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30/08/2025

29 agosto 1949: l’atomica sovietica inaugura la Guerra Fredda

29 agosto 1949, Semipalatinsk, Kazakistan: alle 7 in punto, ora di Mosca, detona il Dispositivo 501, tecnicamente la RDS-1, la prima bomba atomica sovietica. Un ordigno da 22 chilotoni, costruito sul modello della bomba atomica di Nagasaki, completava la rincorsa sovietica e, poco più di quattro anni dopo il Trinity Test di Los Alamos e gli impieghi bellici della Bomba per antonomasia contro il Giappone imperiale, toglieva l’esclusività del dominio sul nucleare militare agli Stati Uniti.

Quello della bomba che negli Usa chiamarono “Joe-1” per riferirla al dittatore sovietico Josif Stalin fu il primo di 715 test nucleari che avrebbero coinvolto 969 ordigni tra il Kazakistan e l’isola artica di Novaja Zemlja – dove nel 1960 fu fatta detonare la bomba all’idrogeno più potente mai testata dall’uomo –. L'erede del programma nucleare sovietico, quello russo, detiene tuttora il primo arsenale al mondo per dimensioni. Quel giorno, si può dire, iniziò davvero la Guerra Fredda, iniziò la tendenza alla spartizione del mondo tra blocchi guidati da due superpotenze, Usa e Urss, nessuna delle quali poteva dirsi però in grado di acquisire un vantaggio strategico decisivo fintanto che la prospettiva di una rappresaglia nucleare dell’avversario sarebbe rimasta cogente.

La corsa all’atomica di Stalin è la storia dell’ossessione di non restare indietro da parte del leader che rivendicava la vittoria nella “Grande Guerra Patriottica”, la risposta all’invasione tedesca nel 1941, come presupposto per uno status di grande potenza per Mosca. Tra un programma blindato guidato dall’ex “zar” della repressione Lavrentij Berija e un uso dinamico dell’infiltrazione in Occidente con le “spie atomiche” che tra Usa e Regno Unito fornivano informazioni a Mosca, l’Urss ci mise quattro anni ma riuscì a ottenere l’accesso al club atomico.

Da allora, quest’ultimo sarebbe stato sempre più affollato: testarono i primi ordigni nucleari il Regno Unito nel 1952, la Francia nel 1960, la Cina nel 1964, l’India nel 1974, il Pakistan nel 1998, la Corea del Nord nel 2006. In mezzo, nel 1979, ci fu probabilmente il test congiunto tra Israele e il Sudafrica dell’Apartheid nell’Atlantico del Sud individuato dai satelliti Vela della Nasa. L’equilibrio atomico cambiò per sempre la guerra, ponendo da un lato la minaccia di quella che Giorgio La Pira chiamava “frontiera dell’Apocalisse” sempre più incombente sulla civiltà umana e creando dall’altro l’equilibrio del terrore atomico come base di una sostanziale ineffabilità delle guerre tra grandi potenze.

La Guerra Fredda fu l’epoca della grande paura ma anche della grande consapevolezza della necessità di coordinare il rodeo atomico. E in un certo senso forse tutto ciò è dovuto anche al test atomico sovietico del 1949. Risulta più pericoloso un nucleare in mano a una sola potenza o uno diffuso con equilibrio? La storia ricorda che finora le atomiche sono state impegnate in guerra solo quando un unico Stato le possedeva. Al contempo, però, è bene ricordare che Usa e Urss seppero strutturare un dialogo costante sulla gestione degli arsenali con tanto di trattati di governance della competizione che oggi, in una rinnovata e muscolare fase di rivalità tra potenze, sono tramontati e non sembrano pronti a tornare. Rendendo l’epoca presente assai meno stabile di quella della Guerra Fredda.

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