Il clima avvelenato creatosi intorno
alla questione sui vaccini ha fatto sì che il dibattito si dividesse tra
favorevoli e contrari quando la questione più grave, al momento, è
quella politica e riguarda una delle più grandi operazioni di polizia
sanitaria messe in atto nel nostro paese: il decreto Lorenzin. In tanti
rivendicano il diritto di essere contrari a questo provvedimento senza
per questo dover essere necessariamente etichettati come “no vax”
esattamente come coloro che chiedono vaccini monodose, programmi
personalizzati e screening pre-vaccinali.
Pochi contestano l’utilità e
l’importanza avuta dai vaccini nel corso della storia: insieme al
miglioramento delle condizioni igieniche, sanitarie ed alimentari, i
vaccini hanno debellato malattie in alcuni casi perfino mortali,
migliorando la vita di intere comunità e generazioni.
La falsa emergenza
La presunta emergenza sul rischio
epidemie si basa su un mantra ripetuto ossessivamente dai Lorenzin e dai
Burioni di turno e ripetuto acriticamente da tutti i media mainstream:
saremmo in presenza di un presunto “crollo” del numero di vaccinati con
conseguente copertura media ben al di sotto della fatidica soglia del
95%. Una mezza bugia visto che il calo è nell’ordine di circa un 2,5%
medio ma solo se si raffronta il 2015 al 2012. Il dato è invece
invariato se guardiamo al 2002 e addirittura superiore rispetto al 2000 (1).
Questo presunto “crollo” della copertura vaccinale viene per di più valutato sulla base di dati incompleti e, quindi, sostanzialmente errati. Un
gruppo di epidemiologi il cui primo firmatario risponde al nome di
Massimo Valsecchi, già Direttore del Dipartimento Prevenzione ULSS 20 di
Verona, nonché Componente della Commissione Nazionale di verifica
dell’eliminazione del morbillo e della rosolia (insomma, tutt’altro che
un “no-vax”), mette in luce un elemento del tutto assente nel dibattito pubblico: il metodo di calcolo della copertura vaccinale.
La leggera diminuzione di coperture segnalata dall’Istituto Superiore
di Sanità (ISS) e il mancato raggiungimento della soglia del 95% si
basano infatti su un rilevamento che viene effettuato fino al 23° mese
di vita e che non consente di cogliere un trend sempre più crescente: la
scelta dei genitori di sottoporre i propri figli alle vaccinazioni molto più tardi rispetto a quanto previsto dal calendario. Sempre
più genitori pensano infatti che non abbia senso vaccinare a 2 mesi per
il tetano o l’epatite B: la prima malattia è trasmissibile solo per
mezzo di spore presenti nelle feci animali, attraverso il morso di un
animale o una ferita profonda soprattutto se contaminate con terriccio;
la seconda attraverso il sangue e i liquidi biologici dei soggetti
infetti (sangue, latte materno, sperma, secrezioni vaginali). Proprio il
non-senso di vaccinare per queste due malattie un bambino che vive
ancora in culla, sta portando molti genitori a richiedere la possibilità
di vaccini monodose in modo tale che essi possano essere somministrati
più in là con l’età. Tetano ed Epatite B, infatti, sono all’interno
dell’esavalente che la prassi vaccinale consiglia di assumere a soli 60
giorni di vita. Insomma, la sola misurazione delle coperture a 23 mesi non fa numero e confonde un “ritardo vaccinale” con una “mancata adesione” (2).
L’allarme sui vaccini è stato alimentato
inizialmente da una presunta emergenza, quella della meningite, che
perfino lo stesso ISS ha definito puramente “mediatica”(3).
Da lì si è arrivati alla stesura del decreto, che inizialmente
prevedeva 12 vaccinazioni obbligatorie in un secondo momento ridotte a
10 e somministrabili tutte in soli due dosi (un esavalente e un
tetravalente). Le due soppresse? Proprio quelle per cui era scattata
l’emergenza: l’anti-meningococco B e l’anti-meningococco C, due dosi
singole, il primo ancora sperimentale (significa che gli stessi
produttori non conoscono ancora il reale rapporto rischi/benefici) (4).
