Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni

23/06/2025

L’Iran resiste

Dopo gli attacchi mirati contro alti comandanti militari e scienziati nucleari, insieme ai bombardamenti su strutture nucleari e militari, l’Iran ha ripreso il controllo operativo. Il Paese ha lanciato senza esitazione l’operazione “Promessa Vera 3”.

Dopo il caos iniziale delle prime ore, l’Iran ha nominato nuovi comandanti e potenziato l’efficacia dei suoi sistemi di difesa aerea. Le autorità iraniane hanno anche implementato misure di sicurezza per identificare infiltrati sospettati di aver utilizzato droni e altri velivoli leggeri per condurre operazioni clandestine nel territorio nazionale.

È probabile che le autorità statunitensi e israeliane non si aspettassero un crollo immediato del governo iraniano solo attraverso i bombardamenti. Sebbene entrambi i governi abbiano commesso errori strategici, sarebbe sorprendente se credessero davvero che uno Stato potesse essere abbattuto esclusivamente con attacchi aerei.

L’apparente strategia sembrava puntare a scatenare disordini civili tra i gruppi di opposizione dopo l’iniziale destabilizzazione del governo. Questo avrebbe potuto creare aperture per mercenari addestrati a iniziare una seconda fase di operazioni. Tuttavia, questo scenario non si è materializzato.

Invece, la maggior parte degli iraniani, soprattutto dopo le notizie di vittime civili, ha reagito con rabbia e solidarietà. Le perdite tra i civili sembrano aver risvegliato un senso di unità nazionale e patriottismo nella popolazione.

Le dichiarazioni contraddittorie di Trump possono essere comprese in questo contesto di errore strategico, insieme alle pressioni delle autorità sioniste, come evidenziato dai post sui social media e dai commenti pubblici.

I messaggi di Trump sono stati incoerenti: un giorno afferma di non avere piani per un coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto, il giorno dopo minaccia di considerare una dichiarazione di guerra contro l’Iran se non accetta una “resa incondizionata”.

Dall’altra parte, il messaggio televisivo della Guida Suprema dell’Iran è stato chiaro e definitivo: “Non accettiamo una ‘pace’ imposta, così come non abbiamo accettato una guerra imposta, come dimostrammo durante l’invasione dell’Iran da parte del regime baathista iracheno”.

Questa posizione si riflette nella rappresaglia delle forze armate iraniane e nelle prese di posizione degli alti funzionari politici.

Forse è per questo che il direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), Rafael Grossi, ha ammesso che “non ci sono prove di un piano attivo dell’Iran per costruire armi nucleari”.

Da notare che Tulsi Gabbard, direttrice dell’Intelligence Nazionale, aveva già fatto dichiarazioni simili, anche se Trump ha recentemente indicato di ignorarle, dicendo che “non gli importa di cosa ha detto”.

Questo ricorda il pretesto usato per invadere l’Iraq: le accuse di “armi di distruzione di massa” che si rivelarono infondate, simili alla screditata testimonianza di Nayirah, diventata uno scandalo per l’amministrazione di George W. Bush.

Potremmo discutere per ore sulle ragioni della situazione attuale e sul tempismo degli attacchi diretti all’Iran: fattori esterni, catalizzatori interni, dinamiche internazionali e altro.

Tuttavia, tre punti sono chiari. 

Primo, Israele non agisce in modo indipendente. Lo Stato israeliano funziona come un’entità coloniale che rappresenta gli interessi imperialisti occidentali in Asia occidentale.

Secondo, gli Stati Uniti ignorano il diritto internazionale, le prove e l’opinione pubblica quando calcolano che i benefici di un’azione militare superino i costi.

Terzo, e più importante a mio avviso, questo non è un conflitto religioso o regionale tra due potenze rivali. Rappresenta una nuova fase del piano del “Nuovo Medio Oriente”, come riflesso nella copertina di un recente numero del Time. E la frammentazione dell’Iran è una parte centrale di questo piano. Si basa su precedenti quadri strategici, tra cui il Piano Yinon (anni ’80) e “A Clean Break: A New Strategy for Securing the Realm” (anni ’90), con il sostegno del blocco occidentale.

Da questa prospettiva, si tratta di uno scontro su vasta scala tra il Nord Globale e il Sud Globale, con l’Iran in prima linea contro l’aggressione imperialista occidentale verso i movimenti di liberazione nazionale in tutto il Sud del Mondo.

Sulla base di questa analisi, tutte le forze rivoluzionarie devono unirsi dietro questo slogan: “Mani fuori dall’Iran!”

E un messaggio per i nostri amici in tutto il mondo: l’Iran resiste, fino all’ultima persona, all’ultimo proiettile, all’ultimo respiro.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento