di Antonio Rei
I cittadini
greci potrebbero quasi reclamare diritto di voto in Germania. Non solo
perché il destino del loro Paese è da anni in mano a Berlino, ma anche
perché le sorti di Atene sono diventate un argomento centrale della
campagna elettorale tedesca. Nel mirino c'è la cancelliera Angela
Merkel, accusata di minimizzare la crisi ellenica per non perdere
consensi a un mese dal voto.
Il caso è scoppiato dopo che la testata Der Spiegel
ha parlato di un misterioso rapporto redatto dalla Bundesbank e
trasmesso al ministero delle Finanze. Stando alle indiscrezioni, la
Banca centrale tedesca ritiene che la Grecia avrà bisogno "in ogni caso"
di nuovi aiuti entro la primavera del 2014. Gli sforzi compiuti fin qui
dal governo Samaras sono definiti "insufficienti" e "forti dubbi"
vengono espressi sulla possibilità che Atene riesca a portare a termine
le riforme promesse a Ue e Fmi.
Dal rapporto emergono anche
critiche indirette al governo di Angela Merkel, soprattutto nel
passaggio in cui la Bundesbank sostiene che il via libera della Troika
alla più recente tranche di aiuti da 5,7 miliardi di euro sia arrivato
"per motivi politici".
La Banca centrale non ha smentito la
ricostruzione della stampa, mentre il governo tedesco è riuscito
soltanto a prodursi in una replica piuttosto goffa: "L’ultimo rapporto
della Troika afferma che la Grecia sta facendo buoni progressi con le
riforme - ha detto Martin Kotthaus, portavoce del ministro delle Finanze
-. Il piano attuale arriva fino al 2014, quindi, al momento, mi pare
difficile discutere di ciò che accadrà l’anno prossimo".
In
realtà, "difficile" è l'aggettivo meno appropriato. Che la Grecia avrà
bisogno di nuovi aiuti per sostenere il debito non è una profezia da
novelli Tiresia, ma una banalità nota a tutti da diverso tempo. Il mese
scorso si erano diffuse le prime voci di un buco da 3,8 miliardi nei
conti ellenici del 2014 e lo stesso Fondo monetario internazionale aveva
chiesto all'Eurozona di adottare "misure addizionali". Perfino il
presidente Jeroen Dijsselbloem aveva assicurato la disponibilità
dell'Eurogruppo ad aiutare Atene "ancora una volta" l'anno prossimo.
Perché mai allora la cancelliera prova tanto imbarazzo ad ammettere
un'ovvietà?
La spiegazione elettorale non sembra avere
alternative. Il 22 settembre i tedeschi andranno alle urne per rinnovare
il Bundestag ed è evidente che il governo Merkel voglia evitare
qualsiasi discussione pericolosa sulla Grecia: che si tratti
dell'ennesimo piano di salvataggio o del nuovo taglio del debito chiesto
con insistenza dal Fondo monetario.
Stando ai sondaggi, i
cristiano democratici guidati dalla cancelliera (Cdu) dovrebbero
confermarsi come primo partito, ma il terzo mandato della Merkel
dipenderà anche dal risultato dei suoi alleati Liberali, che da anni
vedono calare i propri consensi.
A
questo sottile filo sono appese le speranze del principale partito
d'opposizione, la socialdemocratica Spd, che in questi giorni punta
proprio sul caso greco per sottrarre voti agli avversari. "Ci sarà un
brusco risveglio dopo l'elezione - ha detto Carsten Schneider, la voce
più autorevole in materia di bilancio nelle fila dell'Spd -. Negando la
necessità di ulteriori aiuti alla Grecia, la cancelliera sta mentendo
alla gente prima delle elezioni".
Intanto, da Atene arrivano i
conti del secondo trimestre. Fra aprile e giugno il Pil greco è calato
del 4,6% su base annua, registrando così il ventesimo trimestre
consecutivo con il segno meno. Il dato è migliore rispetto alle stime
degli analisti (-5%) e al -5,6% registrato fra gennaio e marzo, ma
difficilmente da numeri di questo tipo si può trarre una qualche forma
di sollievo.
Nei primi sette mesi dell'anno, inoltre, Atene ha
messo a segno un avanzo primario (ovvero una differenza positiva tra
entrate e uscite al netto degli interessi) di 2,6 miliardi di euro. Si
tratta di un dato essenziale per il futuro abbattimento del debito, ma è
stato ottenuto solo grazie ai soldi concessi dalla Ue e dal Fmi, agli
interessi sui titoli di Stato restituiti dalle banche centrali e alle
spese per investimenti più basse del previsto.
La Grecia è ormai
in recessione da cinque anni e dal 2010 viene tenuta in vita
artificialmente con piani che hanno imposto misure mortifere per
l'economia reale. In condizioni del genere il debito greco sarà
sostenibile soltanto finché l'Europa e l'Fmi non si faranno da parte.
Nel breve e nel medio periodo è molto difficile immaginare come Atene
possa tornare a rifinanziarsi da sola sui mercati con titoli
pluriennali. Gli aiuti dovranno quindi proseguire e a trarne beneficio
sarà anche la Germania, visto che le banche tedesche sono le più esposte
in terra ellenica.
A questo punto non rimane che attendere il
prossimo round dell'incontro. Le trattative fra la Troika e il governo
greco riprenderanno il 29 settembre, vale a dire una settimana dopo le
elezioni tedesche. Una fortunata coincidenza per la cancelliera.
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