Dopo l’emergenza mediatica per la meningite è scoppiata quella per il
morbillo. 25.197 casi dal 2000 al 2016 (una media di poco meno di 1.500
casi l’anno) e 4 morti (3 nel 2002 e 1 nel 2008) sono un numero che non
sembra giustificare un allarmismo come quello che si è verificato in
questi ultimi tempi. Alcuni si appellano alle ricadute in termini di
costi di spesa sanitaria ma allora che dire del tabacco che nello stesso
periodo ha causato 83.000 morti per tumore al polmone (senza
considerare coloro che sono riusciti a levarci le gambe)? (5). Non sarà che il morbillo è una priorità e il tabacco no perché lo Stato sul morbillo non ci guadagna e sul tabacco sì?
I vaccini monodose
La ministra Lorenzin ha più volte detto
che la priorità è la salute della collettività. Eppure, quando in aula
pochi giorni fa è stato approvato il decreto, di fronte alla richiesta
di monodose vaccinali ha candidamente ammesso che non sono possibili in
quanto le multinazionali del farmaco non hanno interesse a farle (6).
Perché il monodose, malgrado i media mainstream titolino il contrario,
non è passato: il Senato ha approvato l’emendamento che prevede l’uso
del monodose solo per i soggetti già immunizzati per una delle malattie
presenti in formulazione combinata. E cosa accadrà per i soggetti già
colpiti ad esempio da morbillo, parotite o rosolia visto che nessuno di
questi tre vaccini (unificati nel trivalente MPR o nel tetravalente
MPRV) è previsto in dose singola? Oltretutto la disponibilità di vaccini
monodose (magari prodotti direttamente dallo stato stesso come accade a
Cuba) permetterebbe l’ampliamento dell’offerta e la probabile adesione
ad alcuni dei vaccini disponibili da parte di una consistente parte
della popolazione che magari nutre dubbi e perplessità sull’offerta così
come viene imposta adesso (ricordiamo che ad oggi non c’è alcuna
epidemia in corso).
L’aspetto più prettamente politico
Per dare un’ulteriore prova della follia
(e della sostanziale inapplicabilità) di questo decreto così com’è
stato scritto, ricordiamo che le vaccinazioni obbligatorie riguardano i
bambini fino al 16° anno di età. Se però si prende il bugiardino del
nuovo esavalente, Hexyon, si legge che “La sicurezza di Hexyon nei
bambini di età superiore ai 24 mesi non è stata studiata in studi
clinici” (8). Anche il vaccino tetravalente, Priorix Tetra, prevede la somministrazione non oltre il 12° anno di età (9). Quindi?
Se il decreto è stato approvato al
Senato è anche perché chi era tendenzialmente contrario è stato convinto
a cambiare idea. È il caso di Forza Italia, che in cambio della
possibilità di prenotare il vaccino in farmacia (il partito di
Berlusconi chiedeva addirittura che le farmacie avessero la possibilità
di somministrare i vaccini, con tutte le indennità che ne sarebbero
derivate) ha votato a favore. E ovviamente è un caso che il senatore di
Forza Italia Andrea Mandelli sia anche presidente dell’Ordine dei
farmacisti.
Ma ciò che rende intollerabile un
dispositivo quantomeno sproporzionato e cervellotico è l’aspetto
puramente politico. Per prima cosa prendiamo il divieto, per i bimbi non
vaccinati, di frequentare i nidi e le materne, che già di per sé è
un’aberrazione: come se il rischio-contagio sparisse e non si
riproponesse al parco pubblico, in piscina o al parco giochi. E con i
bambini stranieri che vengono in Italia da turisti come la mettiamo? È
davvero necessario escludere da nidi e materne i bambini non vaccinati
per malattie come la poliomielite che in Europa non esiste più o il
tetano che non si attacca? Ha peggiori ricadute sul piano sociale la
mancata vaccinazione o il divieto di accesso a nidi e materne con tutto
quel che ne consegue?
