Oggi, 100 anni fa, un suddito giovane ed arrabbiato decide di liberare se stesso e i popoli sottomessi dal dominio asburgico sparando al principe ereditario Ferdinando e alla moglie Sofja sul ponte che attraversa la Miljacka. Un mese dopo con quella scusa papà Cecco Beppe inizia la guerra mondiale.
C’è un collega giornalista, scrittore e amico di Sarajevo, Zlatko Dizdarevic, che non ama ciò che sta accadendo e lo dice chiaro a tondo. Centenario dell’inizio del carnaio Grande Guerra. Zlotko non fa sconti: ‘Servirà all’Europa per lavarsi la coscienza’. Lo dice all’Osservatorio dei Balcani e lo ripete su Repubblica. E molti miei amici con cui ho condiviso quei maledetti quattro anni di piccola ma feroce guerra dell’assedio di Sarajevo, ho verificato, la pensano come Dizdarevic. ‘Se c’è un luogo dove i principi europei sono stati e vengono sistematicamente abbandonati, questo è Sarajevo’.
Gavrilo Princip, l’attentatore |
L’inganno storico assorbito nella formalità di qualche cerimonia per l’occasione scatenante, la scusa ad una guerra che è bugia mutata in Storia. Buffoni inopportuni. Proprio per Sarajevo il nazionalismo, la storia degli ultimi 20 anni, sono tutti i problemi irrisolti. Zlatko, oltre che abile narratore è acuto politico, ironizza come su Princip e sull’attentato ‘Nelle nostre scuole elementari abbiamo manuali di storia che presentano tre versioni diverse dello stesso episodio, come possiamo discutere di queste cose? Perché le celebrazioni non le hanno fatte a Parigi, a Londra, a New York?’.
Il ponte dell’attentato forse l’ho attraversato una sola volta nelle migliaia di giorni che ho vissuto in quella città. Durante quei maledetti 4 anni era linea del fronte, sotto tiro dei cecchino dal cimitero ebraico e dei mortai dal Trebevic. No l’ho amato allora e come Zlatko Dizdarevic non mi sento coinvolto oggi in questo eccesso di tromboni musica e parole. Per un ricordo più corretto delle mie prevenzioni da guerra, ho chiesto aiuto a un amico di Fecebook, Giovanni Punzo che quel ponte ha frequentato da ufficiale nel contingente di pace italiano. E’ un attento studioso della Grande Guerra.
L’arciduca Ferdinando d’Asburgo e la principessa Sofja |
«Durante l’assedio correva la prima linea: difficile dire se la lapide sia stata distrutta o rimossa. In sostituzione ce n’è un’altra: nella speranza - condivisibile - che sia l’ultima della lunga serie. Non si tratta però solo di lapidi: è tutto il XX secolo, il «secolo breve», dallo scoppio della Grande Guerra alla ‘caduta del muro’. Solo tre quarti di secolo, ma i peggiori vissuti dall’Europa, violenti e distruttivi e di cui Sarajevo è prova materiale dall’inizio alla fine. Sofri scrisse che era stato come se un serpente si fosse morso la coda e un secolo fosse iniziato e concluso nello stesso luogo».
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