La Russia, secondo i media del paese, starebbe pensando di sbattere la porta in faccia a Intel e AMD in favore di un "processore di Stato" basato su architettura ARM. Tre aziende nelle mani del Cremlino (T-Platforms, Rostec e Rosnano) starebbero unendo le forze per sviluppare "Baikal", un chip a 64 bit ARM Cortex-A57 modificato, dotato di almeno otto core a 2 GHz (o più).
Baikal, che dovrebbe essere realizzato a 28 nanometri, sarà poi fornito alle autorità e alle aziende detenute dallo Stato,
per essere usato all'interno di PC e server. L'agenzia di stampa
ufficiale russa ITR-TASS ha confermato che Baikal "sarà installato sui
computer governativi e nelle aziende controllate, che acquistano 700.000
computer all'anno per un valore di 500 milioni di dollari e 300.000
server per una spesa di 800 milioni".
La Russia non ha commentato i motivi di questa decisione, ma la
volontà di Vladimir Putin di rendere la propria nazione "libera" dalle
tecnologie straniere quanto più possibile è nota. Il suo impegno verso
la creazione di una Silicon Valley russa va avanti ormai da diversi
anni. Lo scandalo NSA, che ha portato alla luce il
coinvolgimento di numerose aziende statunitensi in un'operazione di
spionaggio globale probabilmente non ha fatto altro che accelerare i
piani di Putin.
D'altronde chi assicura al presidente russo che AMD e Intel non abbiano inserito, sotto richiesta del governo americano, qualche backdoor
all'interno dei propri processori? Sono congetture, ma visto quanto è
trapelato nei mesi scorsi un po' di sano dubbio sulla moralità delle
aziende statunitensi è più che lecito. L'architettura ARM, per quanto
sia pensata da un'azienda inglese, è modificabile, quindi i progettisti
russi possono rivoltarla come un calzino a loro piacimento.
Questo a sua volta potrebbe consentire allo stesso governo russo
d'inserire delle backdoor nei microchip per controllare più da vicino la
propria rete di computer statali e non. Insomma, se la motivazione
ufficiale potrebbe essere quella di risparmiare e sganciarsi dalle
aziende USA, quella ufficiosa potrebbe essere ben diversa e non tanto
migliore del male che si cerca di estirpare.
Fonte
A parte il finale della notizia che lascia un po' il tempo che trova (per non dire che è una palese cazzata in quanto non si capisce per quale motivo lo spionaggio russo fatto in casa propria dovrebbe essere meno accettabile di quello statunitense eseguito su scala planetaria) questa è l'ennesima dimostrazione che la competizione tra blocchi geopolitici si fa sempre più serrata e che il ritardo informatico accumulato dal resto del mondo nei confronti degli Stati Uniti viene finalmente compreso da qualcuno e percepito per ciò che realmente è: un deficit enorme a livello politico e militare.
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