Per seconda cosa pensiamo alla sanzione
pecuniaria, che rende questo decreto anche classista dal momento che chi
potrà permettersi di pagare non vaccinerà i propri figli: lo stato
risolverà un’emergenza di salute nazionale con una multa. E
l’emergenza-morbillo, gli immunodepressi, l’immunità di gregge? 500 euro
l’anno a figliolo e il problema è risolto.
Terzo aspetto: quest’obbligo, che ha
tutti i crismi di un trattamento sanitario obbligatorio di massa, apre
il campo a tutta un’altra serie di possibili false emergenze.
Glaxo, Ministero e bustarelle, relazioni strettissime
L’esavalente più impiegato è prodotto
dalla casa farmaceutica Glaxo Smith Kline. Responsabile delle politiche
vaccinali per il ministero della Salute è Ranieri Guerra, già
consigliere d’amministrazione del cda della Fondazione Smith Kline (10).
Un palese conflitto di interessi poiché Guerra, firmando tutti i
provvedimenti sui vaccini anziché astenersi, ha di fatto contravvenuto
all’articolo 323 del Codice penale (10). Guerra, che come ha denunciato Il Fatto Quotidiano il 30 settembre 2014 è entrato nel Ministero con un concorso cucitogli su misura (11),
fa giusto in tempo ad accompagnare la Lorenzin alla Casa Bianca in
occasione del Global Health Security Agenda (GHSA). In quell’occasione,
l’Italia viene designata come capofila delle politiche vaccinali
mondiali. Insieme a loro Sergio Pecorelli, allora potentissimo
presidente dell’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco che determina i
destini e i business delle case farmaceutiche, che i
bene informati dicono abbia svolto un ruolo decisivo nella scelta.
Pecorelli, secondo quanto emerso dopo una serie di accertamenti interni
alla stessa AIFA, svolgeva attività in due fondazioni ed era presente nell’advisory board di una società di venture capital che
sui farmaci ha investito qualcosa come 40 milioni di euro. Un conflitto
di interessi grande come una casa che ha costretto l’AIFA, a seguito di
un’indagine interna, a sospenderlo dall’incarico col massimo della
sanzione, il livello 3, per il quale non è più possibile svolgere
nessuna attività all’interno dell’agenzia regolatoria. Tra le accuse
mosse a Pecorelli anche quella di aver ricevuto 80 mila euro da alcune
case farmaceutiche in cambio di una pubblicazione “addomesticata” sui
vaccini.
Infine come non ricordare la storia di
Pasqualino Rossi, incaricato di occuparsi della nostra sicurezza
alimentare, dei farmaci e dei vaccini a Bruxelles? La nomina di Rossi
viene suggerita da una commissione interna alla ministra Lorenzin, a cui
spetta l’approvazione finale. Rossi, assunto nel ‘98 dal ministero
della Salute come direttore medico, si occupa di farmaco vigilanza, e
negli anni diventa un importante dirigente dell’AIFA. Proprio in questa
veste, nel 2008, dopo due anni di indagini, viene arrestato dal
procuratore di Torino Raffaele Guariniello per corruzione insieme ad
altri funzionari pubblici e dirigenti di società di intermediazione nel
settore farmaceutico. Nelle 400 pagine che spiegano il provvedimento, il
Gip di Torino scrive: “Da quanto emerso, si registra una totale assenza
nel Rossi dell’interesse per la tutela della salute pubblica”. Per
conto dell’AIFA si occupa delle procedure di valutazione e
autorizzazione dei farmaci presso l’agenzia del farmaco internazionale
ma in realtà si tratta di un funzionario pubblico alla continua ricerca
di soldi per mantenere un tenore di vita al di sopra delle sue
possibilità. Per questo, secondo i magistrati, passa informazioni
riservate agli informatori farmaceutici e agevola le pratiche per
l’approvazione dei farmaci in commercio. Quest’attività viene
ricompensata con denaro e regali. A lui si rivolge anche Riccardo
Braglia, amministratore della Helsinn Healthcare, il gruppo farmaceutico
svizzero produttore del nimesulide, il principio attivo dell’Aulin. Il
farmaco, dopo la sospensione in Irlanda per i numerosi danni al fegato,
rischia in Italia il ritiro dal commercio. Alla fine nel nostro Paese
l’Aulin si salva, e per questo, secondo i magistrati, Braglia ringrazia
Pasqualino Rossi con una bustarella nascosta dentro ad un giornale. Il
passaggio di mano è immortalato in un video girato dai Nas di Roma.
