Il New York Times ha anche ricordato che un caso analogo a quello che coinvolge oggi la Chrysler aveva riguardato in passato la Volkswagen.
Ne era stato protagonista Peter Hartz. Molti conoscono la famigerata legislazione tedesca Hartz IV, ma pochi conoscono le vicende di colui da cui ha preso il nome.
Nella prima metà degli anni ’90 si era fatto conoscere per essere riuscito a risolvere una grave crisi di produzione della Volkswagen di cui era responsabile delle relazioni sindacali. D’accordo con i sindacati aveva realizzato la settimana lavorativa di 4 giorni con salari ridotti, e l’iniziativa aveva avuto risonanza mondiale. Nel 2001, per far fronte alla situazione opposta di necessità di aumento della produzione aveva lanciato un programma di 5000 assunzioni a salario ridotto e turni di lavoro prolungati.
La Volkswagen era partecipata dalla Bassa Sassonia, regione di cui il socialdemocratico Gerhard Schroeder era presidente. Diventato cancelliere, aveva nominato Hartz suo consigliere, a capo di una commissione incaricata di preparare il piano per la riforma del welfare. Nel giro di sei mesi aveva ricevuto un rapporto di 340 pagine con 13 proposte di riforma, implementate in successione a partire dal 2003. Ultima è stata la famigerata Hartz IV entrata in vigore nel gennaio 2005.
L’implementazione delle proposte di riforma avevano provocato in parlamento una frattura tra i socialdemocratici e un allineamento degli ordoliberali con il governo. C’erano state numerose ripetute dimostrazioni di piazza, con centinaia di migliaia di persone, ma i sindacati non si erano mobilitati, e i fuorusciti dal partito socialdemocratico finirono con il costituire Die Linke nel 2007.
In quello stesso anno a Hartz furono inflitti due anni di reclusione con la condizionale e una multa di 576 mila euro, per fatti venuti alla luce nei primi mesi del 2005, a seguito dei quali Hartz aveva presentato a Schroeder le dimissioni, prontamente accettate.
Il “sindacalista” Volkert dietro mr. Hartz nella presentazione di un prototipo Volkswagen. |
Nel resoconto di allora del Sole 24 Ore, “attraverso le parole del suo avvocato Egon Müller, l’ex manager, ha ammesso le responsabilità sulle attività illegali (67 gli episodi contestati dall’accusa) svolte tra il 1995 e il 2004, che consistevano nel rendere meno monotone le giornate al consiglio di fabbrica, la rappresentanza sindacale interna, soprattutto per l’ex capo del sindacato in Volkswagen, Klaus Volkert. La ‘nota spese’ finale è stata di 1,9 milioni di euro. Altri 400 mila euro hanno contribuito a migliorare la qualità della vita dell’amante di Volkert. Müller ha sostenuto che il suo cliente corrompeva per promuovere buoni rapporti tra management e lavoratori”.
Dopo la sentenza, Hartz ha continuato in forma privata a svolgere attività di consulenza, venendo ricevuto nel 2016 all’Eliseo da Hollande, impegnato a realizzare le riforme sociali in Francia.
Per tornare alla vicenda attuale, anche Iacobelli non è rimasto inerte. Marchionne si attribuisce il merito di averlo cacciato dalla Chrysler nel giugno 2015, ma è davvero poco credibile dal momento che nel gennaio 2016 Iacobelli è stato assunto dalla General Motors come responsabile esecutivo delle relazioni sindacali.
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