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17/06/2014

Egitto - giura il nuovo esecutivo

La novità del primo governo dell’era del neopresidente Abdel Fattah al-Sisi è l’assenza del famigerato ministero dell’Informazione. Un dicastero che è sempre stato presente negli esecutivi egiziani sin dal 1952 ed è stato sinonimo di controllo dei media e di mancanza di libertà di informazione. Adesso questo ruolo dovrà svolgerlo un ente indipendente, secondo la nuova Costituzione, cui provvederà il Parlamento che sarà eletto nei prossimi mesi.

La squadra di governo, entrata in carica stamattina con la benedizione di Al-Sisi, è composta da trenta ministri, tra cui tanti tecnocrati e quattro donne, ed è guidata dal premier Ibrahim Mehlib che ricopriva l’incarico ad interim già da cinque mesi. Rispetto al precedente esecutivo provvisorio, il nuovo esecutivo, il terzo dalla cacciata dell’ex presidente Mohamed Morsi un anno fa, ha 14 ministri in più e sarà dedito a garantire la sicurezza e a rilanciare l’economia del Paese, ha promesso Al-Sisi che ha pure ribadito la sua fermezza nel contrasto a chiunque prenda le armi contro l’esecutivo. Un non tanto velato riferimento ai Fratelli Musulmani, i vincitori delle prime elezioni libere nell’Egitto post-Mubarak diventati un’organizzazione illegale contro cui il generale ha scatenato una campagna repressiva.

Dallo scorso 3 luglio, giorno in cui i militari hanno preso il potere cacciando Morsi, le manifestazioni della Fratellanza e dei suoi sostenitori non si sono mai fermate e neanche la repressione. Più di 1.400 persone sono morte negli scontri, 500 tra poliziotti e soldati hanno perso la vita in attacchi contro le caserme e i posti di blocco e oltre 15.000 presunti sostenitori della Fratellanza, quindi “terroristi”, sono finiti in carcere. Dietro le sbarre c’è l’intera leadership del movimento islamico egiziano, incluso Morsi, e le pene inflitte sono state spesso pesantissime: decine di condanne a morte che hanno scatenato il biasimo internazionale.

In cella ci sono anche alcuni giornalisti della tv qatariota Al Jazeera, accusati di essere sostenitori o addirittura affiliati dei Fratelli Musulmani. È di oggi la notizia della scarcerazione del reporter Abdullah Elshamy che è in sciopero della fame da cento giorni. Elshamy è stato arrestato lo scorso agosto mentre seguiva al Cairo lo sgombero violento di un sit-in dei sostenitori di Morsi, un giorno di sangue in cui morirono centinaia di persone e migliaia rimasero ferite. Il giornalista non è mai stato incriminato per alcun reato. La stretta contro la Fratellanza ha colpito anche due note catene egiziane di supermercati controllate da uomini vicini al movimento, sequestrate dal governo.

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