Continua anche nelle ultime ore l’offensiva militare delle forze fedeli al governo golpista di Kiev contro le sempre più ristrette aree dell’est dell’Ucraina ancora in mano agli insorti. Negli ultimi giorni l'offensiva delle forze lealiste si è nuovamente intensificata e diverse località sono tornate sotto il controllo di Kiev, non senza uno spargimento di sangue completamente ignorato dai media occidentali. Le truppe di Kiev e le milizie di estrema destra inquadrate nella Guardia Nazionale stanno rapidamente avanzando su tutti i fronti, e dal punto di vista militare le sorti del conflitto sembrano, tranne miracoli dell'ultim'ora, volgendo a vantaggio delle forze nazionaliste.
L’altro ieri i soldati ucraini sono entrati a Shakhtarsk, Torez e Debaltsev, e hanno riconquistato la collina di Savur-Moguyla, strategicamente fondamentale. I combattimenti hanno causato la morte di almeno otto civili secondo le autorità locali, ma il timore è che si tratti di una cifra al ribasso, e centinaia di auto cariche di sfollati continuano a cercare di allontanarsi dalla zona, mentre chi non ha un mezzo cerca di fuggire a piedi portandosi dietro ciò che può.
Oggi le forze regolari ucraine hanno invece annunciato di aver ripreso il controllo della città di Avdiivka, una decina di chilometri a nord di Donetsk e di aver lanciato un massiccio attacco contro Ilovaisk, a 20 km a est di Donetsk.
Ieri è continuata anche la battaglia nella città di Gorlovka, presa di mira da massicci bombardamenti che sono costati la vita a decine di persone, per lo più civili falciati dalle bombe sganciate dai caccia o lanciate sull’abitato da obici e mortai. Solo ieri, secondo quanto dichiarato da un portavoce del consiglio comunale locale, sarebbero rimasti uccisi diciassette civili, e tra questi tre bambini, mentre altre 43 persone sono rimaste ferite.
L’accerchiamento delle aree ancora in mano alle forze ribelli – che di tanto in tanto riescono comunque a contrattaccare e ad infliggere pesanti perdite ad un esercito ucraino sempre più demotivato – si fa sempre più stretto e ieri le autorità della Repubblica Popolare del Donbass hanno deciso di evacuare la loro sede di governo nel centro di Donetsk a causa dei massicci bombardamenti. “Due proiettili sono caduti su un vicino edificio residenziale” ha informato il servizio stampa dell’autorità parallela mentre il sindaco nominato dai golpisti ha confermato i bombardamenti sulla città e l’evacuazione dei residenti da alcuni quartieri del centro della capitale dell’omonimo Oblast.
A causa della recrudescenza dei combattimenti i poliziotti olandesi e australiani incaricati di investigare sull’abbattimento, alcuni giorni fa, di un aereo di linea malese sui cieli ucraini, hanno dovuto rinunciare alla missione per il terzo giorno di seguito. Una situazione imbarazzante per i paesi occidentali che se da una parte accusano la Russia e i ‘separatisti’ di essere responsabili dell’abbattimento del velivolo commerciale dall’altra insistono inascoltati con il presidente di Kiev Poroshenko affinché dichiari un cessate il fuoco di 24 ore per permettere agli ispettori di raggiungere il relitto dell’aereo abbattuto il 17 luglio scorso. Una richiesta finora completamente inascoltata da parte dell’oligarca a capo del regime nazionalista ucraino.
Ad essere presa di mira è anche l'altra grande città dell'est ancora controllata dai ribelli, Lugansk. Il 28 luglio scorso alcuni colpi di artiglieria sparati dall'esercito ucraino hanno centrato una casa di riposo uccidendo cinque persone e ferendone dodici.
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