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19/08/2025

Come affrontare i virus trasmessi dalle zanzare: il modello cinese

La provincia cinese del Guangdong si trova ad affrontare una delle più estese epidemie di febbre Chikungunya mai registrate nel Paese. Foshan e Guangzhou sono le città più colpite, ma la risposta sanitaria – tecnologica, ambientale e sociale – offre una lezione globale su come affrontare la diffusione di virus trasmessi da zanzare senza ricorrere solo ai pesticidi.

La febbre Chikungunya, trasmessa principalmente dalle zanzare Aedes, ha colpito nel 2025 oltre settemila persone nella provincia del Guangdong. Foshan ha segnalato 2.882 casi, mentre Guangzhou ne ha registrati 2.940. Tutti i casi confermati sono risultati lievi, senza complicazioni gravi né decessi. Un dato rassicurante, ma che non riduce l’urgenza di contenere il vettore.

In risposta all’emergenza, le autorità sanitarie hanno allestito 53 centri medici specializzati e oltre 7.200 posti letto protetti da zanzariere, per isolare i pazienti e ridurre le occasioni di trasmissione. Allo stesso tempo, la popolazione è stata invitata a eliminare i ristagni d’acqua, utilizzare repellenti e indossare abiti protettivi. Le campagne informative hanno sottolineato un aspetto chiave: il virus non si trasmette da persona a persona, ma solo tramite puntura di zanzare infette.

Il modello cinese

Uno degli approcci più interessanti adottati a Foshan è l’introduzione di oltre 5mila esemplari di Gambusia affinis, noti come “pesci mangialarve”. In grado di nutrirsi di centinaia di larve di zanzara al giorno, questi piccoli predatori stanno contribuendo a ridurre sensibilmente la densità delle popolazioni di vettori in aree di acqua stagnante.

Secondo le stime, l’effetto combinato dei pesci potrebbe abbattere fino al 60% delle larve in appena tre mesi, offrendo un’alternativa ecologica ed efficace all’uso di insetticidi, spesso nocivi per l’ecosistema urbano.

Foshan ha integrato anche strumenti high-tech nella sua strategia antizanzara.

I droni vengono utilizzati per ispezionare tetti, cortili e aree difficilmente accessibili, dove possono formarsi piccole raccolte d’acqua, spesso invisibili da terra ma ideali per la deposizione delle uova. Questa mappatura aerea consente interventi di bonifica mirati e tempestivi, oltre a fornire dati utili per guidare le campagne di sensibilizzazione.

A Guangzhou, la sperimentazione ha raggiunto livelli da laboratorio all’aperto. Gli scienziati hanno rilasciato milioni di zanzare maschio sterilizzate con radiazioni e infettate con il batterio Wolbachia, che impedisce alle femmine di generare prole vitale. Il risultato è stato sorprendente: su due isole nel delta di Guangzhou, la popolazione di Aedes albopictus è crollata dell’83–94%, con settimane intere senza segnalazioni di zanzare.

Il metodo è efficace, sicuro per l’ambiente, e – secondo i ricercatori – economicamente sostenibile: il costo stimato è di circa 108 dollari per ettaro all’anno. Un impianto di produzione può generare fino a dieci milioni di esemplari a settimana, aprendo la strada a una diffusione su scala urbana.

In parallelo, la Cina sta portando avanti una politica di educazione civica e coinvolgimento della popolazione, rendendo i cittadini protagonisti della lotta alla zanzara.

Altrove le cose vanno peggio

Mentre la Cina riesce a contenere l’impatto dell’epidemia, in altri Paesi – soprattutto nelle Americhe – la situazione è più grave, con casi fatali segnalati nel 2025. Per questo, l’OMS e i CDC americani raccomandano la vaccinazione contro la Chikungunya ai viaggiatori diretti nelle aree colpite. Le raccomandazioni sono particolarmente stringenti per donne in gravidanza e neonati, considerati a maggiore rischio di complicanze.

L’esperienza di Foshan e Guangzhou dimostra che la lotta contro le malattie trasmesse da zanzare non può più essere affidata solo agli insetticidi. Servono scienza, innovazione, cooperazione e una forte comunicazione con la cittadinanza. La Cina, spesso al centro dell’attenzione per ragioni sanitarie, questa volta si propone come esempio positivo: un laboratorio a cielo aperto su come affrontare – e possibilmente prevenire – le epidemie del nostro tempo.

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