L’iter giudiziario è lento e
accidentato. Seppur pescato con le mani nella marmellata e rinviato a
giudizio, Rossi casca in piedi e viene trasferito dall’AIFA al ministero
della Salute con incarico di consulenza, studio e ricerca per la salute
presso la Direzione Generale per i rapporti con l’Ue e Rapporti
Internazionali. A settembre 2015, il Tribunale di Roma non arriva
neanche al giudizio di primo grado: il reato è prescritto. I giudici
scrivono che, a contribuire alla dilatazione dei tempi del processo, c’è
“la trascrizione delle telefonate che è avvenuta con notevole ritardo,
posto che la Procura di Roma non rinveniva i video e le intercettazioni
trasmessi dalla Procura di Torino”. Due mesi dopo la ministra Lorenzin
lo nomina rappresentante permanente dell’Italia a Bruxelles.
I vaccini ai militari
È di questi giorni anche la Relazione
della Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito, che ha riguardato
anche la somministrazione vaccinale nei militari. L’inchiesta smentisce
l’assenza di reazioni avverse alla pratica vaccinale, l’innocuità di
ripetere la somministrazione vaccinale in soggetti già immunizzati,
l’assenza di rischi legati all’iperimmunizzazione, l’ininfluenza del
vaccino sull’equilibrio immunitario dei bambini, l’efficacia vaccinale e
l’inutilità degli esami pre-vaccinali (12).
La Commissione ha approvato infatti un
documento molto critico sulla tutela della salute dei militari. La
relazione denuncia tra le altre cose i casi di militari morti o ammalati
per una somministrazione errata di vaccini. Ad esempio quello di un
caporale maggiore, mai andato in missione fuori dal territorio
nazionale, vaccinato sebbene già affetto da linfoma di Hodgkin, non
rilevato per mancanza di esami pre-vaccinali, e pertanto in stato di
grave immunosoppressione e successivamente deceduto. Oppure quello di un
soldato semplice, congedato sei mesi dopo l’arruolamento a seguito di
grave astenia e deperimento fisico iniziati il giorno stesso della
vaccinazione multipla.
È dunque emersa “la necessità di
svolgere esami pre-vaccinali prima della somministrazione dei vaccini,
sia al fine della valutazione di immunità già acquisite, sia per
accertare stati di immunodepressione che sconsiglino di somministrare il
vaccino in quello specifico momento”. Il documento continua affermando che “Non
è consigliabile effettuare le vaccinazioni pochi giorni prima della
partenza delle missioni perché al momento della vaccinazione si crea uno
stato fisico di immunodepressione […] che paradossalmente determina un
aumento del rischio di contrarre o la stessa malattia per cui è stata
fatta la vaccinazione o altra patologia, data la situazione fisica di
immunosoppressione”. A tal fine la Commissione suggerisce “di prevedere una serie di esami pre-vaccinali specifici”.
