La parole sono importanti diceva Moretti. Tanto più se espresse da personaggi con incarichi di potere sulla vita degli altri e influenza nella società.
Nel commentare la strage di migranti sulla spiaggia di Cutro, il ministro dell’Interno Piantedosi ha dichiarato che: “La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli”. Come se si scegliesse il tour operator sbagliato…
Non soddisfatto, di fronte ad una denuncia di un ospite televisivo sul mancato soccorso in mare dei migranti in naufragio, il ministro aveva fatto pervenire in diretta alla trasmissione “Non è l’Arena” la comunicazione di voler sottoporre all’Avvocatura dello Stato “le gravissime false affermazioni diffuse da alcuni ospiti al fine di promuovere in tutte le sedi la difesa dell’onorabilità del Governo, del Ministro Piantedosi, di tutte le articolazioni ministeriali e di tutte le istituzioni che sono da sempre impegnate nel sistema dei soccorsi in mare”.
Qualcuno ha valutato che al ministro Piantedosi “gli era scappata“. Probabilmente non è così.
Già a novembre, durante una conferenza stampa convocata in prefettura a Milano, il ministro Piantedosi, presentando la nuova legge che complica parecchio l’attività di soccorso in mare delle Ong, aveva dichiarato: “Chi di competenza accerterà tutti coloro i quali versano in queste condizioni di necessità di assistenza, sui quali ci facciamo carico, a prescindere dalle regole internazionali che noi riteniamo che siano chiare in questo caso. Dopo di che vediamo che cosa succede. Dopo di che la nave, con tutto il resto del carico che ne dovesse residuare, dovrebbe lasciare le acque nazionali secondo il nostro provvedimento”.
L’interpretazione del concetto di “carico che ne dovesse residuare” riferito ai migranti tratti in soccorso, aveva prodotto una sintesi giornalistica come “carico residuo” che aveva suscitato già allora molte polemiche per la visione decisamente cinica che ne veniva fuori.
Nei giorni successivi c’è stata un po’ di bagarre sulla interpretazione della versione originale o della sintesi giornalistica delle parole del ministro. Quest’ultimo l’ha buttata contro la “strumentalizzazione” e l’esegesi del linguaggio burocratico mal interpretato.
Ma nelle parole e nella testa del ministro comunque quel concetto di “carico che ne dovesse residuare” non si riferiva a beni inanimati o a cose materiali ma a persone in carne ed ossa.
È vero che il linguaggio burocratico è quasi sempre freddo e spesso involuto e che il ministro ha consuetudine con circolari e incarichi prefettizi, ma se a novembre ci poteva stare l’equivoco e la strumentalizzazione, le parole dette sugli immigrati che attraversano il mare con i figli a seguito hanno confermato che quelle del ministro non sono proprio “parole dal sen fuggite”.
La fregola di “esternare per esistere” (patologia in cui abbondano i “pazienti zero”) ha invece giocato un pessimo tiro al ministro dell’Agricoltura Lollobrigida il quale, prendendo parola sulla questione immigrazione di cui tutti parlavano, l’ha sparata decisamente grossa affermando che: “Il governo italiano quest’anno intende lavorare per far entrare, usando meglio il piano flussi, quasi 500mila immigrati legali in Italia”. Apriti cielo!
Tra gli alleati di governo che chiedevano spiegazioni e compagni di partito che correvano ai ripari, è venuta fuori la boutade del ministro.
Il decreto flussi infatti prevede 83.000 ingressi all’anno e non certo 500.000. Il ministro è stato così costretto a rettificare il tiro spiegando che “La cifra da me indicata e riportata dai media si riferisce al numero di richieste di ingressi sul nostro territorio nel settore della produzione, nei trasporti, in agricoltura, nel terziario e via così”.
In pratica sarebbero le persone che da altri paesi hanno fatto richiesta di un visto di lavoro per l’Italia – ed entrarvi dunque in maniera regolare – ma alle quali rispondiamo positivamente solo per meno di un quinto e con attese che durano anni. Che una parte di questi cerchi strade “non regolari” per entrare in Europa attraverso l’Italia deve quindi sorprendere molto relativamente.
Ma dalle esternazioni del ministro Lollobrigida sembra emergere sibillinamente anche una presa di distanza dai guai combinati dal ministro Piantedosi. “Non so chi dei nostri abbia chiesto dei chiarimenti ma non ci vedo nulla di male, anzi. Credo che un gruppo parlamentare che non ha nulla da nascondere per sè e il resto della maggioranza, non abbia nessun problema a fare anche una richiesta del genere”. Leggerci una frecciata agli alleati di governo della Lega (alla quale è in quota Piantedosi) non è inverosimile.
