Chi aspettava fiducioso che l'annunciata vittoria elettorale della Merkel, tra un mese, potesse cambiare l'orientamento "restrittivo" con cui la Germania guarda all'evoluzione della costruzione europea e alla gestione della crisi, adesso dovrà ricostruirsi una nuova favola ottimistica. I primi a doverlo fare saranno Letta il Giovane e il governo di "larghe intese", ammesso e non concesso che passi indenne il 9 settembre, quando la Commissione parlamentare inizierà ad esaminare la questione dell'ineleggibilità del Detenuto.
Bundesbank oggi, pubblicando il suo bollettino mensile, ha buttato lì l'ipotesi che i tassi di interesse nell'eurozona possano ricominciare a salire (oggi sono allo 0,50%; in pratica si regalano soldi alle banche che li chiedono in prestito). Di fatto, Buba spiega al resto dell'Europa che non ci può essere alcuna "crescita" all'orizzonte. Un po, ufficialmente, perché i debiti pubblici dei molti paesi "fragili" non sono stati affatto risanati; e meno ancora sono arrivate al traguardo tutte le "riforme strutturali" criminali che la Troika continua a consigliare-pretendere.
Un po', meno ufficialmente, perché ogni "ripresa" trascinerebbe con sé i prezzi dell'energia. E proprio un istituto tedesco indipendente, nelle scorse settimane, ha stabilito che il "picco della produzione petrolifera" si è già verificato. Lo scorso anno. La produzione di idrocarburi disponibili per "pompare" la crescita economica è quindi sostanzialmente impossibile (non si riesce ad aumentare la produzione annuale di greggio). Già ora, infatti, il greggio estratto è una quantità progressivamente minore; la quota necessaria a mantenere stabile l'output quotidiano è in misura crescente coperta dal "petrolio non convenzionale" (sabbie bitumose, scisti, shale gas, pozzi sottomarini, ecc.) che è economicamente "possibie" soltanto con un prezzo superiore ai 100 dollari al barile.
La crescita, dunque? Una "grande illusione"....
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Tassi, la Bundesbank «gela» la Bce: un aumento non è da escludere
di Riccardo Sorrentino
I tassi potrebbero salire. È così che la Bundesbank ha gelato le attese faticosamente create dalla Banca centrale europea con la sua nuova strategia di "forward guidance". L'euro ha così guadagnato terreno raggiungendo 1,3365 dollari: il bollettino mensile di agosto della banca centrale tedesca ha infatti spiegato che il nuovo approccio alla politica monetaria «non esclude un aumento dei tassi ufficiali se emergessero maggiori pressioni di inflazione».
Nulla di particolarmente nuovo, in realtà. Ovunque la forward guidance - che nel caso della Bce si traduce nell'indicazione che i tassi resteranno bassi «per un periodo prolungato» - non è una promessa, un impegno. Dipende dalle condizioni economiche che ovunque, alla Bce, come alla Fed o alla Bank of England, riguardano innanzitutto le aspettative di inflazione.
«Non è un'indicazione imperativa», spiega quindi la Bundesbank la quale precisa però che la forward guidance «non rappresenta un cambiamento» nell'orientamento della politica monetaria. La novità è invece proprio nel tentativo di gestire le aspettative di politica monetaria, che modifica sicuramente il quadro complessivo. «È importante notare - continua il bollettino - che quella frase è condizionata dall'obbligo, invariato, di garantire la stabilità dei prezzi. Quindi la forward guidance sull'euro non rappresenta una promessa senza condizione sul futuro cammino dei tassi ufficiali».
La reazione dei mercati è comprensibile: la timidezza della Bce nell'adozione della forward guidance, dal quale emergeva il desiderio di tornare "indietro" il più presto possibile, aveva lasciato il dubbio che la svolta, una risposta a un rialzo inatteso e non benvenuto dei tassi di mercato a breve, avesse creato più di un malumore. Il tentativo della Bundesbank di minimizzare la svolta della Bce può suonare con un indizio che l'ipotesi era giusta.
È possibile che la Banca centrale tedesca sia preoccupata - come sempre, si può dire - per gli sviluppi dell'inflazione in Germania, oggi all'1,9%: la capacità produttiva è tornata ai suoi livelli normali nel secondo trimestre, spiega la Bundesbank, e nella seconda metà dell'anno dovrebbe stabilizzarsi. Se l'economia è "al potenziale", la velocità di crociera, una sua accelerazione potrebbe determinare un rischio sui prezzi. Il resto di Eurolandia, però, fa ancora i conti con la disinflazione legata alla crisi dei debiti e alla recessione e ha ancora bisogno di tassi bassi.
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