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28/08/2025

Tony Blair, distruttore del Medio Oriente, alla Casa Bianca per discutere del futuro di Gaza

Chi si rivede! C’era anche l’ex primo ministro britannico Tony Blair, da tempo instancabile nella sua seconda vita come consulente di governi e imprese nel mondo, alla riunione tenutasi ieri alla Casa Bianca alla presenza del presidente statunitense Donald Trump per decidere il piano americano per il futuro di Gaza.

Trump convoca anche Blair per parlare di Gaza

Nonostante tra Blair e il Medio Oriente i rapporti siano stati sempre – eufemisticamente – complicati e nonostante da primo ministro britannico il politico laburista abbia avuto un ruolo di primo piano nell’invasione dell’Iraq che contribuì a destabilizzare la regione – prima di un incarico sostanzialmente privo di concreti risultati come inviato del Quartetto per la stabilizzazione regionale – Trump ha voluto al tavolo anche il navigato ex inquilino di Downing Street.

A rivelarlo la BBC, sottolineando che il politico e top manager, fondatore del Tony Blair Institute for Global Change (Tbigc), è stato chiamato in causa a fianco di figure di punta dell’amministrazione, a partire dall’inviato speciale per il Medio Oriente di Trump, l’ex palazzinaro Steve Witkoff. Presente, secondo la CNN, anche Jared Kushner, genero di Trump (marito della figlia Ivanka) che non ricopre ruoli formali nell’amministrazione ma che assume un peso specifico diverso proprio in relazione alla presenza dell’ex primo ministro britannico.

L’asse Blair-Kushner

La riunione non aveva formale valore politico come meeting ufficiale dell’amministrazione, ma mirava a creare un framework per indicare cosa Washington potesse fare dal “giorno dopo”, Witkoff dixit, la fine del conflitto tra Israele e Hamas. I tasselli iniziano a comporsi: Trump, parlando con Benjamin Netanyahu, a febbraio aveva lasciato presagire l’idea di trasferire i gazawi e di costruire una “Riviera del Levante” nella Striscia per farla risorgere dopo il conflitto. La presenza di Blair e Kushner va intesa in questo senso soprattutto in virtù della capacità dei due di esercitare influenza su diverse capitali chiave del Medio Oriente, il cui ruolo dovrà essere valorizzato per la ricostruzione di Gaza.

Quello Blair-Kushner è un filo rosso sottile che porta fino a Trump. Sia il Tbigc che Affinity Partner, la società di private equity del genero di Trump fondata nel 2021, hanno importanti affari nel Golfo, per consulenza (Blair) e investimenti (Kushner).

Blair e Kushner possono, nell’ottica dell’amministrazione, rendere maggiormente digeribile al mondo arabo, in tensione con Israele per la strage di Gaza, un ruolo per la ricostruzione post-bellica e creare le prospettive perché la Palestina diventi non più una questione dirimente ma semplicemente un’appendice nel quadro del dialogo tra Tel Aviv e il Mondo arabo, riprendendo il percorso degli Accordi di Abramo del 2020, che hanno visto Marocco, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti normalizzare i rapporti con Israele proprio con il ruolo decisivo di Kushner, allora consigliere di Trump per il Medio Oriente.

Gli affari sono affari

“Tale decisione è stata vista come un tradimento dai palestinesi e dai loro sostenitori, che da tempo contano su un fronte arabo unito per negare il riconoscimento fino alla creazione di uno Stato palestinese”, nota Middle East Eye,  aggiungendo che “Blair è stato anche attivo nelle discussioni relative al piano di Trump per l’acquisizione di Gaza. A luglio, il Financial Times ha riportato che il Tony Blair Institute ha preso parte alle discussioni sulla trasformazione di Gaza in una riviera e sulla costruzione di una zona avanzata di manifattura”, proposta da Elon Musk.

Middle East Eye ricorda inoltre che l’istituto di Blair ha proposto per Gaza la costruzione di “un porto in acque profonde che collegherebbe Gaza al corridoio India-Medio Oriente-Europa, nonché progetti di isole artificiali al largo della costa. Non è chiaro quanto Blair stesso si sia consultato con Trump” prima della riunione di ieri, ma è indubbio che tra The Donald e l’ex primo ministro i rapporti non iniziano oggi.

Trump e Blair, un rapporto che viene da lontano

Nel marzo 2017, l’allora segretario di Stato di Trump Rex Tillerson offrì a Blair un ruolo di consigliere per la mediazione tra Israele e Palestina, proposta secondo il Times of Israel trasmessa al britannico dallo stesso Kushner prima di un incontro tra Blair e Benjamin Netanyahu. Michael Wolff in Fire and Fury: Inside the Trump White House, nel 2018, scrisse che Trump sarebbe stato avvisato da Blair circa tentativi dell’intelligence britannica di spiarlo durante la sua prima campagna elettorale, voce furiosamente smentita dall’ex primo ministro, che per Wolff avrebbe insistito per l’appoggio di The Donald a un ruolo di inviato internazionale in Medio Oriente.

Il triangolo Trump-Kushner-Blair si è infine ritrovato in una calda giornata di fine agosto a Washington, con al centro la futura “ingegneria geopolitica” della Striscia di Gaza. Un meeting simbolico dei tempi che corrono: palazzinari divenuti uomini di governo (Trump e Witkoff), finanzieri (Kushner) e vecchi politici divenuti consulenti per la gestione di un caos geopolitico che loro stessi hanno, con le loro scelte, contribuito a scatenare (Blair), seduti a tavolino per discutere i destini di uomini e popoli senza che nessun palestinese, men che meno di Gaza, sia stato chiamato a offrire la sua opinione in merito.

La realtà è che mentre a Washington si discuteva, a Gaza si continua a morire. E ci sono dubbi che le strategie partorite dal “triangolo” che guarda a un nuovo asse tra Occidente, Israele e mondo arabo possano cambiare nel breve periodo la situazione.

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