Infine, e non certo per importanza, c’è il ministro dell’Istruzione Valditara che ha esternato con lo spadone contro la preside (anzi il “dirigente scolastico”, secondo la neo burocralingua) del liceo Da Vinci di Firenze per la lettera aperta agli studenti che questa ha scritto dopo l’aggressione neofascista agli studenti davanti al liceo Michelangiolo.
Commentando la lettera della preside il ministro aveva dichiarato: “Non compete a una preside, nelle sue funzioni, lanciare messaggi di questo tipo – ha detto Valditara – E poi il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà dei fatti. In Italia non c’è pericolo fascista, né una deriva violenta e autoritaria. Difendere le frontiere e ricordare l’identità di un popolo, non ha nulla a che vedere con il fascismo, o peggio con il nazismo”.
“Non voglio creare martiri – ha poi aggiunto il ministro – queste iniziative sono strumentali ed esprimono una politicizzazione che auspico non abbia un ruolo nelle scuole. Poi, se questi atteggiamenti dovessero persistere con comportamenti che vanno al di là dei confini istituzionali, vedremo se sarà necessario prendere delle misure. Attualmente non è necessario intervenire. Di queste lettere ridicole non so che farmene, sono propaganda“.
Inevitabile che si scatenassero polemiche e dibattito politico. Nelle parole del ministro c’è un pesante giudizio di merito negativo contro la preside del Da Vinci, c’è la negazione del nesso tra i fatti avvenuti e la lettera, e c’è la minaccia che in caso di reiterazione di lettera aperta o similia avrebbe valutato se prendere le necessarie misure (contro la preside ovviamente, ndr).
Il giorno dopo il ministro Valditara ha dovuto precisare su Twitter: “Sono state dette tante cose, ma io non ho annunziato sanzioni”.
In sostanza il ministro ha lasciato intendere che di politica a scuola ne può parlare solo lui, e magari le organizzazioni giovanili del suo partito. Perché? Perché il ministro pochi mesi fa in una circolare ministeriale per l’anniversario della caduta del Muro di Berlino, aveva scritto esplicitamente: “Il 9 novembre, è una ricorrenza di primaria importanza per l’Europa, la fine di un tragico equivoco nel cui nome, per decenni, il continente è stato diviso e la sua metà orientale soffocata dal dispotismo”.
“Il comunismo – proseguiva la circolare firmata dal ministro Valditara – è stato uno dei grandi protagonisti del ventesimo secolo, nei diversi tempi e luoghi ha assunto forme anche profondamente differenti, e minimizzarne o banalizzarne l’immenso impatto storico sarebbe un grave errore intellettuale. Nasce come una grande utopia: il sogno di una rivoluzione radicale che sradichi l’umanità dai suoi limiti storici e la proietti verso un futuro di uguaglianza, libertà, felicità assolute e perfette. Che la proietti, insomma, verso il paradiso in terra. Ma là dove prevale si converte inevitabilmente in un incubo altrettanto grande: la sua realizzazione concreta comporta ovunque annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà, morte. Perché infatti l’utopia si realizzi occorre che un potere assoluto sia esercitato senza alcuna pietà, e che tutto – umanità, giustizia, libertà, verità – sia subordinato all’obiettivo rivoluzionario. Prendono così forma regimi tirannici spietati, capaci di raggiungere vette di violenza e brutalità fra le più alte che il genere umano sia riuscito a toccare. La via verso il paradiso in terra si lastrica di milioni di cadaveri.
Questa consapevolezza è ancora più attuale oggi, di fronte al risorgere di aggressive nostalgie dell’impero sovietico e alle nuove minacce per la pace in Europa. Il crollo del Muro è la dimostrazione dell’esito drammaticamente fallimentare del comunismo, che per realizzare la sua utopia di uguaglianza in terra ha comportato ovunque annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà e morte”.
Insomma già a novembre, il ministro Valditara aveva utilizzato una ricorrenza storica e la propria posizione apicale per far arrivare agli studenti una circolare di interpretazione politica e storica assai unilaterale, al cui confronto la lettera della preside fiorentina è una puntualizzazione in punta di penna.
Il ministro che nega un ruolo per la politicizzazione nelle scuole commentando la lettera aperta della preside, ha utilizzato il proprio incarico di governo per una politicizzazione anticomunista assai spinta nelle scuole e verso gli studenti.
Dichiariamo apertamente che ci siamo risparmiati di inseguire le dichiarazioni del ministro Salvini. La bulimia compulsiva a cui ci ha abituato ne hanno demolito anche l’influenza e la credibilità politica, inclusa quella nell’alleanza di governo. Del resto anche il Corriere della Sera registra “il malessere del governo su Piantedosi”.
Ma i ministri di cui abbiamo voluto sottolineare le parole sono quelli che, più o meno maldestramente, hanno dato il segno della pessima aria che questo governo sta facendo respirare al paese.
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