Per cominciare, smettiamo di chiamarla obiezione di coscienza.
Siccome la coscienza è per definizione accessibile solo al soggetto, qualsiasi decisione presa in suo nome (e non, mettiamo, in nome della ragione, dell'esperienza, della tradizione o della legge) è supremamente individualista e asociale, oltre che intenzionalmente sottratta alle obiezioni altrui e alle verifiche.
Al pari del gusto, di coscienza non est disputandum.
Troppo comodo che basti invocarla: perché nulla, assolutamente nulla può garantire l'onestà e veridicità del soggetto.
Per cui proporrei di chiamarla "obiezione ideologica" e di pretendere una dimostrazione oggettiva della buona fede di chi ci si appella.
Nel caso degli obiettori alla leva, per esempio, c'era la prigione o un servizio civile più lungo di quello militare, almeno finché il potere non ha deciso che gli conveniva un esercito di mercenari.
Nel caso dei medici dovrebbe esserci una significativa decurtazione dello stipendio, da pagare per i sostituti chiamati a operare al loro posto. Sarei proprio curioso di vedere quanti allora verrebbero a patti con la propria coscienza o semplicemente si scorderebbero di averla, come del resto già fanno nel resto della loro vita; secondo me almeno i due terzi.
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