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04/07/2014

Egitto - Abdel Fattah Othman: “le nostre carceri sono un hotel”

Le accuse di torture e di stupri all’interno delle carceri egiziane sono “menzogne prive di alcune logica perché le nostre prigioni sono come hotel”. A dirlo è stato ieri il vice Ministro degli Interni per le relazioni pubbliche, Abdel Fattah Othman, intervistato telefonicamente dall’emittente satellitare ONTV.

Non è la prima volta che il Ministero degli Interni smentisce casi di violenze all’interno delle carceri. “Queste discussioni – ha aggiunto Othman – nascono solo ora perché sono stati arrestati alcuni attivisti politici che sono bravi ad utilizzare i social network”.

Le parole del vice Ministro contraddicono il rapporto pubblicato lo scorso mese da Amnesty International. Secondo l’organizzazione londinese, infatti, la tortura in Egitto è “endemica”. Nel suo documento Amnesty riporta numerosi casi di tortura e maltrattamento dei detenuti che “ricordano i periodi bui del regime di Hosni Mubarak”. Alcuni prigionieri sarebbero stati torturati anche con scosse elettriche.

Secondo i numeri forniti da Wikithawra – un portale indipendente che documenta gli eventi egiziani a partire dal 2011 – più di 41.000 persone sono state arrestate lo scorso anno. Cinquantatré sarebbero morte in carcere. Uno studio dello scorso giugno curato dall’“Iniziativa egiziana per i diritti della persona” ha denunciato le precarie condizioni di vita e sanitarie all’interno delle celle egiziane. Condizioni che, ha aggiunto l’organizzazione, sono sotto gli standard minimi richiesti e che pongono in serio pericolo la vita dei carcerati. Il rapporto si basa sulle interviste fatte a detenuti da poco scarcerati, alle loro famiglie e agli avvocati e ha riguardato più di 17 prigioni e stazioni di polizia.

Che il comportamento della polizia non sia impeccabile non è un fatto nuovo. Martedì una studentessa dell’Università di al-Azhar ha denunciato l’ennesimo stupro compiuto dai poliziotti egiziani. Sulla questione è intervenuto anche il vice Ministro Othman che, se da un lato ha ammesso gli errori compiuti dalla polizia, dall’altro ha sottolineato come in tutte le professioni capita di sbagliare e che è colpa dei media che si concentrano troppo su questo aspetto. “La polizia – ha dichiarato  – istruisce i suoi ufficiali su come trattare con i cittadini e sui temi relativi alla sicurezza personale, ma il il sentimento di responsabilità varia da una persona all’altra. E’ la natura umana”.

Intanto continuano gli arresti. Sei studenti tra i 15 e i 17 anni sono stati accusati dalla Procura del Cairo di “criminalità”, di “aggressione alle forze dell’ordine”, di “distruzione della proprietà pubblica” e di aver preso parte ad un “raduno illegale” due giorni fa in cui chiedevano un sistema educativo migliore. Ahmed Othman, un avvocato dell’“Associazione non governativa per la Libertà di Pensiero e di Espressione”, ha denunciato l’arresto di altri 17 studenti in modalità che definisce “casuali”. Ad essere condannato è anche il figlio del deposto Presidente Mohammed Morsi, Abdallah. Ieri la Corte Penale del Cairo lo ha condannato ad un anno di prigione e a pagare una multa di 10.000 lire egiziane per possesso di droghe.

Intanto la coalizione islamista “Alleanza per sostenere la Legittimità” ha annunciato 35 cortei nella capitale dopo la preghiera della sera che dovrebbero congiungersi in Piazza Tahrir. Cade oggi, infatti, il primo anniversario della deposizione del Presidente Mohammed Morsi. Numerosi sostenitori dei Fratelli Musulmani sono arrivati al Cairo per partecipare alle diverse manifestazioni che partiranno da Giza, Nasr City, Ain Shams, Helwan, Dokki e Shoubra in quello che definiscono come “Giorno della Rabbia”. Ahmed Abdel Rahman è uno dei giovani della Fratellanza ed è anche lui è in piazza a protestare. Secondo lui “l’intransigenza del regime creerà solo altri nemici e accelererà la sua fine”.

Intanto mentre vi scriviamo, le forze di sicurezze egiziane hanno chiuso Piazza Tahrir. Un ufficiale di polizia ha detto all’Agenzia di Stato Mena che la polizia ha eretto barricate e sigillato l’area con i blindati.
 
Per le strade la tensione aumenta. Alcune bombe sono esplose poco fa nella capitale. Una persona è stata uccisa in un villaggio vicino al Cairo. Secondo le autorità locali a perdere la vita sarebbe stato proprio l’attentatore. Un’altra esplosione è avvenuta nel distretto di Abbasiya al Cairo vicino ad un ospedale militare, mentre altre due bombe hanno colpito il quartiere di Imbaba a Giza senza causare vittime. La polizia ha chiuso anche la zona vicina al Palazzo presidenziale e Piazza Rabaa al-Adawiyya nella zona orientale della capitale dove lo scorso agosto un sit-in in favore di Morsi fu sanguinosamente represso dai militari causando centinaia di morti tra i sostenitori della Fratellanza.

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