L’Iran ha diluito tutto l’uranio altamente arricchito in suo
possesso: lo ha dichiarato ieri l’Agenzia internazionale per l’Energia
atomica (Aiea) incaricata delle ispezioni nei siti nucleari della
Repubblica islamica. La notizia è giunta ieri, il giorno dopo la firma
dell’accordo tra Teheran e le potenze del 5+1 (Usa, Russia, Cina,
Francia, Gran Bretagna + Germania) per un prolungamento dei negoziati
fino al prossimo 24 novembre.
Secondo il rapporto dell’Aiea diffuso ieri dall’Afp, l’Iran
aveva più di 200 chilogrammi di uranio arricchito al 20 per cento –
vicino, quindi, al livello necessario per costruire un ordigno nucleare –
quando ha sottoscritto l’accordo provvisorio di avvio ai negoziati con
le potenze del 5+1 lo scorso novembre. A maggio, nel suo rapporto
mensile l’Aiea rendeva noto che l’Iran possedeva ancora 40 chili di
uranio altamente arricchito. Oggi tutto lo stock è stato convertito o
diluito.
I negoziati sul nucleare dovevano terminare il 20 luglio con un
accordo definitivo sul programma nucleare iraniano ma, come riferisce la
Casa Bianca in un comunicato stampa, nonostante i progressi
significativi rimangono “alcune reali lacune”: si tratta
dell’arricchimento dell’uranio, che Washington e Tel Aviv vorrebbero
azzerare del tutto, mentre la Repubblica islamica rifiuta di chiudere un
programma che definisce “a scopo puramente energetico”. ”Questa
estensione – si legge ancora nel comunicato stampa diffuso dalla Casa
Bianca – ci permetterà di continuare i negoziati, garantendo al contempo
che l’avanzamento del programma nucleare iraniano rimanga interrotto
durante i negoziati”.
Quanto al decongelamento dell’embargo economico nei confronti dell’Iran durante il prolungamento dei negoziati, il
segretario di Stato americano John Kerry ha detto che le sanzioni sui
proventi del petrolio e altre fonti di reddito sarebbero ancora in atto,
anche se l’Iran otterrebbe 2,8 miliardi dollari in beni che erano stati
congelati negli Stati Uniti. ”Sia chiaro – ha detto Kerry in
un comunicato – l’Iran non avrà più soldi durante questi quattro mesi di
quelli che ha avuto nel corso degli ultimi sei mesi, e la stragrande
maggioranza delle sue entrate petrolifere congelate resterà
inaccessibile”.
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