Uno degli elementi riconosciuto come
ineludibile della questione russo-ucraina è sicuramente la questione del
gas. Ovvero delle forniture di gas che, attraverso l’Ucraina, arrivano
in Europa risultando strategiche per l’economia continentale. Ci sono
articoli, come quello tradotto da Senza Soste online di Naomi Klein, che sostengono che la crisi ucraina sia l’occasione per imporre l’esportazione di gas americano estratto secondo tecniche di fracking
(fratturazione artificiale di strati rocciosi per ottenere gas). E’
un’ipotesi, che abbiamo riportato, alla quale ne va aggiunta un’altra: se
si segue la linea del gas per capire il conflitto russo-ucraino si
comprende come proprio la Germania si trovi all’epicentro di questo
conflitto. La stessa Germania che, tramite l’ex cancelliere Schroeder,
esprime la presidenza dell’importante gasdotto North Stream AG di
proprietà russa Gazprom e con importante partecipazione tedesca
(Ruhrgas, Wintershall) e che serve per "scavalcare" l'Ucraina così come
South Stream che passa dall'Italia e di cui Eni è investitore con
Gazprom. Visto che la Spd, partito di cui Schroeder è stato segretario e
per il quale é stato pure cancelliere, è al governo con la Merkel va
tutto bene? Sembrerebbe proprio di no. Sia perché la cancelliera
pubblicamente ha spinto molto sia per l’adesione dell’Ucraina all’Ue
sia, successivamente, per un distacco netto tra quel paese e la Russia.
Mettendo in difficoltà chi, in Germania, ha affari diretti con la
Russia. E sia perché, in un discorso importante, dagli Usa, il ministro
delle finanze tedesco Schäuble ha detto chiaramente che gli interessi
geopolitici (leggi gas) sono secondari rispetto agli interessi globali.
Si capisce quindi che l’intreccio finanziario tedesco-americano,
rivelato dalla crisi del debito europeo dopo il crack Lehmann, è
ritenuto, dall’attuale ministro delle finanze come più importante del
legame che lega la Germania e la Russia tramite il gas. Si capisce
quindi che, in Germania, l’alleanza con la Russia sul gas è meno
indiscutibile di quanto si pensi.
Eppure la situazione è molto complicata:
Die Welt, quotidiano vicino alla cancelliera, ha pubblicato due analisi
di differente segno. Analisi che fanno capire tutta la difficoltà
tedesca nello scenario del gas. Il primo scenario ricorda, chiaramente,
che il desiderio americano di vendere il gas, ottenuto tramite il
fracking, invece di quello russo è attualmente impraticabile. Altro che
americani: il gas russo, nonostante possibili fornitore finlandesi e
persino dall’Iran, resta ancora quello più a buon mercato. Allo stesso
tempo, in un altro studio di Die Welt, si dimostra come aree strategiche
dell’economia tedesca siano in mano alla Russia grazie alle forniture
di gas. Ecco quindi che la Germania si trova al centro di forze
contrastanti: la necessità di sganciarsi dal rapporto geopolitico con la
Russia ma anche l’impossibilità, entro un periodo ragionevole, di
poterlo fare. Con un’economia in mano, di fatto, ad un paese estero con
il quale ci sono evidenti frizioni.
In definitiva la crisi ucraina, vista
dal lato del gas, tocca direttamente la Germania su diversi assetti,
politici ed economici, e tutti strategici, del capitalismo dell’inizio
del XXI secolo.
Tratto da Senza Soste n.93 (maggio-giugno 2014)
Nessun commento:
Posta un commento