La maggioranza degli italiani è contraria alla costituzione dell’esercito europeo. Lo dice l’insospettabile giornale La Repubblica, sulla base di un sondaggio condotto da Demos. Alla fine i nodi vengono al pettine, e alla fine anche quella redazione deve mettersi l’anima in pace e riportare la realtà delle opinioni più diffusi nella popolazione.
Certo, a leggere l’articolo con cui sono stati presentati i dati sembra di leggere un lamento propagandistico, tipico di chi non si capacita come sia possibile che la gente comune non voglia alimentare le mire di potenza di un imperialismo europeo, che sa di doversi dotare di un esercito per muovere guerra dove serve. E un nucleo lo ha già approvato.
Ma i numeri rimangono numeri. Nel 2022, quando le sirene dell’allarmismo atlantista sul pericolo russo erano sulla cresta dell’onda, il 57% degli italiani era favorevole alla formazione di un esercito europeo, il 4% era indeciso e gli intervistati rimanenti erano contrari. Oggi, questa proporzione si è ribaltata, e i dubbiosi sono spariti.
Dice Repubblica che solo il 48% degli italiani vuole l’esercito europeo, “poco meno di quanti, al proposito, manifestano dissenso”. Che è un bel giro di parole per evitare di scrivere chiaro e tondo che il restante 52%, ovvero la maggioranza della popolazione, non vuole tale follia bellicista, utile solo a proiettare Bruxelles sui teatri di guerra che vanno moltiplicandosi.
C’è poi un altro dato interessante. Il grado di fiducia verso la UE è sceso al 30%, il valore più basso dal 2016 a oggi, 15 punti percentuali sotto il livello raggiunto a inizio di questo decennio. Ovviamente, la responsabilità viene addossata all’incapacità dei paesi europei di muoversi come un sol corpo in uno scenario internazionale in cui Washington ha squarciato l’illusione dell’unità euroatlantica.
Non viene in mente che parte della sfiducia sia derivata proprio dal fatto che, seppur nell’evidente inconsistenza delle sue posizioni, in molti abbiano visto con preoccupazione la crescente deriva bellicista di Bruxelles e la copertura dei più efferati crimini, come quelli commessi da Israele. La retorica del ‘giardino’ contro la ‘giungla’ si è rivelata un bluff.
Così come, per ciò che riguarda l’entusiasmo per un esercito europeo, una volta che la propaganda iniziale sulle sorti progressive di una UE armata fino ai denti hanno adombrato una reale partecipazione a un conflitto, come ad esempio per le basi USA in Italia in occasione del recente attacco all’Iran, allora le opinioni sull’importanza di indossare un elmetto per ‘esportare democrazia’ sono cambiate.
Infine, è utile sottolineare che il sostegno maggiore all’esercito europeo arriva dai giovani. Ma se si va a vedere come tale sostegno si divide tra le forze politiche emerge un elemento particolare: per lo più si osserva tra coloro che sono vicini ai partiti di centro-sinistra.
Innanzitutto, com’era forse scontato, tra i guerrafondai di +Europa, Azione e Italia Viva. Ma vengono poi i simpatizzanti del PD e di AVS. Il sostegno scende fra i sostenitori dei partiti di governo, e tra la base del 5 stelle. La posizione di Conte, che dice di essere contro il riarmo ma per la razionalizzazione delle spese militari attraverso una difesa europea, comincia a scricchiolare.
Quello che è certo è che, in generale nel paese, si aprono ancora più opportunità per chi vuole rappresentare una reale opposizione alla guerra, e agli strumenti che, per prepararsi ad essa, la UE sta mettendo in campo.
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