03/07/2014
In Medio Oriente la geografia da reinventare
La geografia labile di quell’area tormentata del mondo. Stati inventati dal colonialismo che ora muoiono, Stati ripescati dalla storia antica, Stati già esistenti di fatto che rivendicano il ruolo. Stati che nascono e Stati che muoiono e - accade in Iraq - rotto uno Stato se ne inventa un altro.
Gli insorti sunniti alle porte di Baghdad dopo aver nominato il Califfo dei territori conquistati tra Siria e Iraq. Ma la guerra per lo Stato Islamico è giunta a una seconda fase, dove delle nuove entità statuali sembrano destinate a imporre inedite soluzioni alla guerra in corso nei luoghi sacri della Siria e dell’Iraq. Questo non potrà non trascinarsi dietro l’inevitabile valutazione di Stati Uniti e Russia, gli Usa soprattutto, che ancora non hanno preso una posizione netta nei giochi politici e non hanno preso posizione in prima persona. Ma a breve dovranno esprimersi o con la forza o con la diplomazia.
Nel frattempo è stata Israele a dare il colpo finale nella guerra ormai non contenibile tra sciiti e sunniti: l’esplicito sostegno alla creazione del Kurdistan come Stato autonomo e indipendente lasciando anche concretamente la popolazione araba dell’ex impero di Saddam a scannarci in casa. Lo ha fatto il primo ministro israeliano Netanyahu prima del ritrovamento dei corpi dei tre studenti ebrei assassinati. Riconoscimento sospettabile della “giusta aspirazione curda per l’indipendenza per un popolo che ha dimostrato impegno e moderazione”. I curdi come ‘moderati’, gli arabi invece no.
Netanyahu gioca la mossa del divide et impera, consapevole che la frammentazione irachena e forse siriana è l’unico bene che può nascere dall’azzardo di quella guerra non lontano dai confini contesi di Israele. Dichiarazioni forti e importanti che destabilizzano non poco il panorama politico attuale, imponendo nuovi e difficili contrappesi politici e diplomatici di un’area vastissima. I curdi sono circa quaranta milioni sparsi tra il nord dell’Iraq, la Siria orientale, il sud-est della Turchia e l’Iran occidentale. A loro è stato sino a ieri ferocemente negata l’indipendenza da ciascuno di questi quattro Paesi.
Non è quindi un caso che i Peshmerga, i soldati curdi, abbiano occupato città come Kirkuk e la regione a nord-est dell’Iraq non appena gli jihadisti hanno iniziato la marcia verso Baghdad. Resta da vedere come reagiranno l’Iran e soprattutto la Turchia alla mossa di Tel Aviv e cosa avranno da dire gli sciiti dentro e ai confini dell’Iraq, in attesa di vedere schierati Stati Uniti e Russia. Mosca manda caccia Sukoi a Baghdad, mentre Washington tentenna e non esprime una posizione ufficiale sul conflitto. Gerusalemme invece, alle soglie di una nuova Intifada, fa il suo gioco di potenza di area.
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