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04/07/2014

Erdogan for President Turchia nel dubbio : vince o stravince?


Al potere come premier da 11 anni Erdogan ha formalizzato la sua ipoteca sui prossimi 5 anni da presidente della Repubblica, il primo eletto a suffragio universale. E sarà il leader turco più a lungo in sella dopo il fondatore della Repubblica Kemal Ataturk. Meno laicità ma analogo decisionismo.
L’unica incertezza dopo il via libera formale (e scontato) di Recep Tayyip Erdogan premier del partito islamico moderato Akp, a candidarsi come primo presidente eletto a suffragio universale in Turchia è se vincerà al primo o al secondo turno nel voto di agosto. Il collega e amico Vittorio Da Rold sul Sole24ore ci parla di sondaggi per completezza, di probabile vittoria al primo turno. E Vittorio, prudente ma preciso conclude: “Ed è questa è l’unica incertezza di un voto che sancirà un decennio di dominio incontrastato sulla politica turca”. Non detta, la preoccupazione su tanto potere per così tanto tempo.

Il mondo spera non piovano guai
Sessant’anni d’età e 11 di potere, Erdogan dirige la Turchia in una progressione di islamismo soft via via sempre più pregnante, e di potere personale ormai apertamente esibito e preteso. Percorso non sempre trasparente il suo. Erdogan resta molto popolare nonostante gli scandali da cui si è difeso chiamando in causa ‘traditori e terroristi’. Ora l’economia quasi cinese rallenta ma la Turchia resta mercato interessante. Qualche problema in più sul fronte politico dove l’intento di rendere islamica la società e di mettere all’angolo l’esercito, fu garante di laicità, sono obiettivi laceranti ma già raggiunti.

In realtà la Turchia di Erdogan si mostra oggi come una democrazia fragile di fronte all’urto di una svolta autoritaria negata a parole e sostanziata ormai nel corpo della società turca. Forse per eredità ottomana alla vigilia del centenario dalla sua scomparsa, forse per rimpianti di glorie tramandate dai Sultani e dall’ultimo Califfo vero (nulla a che fare con la bande armate di ISIS-ISIL), ma anche oggi ai turchi piace l’uomo forte al comando, il sultanato del terzo millennio. E chi vince alle elezioni non deve avere inciampi, vedi le minoranze di Gezi Park, o le decine di giornalisti ora in carcere.

Il laicismo di Ataturk sente tutti i suoi 100 anni
Ultima questione, l’inconsistenza dei suoi avversari. Il diplomatico Ekmeleddin Ihsanoglu è l’oscuro candidato per i due principali partiti di opposizione, il (Chp) Partito popolare repubblicano e il Movimento nazionalista (Mhp), tra nazionalismo di destra e laicismo di quasi sinistra. Terzo per far numero, Selahattin Demirtas, deputato e attivista per i diritti umani. Dei signor nessuno, secondo la stampa locale. E la partita successiva sarà sopratutto economica. La svolta di Erdogan attirerà o spaventerà gli investitori internazionali? O ancora crescita o il deficit delle partite correnti turche esploderà.

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