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09/08/2013

BofA, l'eterno ritorno dei subprime

di Carlo Musilli

La sua assenza era quasi una stonatura. Proprio lei, la seconda banca degli Stati Uniti, tenuta fuori da uno dei club più esclusivi della finanza internazionale. Una vera ingiustizia. Ora però è entrata almeno in lista d'attesa per ottenere l'iscrizione. Il circolo in questione riunisce i responsabili della truffa del secolo, quella dei mutui subprime, da cui nel 2008 è partito l'effetto domino che ha generato la crisi globale. L'istituto in attesa di tesseramento è Bank of America (BofA). 

Ieri il dipartimento di Giustizia degli Usa e la Sec (la Consob americana) hanno avviato in sede civile due cause parallele per frode nei confronti di BofA e di due sue controllate, accusate di aver ingannato gli investitori nel 2008. Il copione è lo stesso già sentito varie volte negli ultimi cinque anni: le banche avrebbero nascosto agli investitori i rischi connessi all'acquisto di titoli derivati legati ai mutui immobiliari subprime. In particolare, non sarebbe stato comunicato alla clientela che oltre il 70% di quei prodotti proveniva da intermediari esterni al gruppo bancario e quindi era molto più esposto al rischio default. I titoli nel mirino delle autorità americane valevano in tutto 850 milioni di dollari.

La replica di Bank of America non si è fatta attendere. Secondo l'istituto - che promette battaglia in tribunale - quei derivati erano rivolti a investitori "sofisticati" e avrebbero perfino garantito un ritorno migliore rispetto a titoli analoghi. L'autodifesa si riassume in una frase: “Non siamo responsabili del crollo del mercato immobiliare”.

Il caso riguarda oltre mille mutui venduti tra gennaio e febbraio 2008 a cinque investitori, tra cui la Federal Home Loan Bank di San Francisco e Wachovia, banca rilevata durante la crisi da Wells Fargo. Il dipartimento di Giustizia ritiene però che il numero di mutui finiti in default sia troppo alto e "non possa essere spiegato solo con la crisi del mercato immobiliare degli ultimi anni".

Intanto, il Presidente in persona è intervenuto nel dibattito sulla riforma del sistema di finanziamento e di garanzia dei mutui. Secondo Barack Obama, bisogna ridurre il coinvolgimento pubblico e aumentare al contempo i capitali privati: sarebbe "inaccettabile" tornare "al sistema della bolla destinata a scoppiare, che ha causato la crisi finanziaria" ed è necessario "mettere fine all’era del salvataggio di Fannie Mae e Freddie Mac", ovvero i due colossi del credito ipotecario nazionalizzati durante la crisi.

Ma come funziona(va) il sistema (suicida) della bolla? La truffa dei subprime va analizzata su due piani. Il primo è quello della vita reale, in cui le banche americane spingevano i loro clienti a usare le case come bancomat, accendendo mutui immobiliari in serie. Ad ogni prestito che ottenevano (bastava chiedere), i debitori estinguevano il mutuo precedente e, avendo ottenuto dagli istituti un importo superiore (perché nel frattempo il prezzo delle case era salito), intascavano la differenza. Appena i prezzi delle case hanno smesso di crescere, naturalmente, il giocattolo si è rotto. Milioni di americani si sono ritrovati con debiti impossibili da ripagare e sono stati sfrattati.

Il secondo piano è quello della finanza più rarefatta. Mentre concedevano mutui a profusione, le banche emettevano titoli derivati garantiti proprio da quei prestiti e li vendevano con l'inganno: sapevano che prima o poi i subprime sarebbero scoppiati, ma facevano credere agli investitori che si trattasse di prodotti sicurissimi. Il tutto con la complicità delle agenzie di rating che, in un clamoroso conflitto d'interessi (erano pagate dalle banche stesse) assegnavano a quei derivati il giudizio d'affidabilità più alto, la mitica tripla A. Il vero capolavoro, tuttavia, è arrivato quando gli istituti hanno iniziato a scambiare fra loro i titoli legati ai mutui: invogliati dai facili guadagni (e dai maxi-bonus) garantiti dal trading, hanno finto di non vedere che stavano gonfiando il palloncino come una mongolfiera.

Ora, le azioni legali sono notizia recente, ma è scorretto pensare che fin qui Bank of America sia stata immune allo tsunami dei subprime. Anzi, lo scorso inverno l'istituto ha accettato di pagare qualcosa come 11,6 miliardi di dollari a Fannie Mae per archiviare un pesantissimo contenzioso. La grana era iniziata con l'acquisto della Countrywide Financial, vera regina della truffa dei mutui, che è già costata a BofA circa 40 miliardi di dollari.

Ma non basta. A gennaio Bank of America figurava anche nella lista dei 10 colossi di Wall Street (fra cui anche JP Morgan, Citibank e Wells Fargo) che hanno siglato un accordo con le autorità americane, accettando di pagare in tutto 8,5 miliardi come risarcimento per i pignoramenti facili a danno delle famiglie americane.

Entrambi i precedenti si sono risolti quindi in un patteggiamento. Forse anche le nuove cause avranno il medesimo epilogo, ma non è questo il punto cruciale. I risarcimenti sono importanti per gli americani e per gli investitori. Al resto del mondo, invece, interessa che gli Stati Uniti riescano finalmente a varare una riforma seria per evitare che negli anni si gonfino nuove bolle assassine. Anche se i membri del club, lungimiranti come al solito, non saranno d'accordo.

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