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05/07/2014

Il fondo del barile 2. Il ministro Guidi, il petrolio, il profitto

Tempo addietro abbiamo commentato una notizia riportata da Contropiano relativa alla domanda presentata dall’ Enel per lo sfruttamento del petrolio greco ed alle mirabolanti dichiarazioni del ministro dell’Ambiente Maniatis: adesso, e con una sincronia davvero notevole, la Ministra dello Sviluppo Economico Federica Guidi (quella del “non bisogna criminalizzare il profitto”) ha rilasciato delle dichiarazioni che non hanno davvero nulla da invidiare a quelle del collega greco.

La dichiarazione della Ministra suona così:

«Riprendere le esplorazioni di idrocarburi è un passaggio a cui non possiamo rinunciare per arrivare ad una bolletta energetica più leggera e sostenibile» aggiungendo poi che «il nostro Paese vanta il rispetto dei più elevati standard internazionali sulla tutela ambientale.
Ma non possiamo neanche permettere che intransigenze ambientaliste o resistenze locali blocchino esigenze nazionali di questa portata». Già a questo punto ci sarebbero molte cose da dire sulla sostenibilità della nostra bolletta energetica, concetto che nella mente della Ministra deve avere un’interpretazione particolarissima: basti ricordare che nel nostro paese si discute da tempo la reintroduzione del carbone come possibile fonte di energia e che se questo non è avvenuto è stato anche grazie alle “resistenze locali” e alle “intransigenze ecologiste”.

Un discorso equivalente sarebbe doveroso anche per il rispetto degli standard di tutela ambientale,ampiamente disattesi in Italia: a questo proposito sarebbe auspicabile un cambio di domicilio della Ministra dalla sua residenza romana al quartiere Tamburi, a Porto Marghera, a Terzigno o anche in quella parte della Valpadana che ha il discutibile record europeo di inquinamento atmosferico (si veda a questo proposito il report 2012 di Legambiente intitolato significativamente Mal’aria di città).

Molto probabilmente la Ministra deve aver dato ascolto alle risultanze di uno studio pubblicato di recente, il quale afferma che non esisterebbe «alcuna comprovata correlazione negativa tra attività mineraria e i settori dell’agricoltura, della pesca e del turismo. Nonostante una diffidenza generalizzata verso il settore dell’oil&gas, queste attività possono coesistere con successo in uno stesso territorio«.

In effetti, a pensarci bene chissà come mai c’è questa generalizzata diffidenza verso il settore oil&gas, che potrebbe benissimo interagire con la pesca e con il turismo (chi avesse dei dubbi può andare a chiedere ai pescatori ed agli albergatori del Golfo del Messico quali siano state le conseguenze del disastro generato dalla piattaforma Deepwater Horizon).

Ma poi si scopre chi è stato a commissionare lo studio che deve aver fatto capire tutto alla Ministra: Assomineraria, un pezzo di Confindustria, a sua volta noto gruppo di fanatici dell’ecologia.

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