Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

07/08/2013

Bettino & Silvio i gemelli diversi

Quando non si riesce a prefigurare il futuro se non ad horas, come oggi, bisogna forse cercarlo nel passato, in date e facce. Perlomeno così dice il saggio.

Berlusconi in Via del Plebiscito fa il discorso che sapete, che avete sentito, visto, letto dappertutto. Applausi e commozione. Vera o finta, in un Paese storicamente in cerca di padroni dei cui umori fossi nel Cavaliere pre-destituito non mi fiderei troppo. Ma tant’è. Poi s’affaccia alla finestra di Palazzo Grazioli e come un Alberto Sordi redivivo ma ambrosiano e inceronato chiede alla folla o alla folletta “non volete che mi butti?”. E il martirologio si vena di Drive in, alla memoria. O forse possiamo rintracciare una parvenza di drammaturgia greca buona per la circostanza conoscendo il costume del Capo nel coro greco di La Dea dell’Amore , di Woody Allen.

Niente tragedia anche se si sente un trago, un capro naturalmente espiatorio, ma casomai vaudeville. Da tragedia greca in salsa italiana tangentara fu invece il discorso alla Camera di Bettino Craxi, del 3 luglio del 1992.    “…C’è un problema di moralizzazione della vita pubblica che deve essere affrontato con serietà e con rigore… il problema del finanziamento dei Partiti…, delle illegalità che si verificano da tempo, forse da tempo immemorabile… Si è diffusa nel Paese, nella vita delle istituzioni e della pubblica amministrazione, una rete di corruttele grandi e piccole che segnalano uno stato di crescente degrado della vita pubblica… I casi sono della più diversa natura, spesso confinano con il racket malavitoso, e talvolta si presentano con caratteri particolarmente odiosi di immoralità e di asocialità…”.

Era ventun anni fa, e l’immoralità di cui parlava Craxi si è mutata in una quasi completa amoralità, con il grande vantaggio per individui, gruppi, lobbies e partiti di muoversi in assenza di codici etici da violare, in vacuo. Difficile negare che le cose stessero come diceva l’ex premier, e anche peggio, e che lui avesse dato però all’Italia una vigorosa spinta per la scesa. Ancora Bettino, oggettivo padre/patrigno e comunque causa dell’effetto Berlusconi, nella stessa occasione: “…E tuttavia, d’altra parte, ciò che bisogna dire, e che tutti sanno del resto, è che buona parte del finanziamento politico è irregolare od illegale. I partiti specie quelli che contano su apparati grandi, medi o piccoli, giornali, attività propagandistiche, promozionali e associative, e con essi molte e varie strutture politiche e operative, hanno ricorso e ricorrono all’uso di risorse aggiuntive in forma irregolare od illegale. Se gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale. Non credo che ci sia nessuno in quest’aula, responsabile politico di organizzazioni importanti che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo: presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro…”.

Come si sa, nessuno in quell’aula si alzò. L’obiezione da allora è che quelle cose le diceva uno che sarebbe stato condannato in contumacia per corruzione. Uno, per tornare all’inizio di questo articolo, che “non aveva la faccia per dirlo”. È vero, ma questo non toglie verità alle cose che continuano a perseguitarci nella realtà di oggi.

Eppure sempre in merito a date e fatti e cronologicamente a metà tra il Craxi di allora e il Berlusconi di oggi alla ricerca di grazia, c’è un Paolo Sylos Labini del 2002, prima in febbraio al Palavo-bis girotondino e poi in un’intervista a Repubblica del settembre dello stesso anno. È morto nel 2005, definito una sorta di “santo laico”, grande economista, intellettuale, cittadino. Lui la faccia l’ha sempre avuta. Diceva: “Lo paragono ad Al Capone, Berlusconi, certo. L’ho detto e l’ho ripetuto più volte, anche in pubblico. E ho spiegato che almeno Al Capone, da onesto delinquente, non ambiva a ruoli politici.”

Parliamo di un gangster arrestato per reati fiscali… E ancora: “…Senza regole morali lo sviluppo si impantana. Nel 1910 l’Argentina aveva il doppio del nostro reddito. Oggi grazie alla corruzione, all’immoralità pubblica, a un ceto politico vergognoso, il reddito di quel Paese si è ridotto alla metà. E noi rischiamo con Berlusconi di fare la fine dell’Argentina”.

Morale: se Craxi diceva delle cose vere ma rese irricevibili dal fatto che le dicesse lui, se Sylos Labini ha predetto senza ambagi con undici anni d’anticipo il nostro presente e aveva tutte le caratteristiche valoriali per farlo ma non è stato ascoltato né poco né punto dalla sinistra italiana, adesso siamo a Berlusconi che non è in grado, nell’oceano di amoralità che ci sta sommergendo, di dire niente di più né niente di diverso dal “non volete che mi butti?” di sordiana reminiscenza: contrariamente a Craxi, non può, nel senso che non gli viene neppure in mente, vuotare un sacco che riguardi tutta o buona parte della classe dirigente italiana, politica, imprenditoriale, bancaria ecc., collusa con lui a ogni livello nel precipizio che abbiamo di fronte.

Quella “immoralità” evocata dall’immorale Bettino, comunque di tutt’altra statura, sembra lontana anni luce dalla mimica berlusconiana del salvare il salvabile con il salvacondotto (di Napolitano). Ci si arrangia amoralmente in un Paese amorale in cui dalle tasse al resto risuona un maledettissimo “così fan tutti”. Ebbene, veniamo da lontano ma in vent’anni si è scavata una voragine di cui la nostra berlusconizzazione è il dato più inquietante.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento