21/07/2014
Gaza - Domenica di sangue: oltre 110 morti. Più di 500 vittime palestinesi in 13 giorni, 20 quelle israeliane
Oltre 110 morti in un giorno,72 solo nel quartiere di Shajaiyeh – nella parte orientale di Gaza City, colpito ieri mattina da un intenso attacco aereo israeliano - migliaia di feriti, ospedali al collasso e tredici soldati israeliani uccisi: è il bilancio della domenica di sangue appena passata a Gaza, il giorno in assoluto più violento dall’inizio dell’offensiva israeliana. Ora, secondo le autorità sanitarie palestinesi, il numero delle vittime sarebbe salito a 500.
Circa 135 mila gazawi sono fuggiti dalle proprie case, un numero di sfollati che le organizzazioni umanitarie hanno definito più alto che durante l’operazione “Piombo Fuso” del 2008-2009. Oltre un terzo di loro si è rifugiato nelle strutture dell’Unrwa.
Questa notte invece i raid israeliani hanno colpito la zona meridionale della Striscia, centrando un palazzo vicino Khan Younis: secondo il ministero della salute palestinese, venti vittime sono state trovate finora sul posto, mentre due persone ferite sono state estratte dalle macerie: si continua a scavare per recuperare i corpi.
Aumentano le vittime anche sul lato israeliano: ieri sono morti 13 soldati, di cui due cittadini statunitensi, negli scontri con gli uomini di Hamas. Anche in questo caso si tratta di primato: sarebbe il numero più alto di soldati israeliani uccisi in un giorno solo da molto tempo. Con i cinque soldati e due civili uccisi sabato, il numero dei morti è salito così a 20.
Ieri in serata era circolata la notizia – diffusa dalla tv delle brigate al-Qassam e da al-Aqsa, emittente di Hamas – della cattura di un soldato israeliano nella Striscia. Hamas ne aveva anche diffuso il nome, Shaul Aron (nome che, come faceva notare ieri al-Jazeera, era molto simile a quello di uno dei soldati morti, Oron Shaul) e il numero di carta d’identità, ma questa mattina l’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite Ron Prosor ha smentito l’intera vicenda, bollandola come “falsa”.
Questa notte si è tenuta una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla strage di Shajaiyeh, richiesta dalla Giordania su pressione di Abu Mazen, riunione che è terminata con la dichiarazione di routine di “preoccupazione” per il numero di vittime e la richiesta di “cessare ogni ostilità”. Da Doha, dove ha incontrato il segretario generale dell’Onu, Abbas ha riaffermato “l’unità dei palestinesi contro i crimini israeliani”. “Abbiamo bisogno – ha detto il presidente dell’Anp – di un cessate il fuoco, dell’apertura dei confini e della liberazione dei nostri prigionieri liberati durante lo scambio con Shalit [e arrestati in seguito alla scomparsa dei tre coloni israeliani, ndr]“.
Ban Ki Moon ha invece esortato gentilmente Israele a “contenersi” e ha condannato “le atrocità” del conflitto, affermando che continuerà a lavorare per un cessate il fuoco immediato. E anche il presidente Usa Barack Obama, nella sua seconda telefonata in tre giorni con Benjamin Netanyahu, si è detto “preoccupato” per l’alto numero di vittime civili a Gaza “e per la perdita di soldati israeliani”: ma ha comunque ribadito il pieno sostegno a Israele nel suo “diritto a difendersi”.
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