di Rosa Ana De Santis
Il dossier
sulla spesa sanitaria e la diffusa difficoltà ad accedere a cure e
medicinali è stato presentato al Meeting di Rimini dalla Fondazione
Banco Farmaceutico e dalla Caritas Italiana. La povertà sanitaria, che
non risparmia neppure regioni virtuose come l’Emilia Romagna, è
aumentata del 97%. E’ questo il volto più violento e ingiusto della
crisi economica e delle lacune del sistema di welfare.
Per moltissimi cittadini (pensionati, famiglie monoreddito,
stranieri) è diventato impossibile acquistare medicinali, anche con
prescrizione medica; e questo nel caso di malattie lunghe e croniche
rappresenta una menomazione pesantissima del diritto di cura come
stabilito e normato dalla nostra Costituzione. Il lavoro di questa
ricerca va avanti dal 2006 e tiene conto anche dei numeri della raccolta
annuale legati alla Giornata Nazionale del Farmaco.
Sono i
centri d’ascolto delle Caritas o delle comunità come Sant’Egidio a
intercettare il disagio proveniente dalle categorie sociali impoveritesi
negli ultimi anni. L’aumento di richiesta di medicine negli ultimi tre è
stato del 57%. A questo proposito, tanto per cominciare, sarebbe
urgente approvare la proposta di legge ferma al Senato che prevede la
donazione di farmaci da parte delle aziende produttrici. A rinnovare
l’invito è il presidente del Banco Farmaceutico onlus, Paolo Gradnik.
E’
in Centro Italia, seguito dal Nord comunque in testa per i numeri del
bisogno assistenziale, che il trend di richiesta assistenziale di
farmaci è cresciuto in modo esponenziale. Un aumento che sta a
significare che laddove la richiesta anni fa era al minimo, ragioni
economiche e impoverimento delle famiglie hanno letteralmente stravolto
lo scenario.
Sono
confortanti i dati che documentano la solidarietà e i numeri delle
donazioni, ma non c’è dubbio che l’emergenza richiede organizzazione
preventiva e programmata. Nel suo blog don Vinicio Albanese, presidente
della Comunità di Capodarco, commenta questo dossier come una ferita
grande e insidiosa del nostro sistema sanitario e del diritto alla cura.
Quando oltre alle spese di vita, dalla casa al vestiario, le persone
iniziano a rinunciare a curarsi è evidente, prosegue nelle sue
riflessioni, che si sta scendendo verso la povertà assoluta.
Vuoti
legati alla fiscalità, business delle case farmaceutiche e indolenza
politica rappresentano nodi da sciogliere. La solidarietà non risolve
l’ingiustizia che ormai penalizza gli italiani colpiti dalla crisi e le
famiglie cosiddette “normali”.
Anche per questo sentire un
Brunetta che fa il tifo affinché l’IMU, per citare uno dei più attuali
titoli dell’estate politica italiana, sia abolita per tutti, anche per i
ricchi e i ricchissimi, mette in luce un dato drammatico, che poco ha a
che vedere con l’identità di una politica e di un partito. La miopia e
l’impreparazione di chi non coglie nei numeri dei nuovi poveri l’affacciarsi di una pagina diversa della storia italiana.
Di una
rivoluzione che bolle sotto la cenere e che continua a non essere letta
e vista, ad eccezione, questo va riconosciuto, solo di Grillo e dei
suoi. La pace sociale non si regge sulle larghe intese di questo
governicchio o sulla sorte giudiziaria di un leader in naftalina, ma
sulle case, sul pane, sul lavoro e sulla dignità di un Paese che vede la
Grecia a poche miglia di mare.
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