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18/07/2014

Turchia - Assalto alle sedi diplomatiche israeliane

Proteste nel quartiere Levent fuori il consolato israeliano
Stanotte centinaia di turchi hanno attaccato con pietre le sedi diplomatiche israeliane ad Istanbul e ad Ankara protestando contro l’invasione di terra israeliana a Gaza annunciata ieri sera.

All’1:30 un nutrito gruppo di persone si è radunato di fronte al consolato israeliano ad Istanbul. I dimostranti, sventolando bandiere turche e palestinesi, hanno gridato: “viva la resistenza da Istanbul a Gaza”, “Israele assassina, fuori dalla Palestina” e “colpisci, colpisci Hamas, attacca Israele”. Un piccolo gruppo è riuscito a scavalcare il muro del consolato intorno le 2.30 e ha distrutto le finestre dell’edificio con bastoni e pietre. La polizia è intervenuta energicamente quando i manifestanti hanno provato ad entrare all’interno del palazzo. I manifestanti, dispersi dal gas lacrimogeno e dai TOMA (i cannoni ad acqua), hanno reagito lanciando pietre. Un secondo attacco al consolato è stato nuovamente impedito dalle forze dell’ordine.

Scenario simile ad Ankara dove le proteste hanno, però, avuto luogo fuori la residenza dell’Ambasciatore israeliano. Anche nella capitale i manifestanti hanno lanciato pietre e rotto i vetri dell’edificio. Una bandiera palestinese è stata appesa su uno dei muri del palazzo. La reazione rabbiosa di centinaia di turchi contro l’invasione di terra israeliana nella Striscia di Gaza ha incassato il sostegno di molti parlamentari, alcuni dei quali erano presenti durante la protesta improvvisata di Ankara. “Lo stato occupante d’Israele è responsabile del bagno di sangue palestinese compiuto negli ultimi 15 giorni. Siamo qui come la Grande Assemblea Nazionale di Turchia. Rimarremo così anche domani” ha arringato la folla Murat Yildrim dell’AKP (partito del Premier turco Erdogan). Un suo collega di partito, Ahmet Aydin, ha descritto le operazioni in corso a Gaza come “terrorismo di stato”.

Anche il principale gruppo d’opposizione, il Partito del Popolo Repubblicano (CHP), ha espresso solidarietà al popolo palestinese “oppresso”. Secondo uno dei suoi membri, Mahmut Tanal, Israele meriterebbe una lezione. Nelle altre città turche non si sono segnalate proteste degne di nota. Ad Adana alle 3 un gruppo di manifestanti ha intonato cori contro Israele fuori il consolato statunitense. A Smirne, invece, 25 persone hanno pregato per gli abitanti di Gaza.

“Noi condanniamo l’azione israeliana che ha fatto seguito ai disumani raid aerei” ha scritto stamattina sulla sua pagina di Facebook il Ministro degli Esteri, Ahmet Davutoglu. Davutoglu ha poi reso noto di aver chiesto al Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-Moon di convocare una riunione di emergenza al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per discutere dell’intervento militare israeliano. “Noi ci aspettiamo che ogni paese chieda di fermare l’azione illegale di Israele” ha aggiunto. La Turchia ha, inoltre, chiesto che si riuniscano anche l’Organizzazione della Conferenza Islamica (OIC) e la Commissione dei Diritti Umani per discutere dello stesso tema.
 
La posizione di ferma condanna del Ministro è ampiamente condivisa all’interno del mondo politico turco. Il Presidente del Parlamento turco, Cemil Cicek, ha affermato che “è arrivato il momento in cui ciascuno dica di fermare questa ingiustizia. Un cessate il fuoco dovrebbe entrare in vigore immediatamente”. Anche il vice Primo Ministro, Emrullah Isler, ha detto che lo stato ebraico “sta giocando con il fuoco”. “Noi assistiamo al collasso della comunità internazionale” ha aggiunto Isler facendo esplicito riferimento alle organizzazioni internazionali che sono rimaste in silenzio dall’inizio dell’Operazione “Bordo Protettivo”

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