Il documento prosegue ricordando che “gli
esiti del progetto “Signum”, nonché le risultanze dello studio
effettuato dal Prof. Nobile sui militari della Brigata Folgore, portano
ad affermare un significativo incremento della frequenza di alterazioni
ossidative del dna e di cellule micronucleate, a fronte di soggetti
sottoposti a vaccinazioni in numero superiore a cinque o con vaccini
viventi attenuati. Tale limite numerico, come sottolineato anche dal
Generale Tomao, dovrebbe diventare prescrittivo nella somministrazione
dei vaccini e adottato nelle linee guida come specifica prescrizione. In
conclusione, la Commissione ritiene che l’utilizzo di farmaci vaccinali
forniti in soluzione monovalente e monodose (ovvero un vaccino per
singola malattia, fornito in una singola dose), ridurrebbe notevolmente
l’esposizione al rischio dovuto alla profilassi.
Redazione, 25 luglio 2017
3) http://www.epicentro.iss.it/problemi/meningiti/epidemiamediatica.asp
4) Il Bexsero, il vaccino contro il meningococco di sierogruppo B, è uno di quelli sottoposti a monitoraggio addizionale, come indica il triangolo equilatero rovesciato nero sul foglietto illustrativo. 5) Un’informazione che non si riceve mai prima di scegliere se vaccinarsi o meno contro questa malattia. Per i farmaci, il monitoraggio addizionale è richiesto per un periodo di cinque anni ed è finalizzato a garantire che i benefici di tali medicinali siano sempre superiori ai loro rischi, intraprendendo quando necessario le adeguate azioni regolatorie.
4) Il Bexsero, il vaccino contro il meningococco di sierogruppo B, è uno di quelli sottoposti a monitoraggio addizionale, come indica il triangolo equilatero rovesciato nero sul foglietto illustrativo. 5) Un’informazione che non si riceve mai prima di scegliere se vaccinarsi o meno contro questa malattia. Per i farmaci, il monitoraggio addizionale è richiesto per un periodo di cinque anni ed è finalizzato a garantire che i benefici di tali medicinali siano sempre superiori ai loro rischi, intraprendendo quando necessario le adeguate azioni regolatorie.
6) http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/stilidivita/2015/09/16/fumo-in-italia-causa-83mila-morti-lanno_1785549f-da4f-4048-ab1c-50a39222d0ca.html
7) Che l’accorpamento dei vaccini sia un business miliardario lo afferma in modo chiaro il presidente e general manager di Glaxo Smith Kline, Jean Stèphane, in questo documento video pubblicato sulla pagina https://www.youtube.com/watch?v=TJWIINm52v0 dove spiega come la combinazione di più vaccini faccia arricchire le aziende farmaceutiche a danno della concorrenza.
7) Che l’accorpamento dei vaccini sia un business miliardario lo afferma in modo chiaro il presidente e general manager di Glaxo Smith Kline, Jean Stèphane, in questo documento video pubblicato sulla pagina https://www.youtube.com/watch?v=TJWIINm52v0 dove spiega come la combinazione di più vaccini faccia arricchire le aziende farmaceutiche a danno della concorrenza.
9) https://farmaci.agenziafarmaco.gov.it/aifa/servlet/PdfDownloadServlet?pdfFileName=footer_000200_038200_FI.pdf&retry=0&sys=m0b1l3
http://www.salute.gov.it/portale/CV692009/CV_pubblicazioni_Guerra_n.pdf
10) 323 Codice Penale: “Salvo che il fatto non costituisca un più grave reato, il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di norme di legge o di regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da uno a quattro anni. La pena è aumentata nei casi in cui il vantaggio o il danno hanno carattere di rilevante gravità.
http://www.salute.gov.it/portale/CV692009/CV_pubblicazioni_Guerra_n.pdf
10) 323 Codice Penale: “Salvo che il fatto non costituisca un più grave reato, il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di norme di legge o di regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da uno a quattro anni. La pena è aumentata nei casi in cui il vantaggio o il danno hanno carattere di rilevante gravità.
12) Relazione sull’attività d’inchiesta in materia di sicurezza sul lavoro e tutela ambientale nelle forze armate, XVII legislatura, Camera dei Deputati: http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato9045524.pdf
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