Sorgono i primi dubbi sull'attacco chimico che il regime siriano di
Bashar al-Assad avrebbe sferrato ieri mattina a Ghouta, Est di Damasco.
Alcuni esperti si dicono poco convinti che i video postati su internet
siano la prova schiacciante dell'utilizzo di gas nervino contro i
civili.
"Al momento, non sono totalmente convinta perché i soccorritori non
indossano abiti protettivi né protezioni per le vie aeree - ha detto
Paula Vanninen, direttrice del Istituto finlandese per la Verifica della
Convenzione sulle Armi Chimiche - In quel caso, avrebbero potuto
contaminarsi e avere gli stessi sintomi".
Simile l'opinione di John Hart, capo del Chemical and Biological
Security Project dell'Istituto Internazionale per la Pace di Stoccolma,
secondo il quale mancherebbero alcuni dei sintomi tipici
dell'esposizione a armi chimiche.
Posizioni che confuterebbero le durissime accuse delle opposizioni
siriane, che ieri hanno parlato di 1.300 vittime provocate da missili ad
agenti tossici, sparati dalle forze governative contro la regione alle
porte della capitale. Immediata era stata la reazione della comunità
internazionale: Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, si
era detto "scioccato" dalla notizia, mentre Unione Europea e Lega Araba
avevano chiesto all'Onu di verificare le accuse.
Sempre cauta l'amministrazione Obama: il portavoce del Dipartimento di
Stato, Jen Psaki, dopo aver chiesto un'indagine accurata, ha ripetuto
che Washington non intendeva parlare di "linee rosse", il requisito
secondo gli Stati Uniti per un intervento internazionale in Siria.
Prudente anche il Consiglio di Sicurezza dell'Onu che, dopo l'incontro
di ieri a New York, ha chiesto chiarezza sull'attacco.
E se anche Damasco ha rigettato tutte le critiche, questa mattina ha
risposto all'accusa delle opposizioni bombardando alcune zone limitrofe
alla capitale, tra cui la stessa Ghouta, roccaforte dei ribelli: colpiti
con lanci di mortaio i quartieri di Jobar, Zamalka, Qaboun e il campo
profughi palestinese di Yarmouk.
Resta da vedere se gli ispettori delle Nazioni Unite, da ieri in Siria
per una missione investigativa sull'utilizzo di armi chimiche,
visiteranno Ghouta. La comunità internazionale resta cauta, intenzionata
forse ad evitare un'escalation del conflitto che conduca ad un
intervento esterno. Per ora Stati Uniti, Lega Araba e Unione Europea si
accontentano di foraggiare i ribelli con denaro e armi. Un'opzione che
sta destabilizzando giorno per giorno il Paese, ormai ridotto ad un
cumulo di macerie.
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