network” per
sincronizzarsi sulle stesse frequenze. Con un hashtag come con una foto.
Senza contare la crescente diffusione di
strumenti più raffinati e volti non solo alla condivisione di dati, ma
proprio alla produzione, dalla piccola come alla grande scala
(le stampanti 3D). Una contraddizione che vedremo esplodere fra qualche
anno, visto che il Capitale tende a socializzare sempre più la
produzione, facendo in questo caso un grande e nuovo salto qualitativo,
oltre che quantitativo. Ma in misura nuova, come nota Rifkin nel suo
ultimo libro, attraverso il cosiddetto “internet of things”,
ovvero i sensori montati su ogni oggetto con cui entriamo in contatto e
il contrasto fra il capitalismo come lo conosciamo e quelli che lui
chiama i “commons”.
Un altro punto da
guardare con attenzione è quello della velocità: le contraddizioni
della tecnologia, potremmo dire, viaggiano alla velocità dei (Big) dati!
Questa nuova tecnologia più di tutte incarna elementi “spuri”, non
prettamente capitalistici: la condivisione di qualsiasi tipo di
materiale, dai film ai libri passando per musica e immagini, con la
conseguente erosione della proprietà privata dei diritti d’autore
attraverso la socializzazione delle proprietà individuali (singoli
utenti che dopo aver comprato il “loro” dvd, il “loro” libro, decidono
di condividerlo in rete e permetterne la fruizione a chi non lo ha
comprato).
Nell’informatica i
prezzi scendono in picchiata di semestre in semestre, e questa giovane
tecnologia si sta dando anche una sua “moneta” (il Bitcoin) sganciata dal controllo delle banche e originata da un algoritmo criptografato.
“Forma fenomenica”, per così dire, della caduta tendenziale del saggio del profitto, la caduta effettiva dei prezzi della tecnologia ci stupisce sempre al ribasso: dal tablet della Samsung a 10€ , ai brani musicali a 0,99€ su iTunes.
“Forma fenomenica”, per così dire, della caduta tendenziale del saggio del profitto, la caduta effettiva dei prezzi della tecnologia ci stupisce sempre al ribasso: dal tablet della Samsung a 10€ , ai brani musicali a 0,99€ su iTunes.
Il nuovo Windows 8 gratuito va in questa direzione, o, per essere più precisi, in questa tendenza.
Sono lontani i tempi in cui dovevamo installare il vecchio windows 3.11 con una decina di floppy disk sperando nella buona stella della fortuna (ossia nel buon serial key “amico”). Oggi in un’oretta scarsa si può installare Linux su qualsiasi PC e accedere a versioni gratuite di qualsiasi tipo di programma: videoscrittura, impaginazione, video making, audiosequencer, ecc. basta un click, un torrent e via, possiamo avere la “nostra” copia digitale.
Uno smartphone, device diffuso 8 anni fa al prezzo di 1000$, oggi si può comprare a meno di un normale telefono portatile, il loro sistema operativo, Android, è anch’esso gratuito.
Sono lontani i tempi in cui dovevamo installare il vecchio windows 3.11 con una decina di floppy disk sperando nella buona stella della fortuna (ossia nel buon serial key “amico”). Oggi in un’oretta scarsa si può installare Linux su qualsiasi PC e accedere a versioni gratuite di qualsiasi tipo di programma: videoscrittura, impaginazione, video making, audiosequencer, ecc. basta un click, un torrent e via, possiamo avere la “nostra” copia digitale.
Uno smartphone, device diffuso 8 anni fa al prezzo di 1000$, oggi si può comprare a meno di un normale telefono portatile, il loro sistema operativo, Android, è anch’esso gratuito.
Quando anche il Corriere ci ricorda che Windows 8
<< Sarà gratuito,
come dicevamo, lo scopo di tutto ciò è battere Android, che è gratuito,
e iOS, che arriva preinstallato in tutti i device mobili della Mela. La
nuova strategia quindi prevede la licenza gratuita per Windows 8.1 e
Windows Phone 8.1 su tutti i device sotto i nove pollici. Una strategia
che se da una parte erode i piccoli introiti
di Redmond dall’altra permetterà una maggior diffusione del sistema
operativo, un calo nel prezzo dei device e, si spera, incentiverà lo
sviluppo di nuove applicazioni. A prescindere da Cortana e dall’estetica
infatti Windows su mobile soffre di una carenza di app che si sta
rivelando letale. Meglio allora darlo via gratis sperando però che venga
adottato da più persone. >>
Microsoft, quindi, si dimostra più “open” di Apple, ma molto, molto meno di Google.
Infatti l’uomo più ricco del mondo è
proprio il fondatore della Microsoft, ma, si noti bene, il suo
patrimonio è UN SETTIMO del patrimonio dell’uomo più ricco degli anni
’50, Henry Ford.
Questo giovane mercato sembra giocare d’anticipo sulla caduta tendenziale del saggio di profitto, flirtando al contempo con la crisi della legge del valore; la domanda che torrent, emule & soci pongono alla storia è semplice quanto spietata: “perché pagare quando si può socializzare?”.
La risposta da parte di questo modo di produzione è farraginosa, contraddittoria, incongruente, quasi sempre tardiva, “capitalism is writing…”.
La risposta da parte di questo modo di produzione è farraginosa, contraddittoria, incongruente, quasi sempre tardiva, “capitalism is writing…”.
Ma intanto i bits non aspettano, la storia corre veloce sulle nostre connessioni 4G: “revolution loading…”.
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