07/07/2017
7 luglio 1960. Cinque assassinati dalla polizia a Reggio Emilia
7 Luglio 1960- 7 Luglio 2017 – Strage di Reggio Emilia
“Compagno Ovidio Franchi, compagno Afro Tondelli, e voi Marino Serri, Reverberi e Farioli dovremo tutti quanti aver d’ora in avanti voialtri al nostro fianco per non sentirci soli. Morti di Reggio Emilia uscite dalla fossa fuori a cantar con noi Bandiera Rossa!”
Questa vicenda accaduta allora, mi tocca profondamente e sapete, io mi vergogno,leggendo di queste morti assurde, di come è ridotta la nostra Italia. Loro sono morti anche per noi, per difendere i diritti dei lavoratori, in una manifestazione pacifica, uccisi da colpi di arma da fuoco da un Governo con profonde matrici fasciste. No, non si può morire così. Se vi guardate bene intorno, la situazione è la stessa. Bisogna fare qualcosa, bisogna fermare questo fascismo dilagante!
Ovidio Franchi, il più giovane, 19 anni. La testimonianza di suo fratello:
“Ma lo posso dire che non si può morire in piazza a 19 anni? Sì, lo posso dire? Allora lo voglio urlare.
Io Ovidio Franchi, di anni 19, apprendista, segretario della FGCI del Circolo “La Cirenaica” lo urlo. Non si può! Non si può andare in piazza e morire. Come non si può che nessuno abbia mai pagato. Non è giusto, non è morale. Non può succedere in una democrazia.
E’ da quella giornata di luglio che mi gira in testa questo urlo. Mi esce dal cuore, mi esce dai polmoni, ma non ho più voce. Ci ha pensato una pallottola a spegnerla. Una pallottola sparata da chi doveva garantire l’ordine pubblico.
E, invece, si sono messi a fare tiro a segno. In una piazza dove la gente dovrebbe parlare, cantare, baciarsi, passeggiare, sognare, guardare le nuvole. Reggio Emilia, il 7 luglio 1960.
Ero andato lì con mio fratello. E con noi tantissimi altri giovani. Troppi per chi ci vuole schiavi della paura e della noia. La storia la sapete. La racconta anche una canzone. “Sangue del nostro sangue, nervi di nostri nervi... ” La cantano tutti gli anni. Voi, però, questa volta non cantate. Urlate. Perché non si può. Non si può!
Aveva ragione, NON SI PUO’!
Nell’immagine il suo funerale.
I cinque comunisti caduti:
Lauro Farioli (1938), operaio di 22 anni, orfano di padre, sposato e padre di un bambino.
Ovidio Franchi (1941), operaio di 19 anni, il più giovane dei caduti.
Marino Serri (1919), pastore di 41 anni, partigiano della 76a, primo di sei fratelli.
Afro Tondelli (1924), operaio di 36 anni, partigiano della 76a SAP, è il quinto di otto fratelli.
Emilio Reverberi (1921), operaio di 39 anni, partigiano nella 144a Brigata Garibaldi era commissario politico nel distaccamento “G. Amendola”.
Da un post Facebook di Miria Pergetti, che ringraziamo.
Fonte
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